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pittura longobarda
La pittura longobarda è costituita dall'insieme delle opere pittoriche realizzate in Italia durante il regno dei Longobardi (568-774), con residuale permanenza nell'Italia meridionale fino al X-XI secolo(Langobardia Minor), indipendentemente dall'origine etnica (tra l'altro, spesso impossibile da definire) dei vari artefici.
Alcuni affreschi longobardi conservati sono stati recentemente raccolti in un itinerario unitario. L'insieme fa parte del sito seriale "Italia Langobardorum. Centri di potere e di culto (568-774 d.C.)", comprendente sette luoghi densi di testimonianze architettoniche, pittoriche e scultoree dell'arte longobarda, la cui candidatura alla Lista dei patrimoni dell'umanità dell'Unesco è stata accettata nel marzo 2008[1].
Opere Tra i rari esempi di arte di epoca longobarda sopravvissuti ai secoli, spiccano gli affreschi della chiesa di Santa Maria foris portas a Castelseprio, in provincia di Varese. Anche se è improbabile l'origine etnica longobarda dell'autore, la sua opera, compiuta nell'VIII o nel IX secolo, resta un'alta e originale espressione dell'arte sviluppata nel regno longobardo. Gli affreschi, rinvenuti casualmente nel 1944, rappresentano scene dell'infanzia di Cristo ispirate, sembra, soprattutto ai Vangeli apocrifi. Sorprendente è la tecnica compositiva, che lascia emergere una sorta di schema prospettico di diretta ascendenza classica, oltre a un chiaro realismo nella rappresentazione di ambienti, figure umane e animali. Il ciclo di affreschi testimonia così la permanenza, in tarda età longobarda, di elementi artistici classici sopravvissuti all'innesto della concezione germanica dell'arte, priva di attenzione ai risvolti prosepttici e naturalistici e più concentrata sul significato simbolico delle rappresentazioni[2]. Anche dal punto di vista dei contenuti simbolici il ciclo esprime una visione della religione perfettamente congruente con l'ultima fase del regno longobardo; eliminata - almeno nominalmente - la concezione di Cristo ariana, quella messa in luce dagli affreschi di Castelseprio è specificamente cattolica, poiché insiste nel ribadire la consustanzialità delle due nature - umana e divina - del Figlio di Dio.
Battesimo di Cristo, affresco del ciclo della Grotta di San Michele, IX secolo. Olevano sul Tusciano.Diversi esempi di pittura di epoca longobarda si sono conservati anche in Langobardia Minor. Una testimonianza è costituita dal ciclo pittorico nella cripta del monastero di San Vincenzo al Volturno (fondato alla fine dell'VIII secolo), risalente al tempo dell abate Epifanio (797-817). Altri esempi di pittura nell'area beneventana si trovano nella chiesa di san Biagio a Castellammare di Stabia, nella chiesa dei Santi Rufo e Carponio aCapua, nella Grotta di San Michele a Olevano sul Tusciano, nella chiesa di Santa Sofia a Benevento[3] e nella cripta del Peccato Originale aMatera[4][5].
Note
Alcuni affreschi longobardi conservati sono stati recentemente raccolti in un itinerario unitario. L'insieme fa parte del sito seriale "Italia Langobardorum. Centri di potere e di culto (568-774 d.C.)", comprendente sette luoghi densi di testimonianze architettoniche, pittoriche e scultoree dell'arte longobarda, la cui candidatura alla Lista dei patrimoni dell'umanità dell'Unesco è stata accettata nel marzo 2008[1].
Opere Tra i rari esempi di arte di epoca longobarda sopravvissuti ai secoli, spiccano gli affreschi della chiesa di Santa Maria foris portas a Castelseprio, in provincia di Varese. Anche se è improbabile l'origine etnica longobarda dell'autore, la sua opera, compiuta nell'VIII o nel IX secolo, resta un'alta e originale espressione dell'arte sviluppata nel regno longobardo. Gli affreschi, rinvenuti casualmente nel 1944, rappresentano scene dell'infanzia di Cristo ispirate, sembra, soprattutto ai Vangeli apocrifi. Sorprendente è la tecnica compositiva, che lascia emergere una sorta di schema prospettico di diretta ascendenza classica, oltre a un chiaro realismo nella rappresentazione di ambienti, figure umane e animali. Il ciclo di affreschi testimonia così la permanenza, in tarda età longobarda, di elementi artistici classici sopravvissuti all'innesto della concezione germanica dell'arte, priva di attenzione ai risvolti prosepttici e naturalistici e più concentrata sul significato simbolico delle rappresentazioni[2]. Anche dal punto di vista dei contenuti simbolici il ciclo esprime una visione della religione perfettamente congruente con l'ultima fase del regno longobardo; eliminata - almeno nominalmente - la concezione di Cristo ariana, quella messa in luce dagli affreschi di Castelseprio è specificamente cattolica, poiché insiste nel ribadire la consustanzialità delle due nature - umana e divina - del Figlio di Dio.
Battesimo di Cristo, affresco del ciclo della Grotta di San Michele, IX secolo. Olevano sul Tusciano.Diversi esempi di pittura di epoca longobarda si sono conservati anche in Langobardia Minor. Una testimonianza è costituita dal ciclo pittorico nella cripta del monastero di San Vincenzo al Volturno (fondato alla fine dell'VIII secolo), risalente al tempo dell abate Epifanio (797-817). Altri esempi di pittura nell'area beneventana si trovano nella chiesa di san Biagio a Castellammare di Stabia, nella chiesa dei Santi Rufo e Carponio aCapua, nella Grotta di San Michele a Olevano sul Tusciano, nella chiesa di Santa Sofia a Benevento[3] e nella cripta del Peccato Originale aMatera[4][5].
Note
- ^ I luoghi del sito sono sette:
- a Cividale del Friuli (Udine), l'area della Gastaldaga con ilTempietto Longobardo e il Complesso episcopale, che include i resti del Palazzo patriarcale sottostanti al Museo archeologico nazionale;
- a Brescia, il Monastero di Santa Giulia con la chiesa di San Salvatore;
- a Castelseprio (Varese), l’area del castrum con il monastero di Torba, la chiesa di Santa Maria foris portas con i suoi affreschi e i ruderi della basilica di San Giovanni Evangelista;
- a Spoleto (Perugia), la basilica di San Salvatore e, a Campello sul Clitunno (Perugia), il Tempietto del Clitunno;
- a Benevento, il Complesso monumentale di Santa Sofia con lachiesa, il chiostro e parte dell’abbazia che oggi ospita il Museo del Sannio;
- a Monte Sant'Angelo (Foggia), il santuario di San Michele Arcangelo