- HOME
- recensioni e critiche
- Blog sulla mia Arte "Visionaria"
- Blog sulla mia Arte " Astratta Informale"
- PICO il mio Paese ,le mie origini ,la mia terra che amo
-
Landolfi
- LE MIE OPERE
- le mie poesie
- eventi
- mostre
- Grandi Pittori
- SCUOLE
- SINTESI STORIA DELLA PITTURA
- Notizie sulla pittura
- Questa nostra societa'
- commenta
le notizie sui pittori sono state prese da Wikipedia ed i video da Youtube
I pittori espressionisti
Con il termine espressionismo si usa definire la propensione di un artista a privilegiare, esasperandolo, il lato emotivo della realtà rispetto a quello percepibile oggettivamente. In senso generale, anche artisti come Matthias Grünewald ed El Greco possono essere considerati espressionisti, ma storicamente "espressionismo" è un movimento culturale europeo circoscrivibile a circa un ventennio che coincide con i primi anni del 1900, inquadrabile nelle cosiddette avanguardie artistiche e sviluppato soprattutto in Germania tra il 1905 e il 1925.
Caratteristiche del movimentoL'espressionismo proponeva una rivoluzione del linguaggio che contrapponeva all'oggettività dell'impressionismo la soggettività dell'espressionismo. L'impressionismo rappresentava una sorta di moto dall'esterno all'interno, cioè era la realtà oggettiva a imprimersi nella coscienza soggettiva dell'artista; l'espressionismo costituisce il moto inverso, dall'interno all'esterno: dall'anima dell'artista direttamente nella realtà, senza mediazioni.
Il senso dell'Espressionismo produce una ribellione dello spirito contro la materia e quindi gli occhi dell'anima sono la base di partenza della poetica espressionistica. L'occhio interno si sostituisce a quello esterno creando, in qualche modo, una sorta di confusione fra etica ed estetica. Il nuovo linguaggio riprende alcuni elementi romantici, come ad esempio l'identificazione romantica fra arte e vita. La natura dell'espressionismo è ricca di contenuti sociali e di drammatica testimonianza della realtà. Ma la realtà tedesca dei primi anni del secolo è la realtà amara della guerra, di contraddizioni politiche, di perdita di valori ideali, di aspre lotte di classe, e proprio questi furono i temi principali e dolorosi degli artisti espressionisti. Inoltre gli artisti espressionisti polemizzano contro la società borghese, contro l'alienazione del mondo del lavoro, contro la visione positivistica del mondo, dello scientismo e delle leggi di causalità.
L'intento del movimento espressionista era quello di ritrovare il dato comunicativo nell'arte, infatti questi artisti criticheranno le correnti passate: gli impressionisti, perché l'impressione su cui si basavano non creava comunicabilità con lo spettatore; i simbolisti, poiché la loro arte piena di simbologie e riferimenti culturali intensi e profondi non offriva una facile lettura allo spettatore, tanto che venne definita "arte per pochi"; i neoimpressionisti, per il loro approccio troppo scientifico nei confronti dell'arte; il modernismo o Liberty (che si muoverà di pari passo), considerato come puro movimento di gusto e moda dell'epoca.
Ma la molteplicità del movimento si evidenzia nella frattura fra la componente cosmica, degli eternisti a caccia di una fede nuova, quella politico-sociale degli attivisti e quella astratto-geometrica tendente a ricostruire nuove forme naturali.
Arti figurativeLa "Fugue", di Kandinsky (1914), considerato uno degli espressionisti di tendenza astratta.Se le basi dell'espressionismo nelle arti figurative sono rintracciabili nell'estetica romantica, che ha assegnato all'opera d'arte non più il compito di riprodurre, più o meno fedelmente, la realtà, bensì il ruolo intermedio tra l'artista ed il mondo, tra il sentimento e le idee che l'opera manifesta e l'ambiente che rappresenta, le prime avvisaglie dell'espressionismo sono evidenti nel Simbolismo; basti pensare al principio delle linee curve e del colore resi in funzione dello stato d'animo, proposto da Gauguin e ripreso da Van Gogh che fu anche il primo, assieme ad Hervé, a meritarsi la definizione di artista espressionista, attribuitagli da Wilhelm Worringer. Tra gli altri precursori non si possono dimenticare il tedesco Max Pechstein con le sue opere esposte alla Seconda Secessione di Berlino ed il norvegese Munch con alcune sue deviazioni dal Simbolismo francese verso un'intensità espressiva tipicamente nordica. Uno degli ultimi precursori fu il belga James Ensor, con la sua grottesca ripresa di elementi fiamminghi.
Programma de Il Ponte, 1906,xilografia di Ernst Ludwig KirchnerL'Espressionismo si manifestò principalmente in due aree diverse: in Francia nelle opere dei Fauves e in Germania nei Die Brucke. Gli artisti erano accomunati dalla volontà di esprimere tensioni, stati d'animo e sentimenti attraverso la violenza del colore, la sintesi della forma, l'incisività del segno. I soggetti preferiti furono i nudi, i paesaggi , le scene di vita quotidiana e le città. Essi ne recuperarono altre da tempo in disuso, come la xilografia( l'incisione sul legno). I pittori detti Fauves presentarono i propri lavori al Salon d'Automne di Parigi nel 1905. Fu un critico del tempo ad affibbiare loro questa definizione, considerando le loro tele opere di "selvaggi" per l'uso aggressivo del colore. Gli artisti FauveS: Henri Matisse e Andrè Derain dalla volontà di superare la pittura dell'Impressionismo per ritrovare una figurazione capace di manifestare la soggettività dell'artista. Tra i più importanti espressionisti tedeschi ricordiamo: Emile Nolde, Ernest Ludwig Kirchner, Erich Heckel e Karl Schmidt- Rottluff, che vollero rappresentare la sofferenza della condizione umana ed esaltare la spontaneità dell'ispirazione attraverso una violenta deformazione dei corpi, l'esasperazione dei colori e un linguaggio incisivo, immediato, a volte eccessivo.
Il linguaggio degli espressionisti tedeschi si fonda sull'uso di colori violenti e innaturali e sull'uso di linee dure e spezzate. Essi non applicano le leggi della prospettiva e non cercano di dare l'illusione del volume e della profondità; colori e linee sono sufficienti a comunicare con impetuosa violenza la visione drammatica e pessimistica che questi artisti hanno del mondo e della società in cui vivono.
Nell'ambito della pittura vi sono stati diversi gruppi espressionisti, tra cui Die Brücke diffuso nel nord della Germania, con base a Dresda. Le premesse ideologiche del movimento furono chiarite da Ernst Ludwig Kirchner nel manifesto "Il Ponte" (Die Brücke) che poi diventerà movimento nel 1905 a Dresda per poi giungere a Berlino. L'intenso naturalismo primordiale sospinto da pittori quali Emil Nolde, lascerà il posto ad una tensione sempre più ossessiva e psicologica, che si rifletterà su descrizioni di squallidi e grotteschi ambienti mondani e dopo l'esperienza della prima guerra mondiale sfocierà in una satira sociale.
Organo dell'espressionismo tedesco fu la rivista "Der Sturm", fondata e diretta da Herwarth Walden e pubblicata dal 1910 al 1932.
Ecce homo (1925), di Lovis Corinth,Pinacoteca di Basilea.Nei decenni successivi questo movimento ha parzialmente influenzato molti altri artisti, tra i quali i cosiddetti espressionisti astratti del Cavaliere azzurro (Der Blaue Reiter), gruppo fondato a Monaco da Kandinskij e Franz Marc nel 1911. Questa esperienza, seppur ancora inquadrabile all'interno del movimento espressionista, spesso si risolve in una forma romantica di orfismo, in un tentativo di unione dello spirito del pittore con l'anima pulsante dell'universo.[1]
Tirolo (1914), di Franz Marc,Staatsgalerie Moderner Kunst,Monaco.Il Cavaliere azzurro fu quindi un fenomeno di vasta portata, nel quale il linguaggio del colore si fece sempre più libero e intenso. Sotto l'impulso di Kandinskij, i suoi protagonisti si volsero verso nuovi modi espressivi, verso la creazione di spazi immaginari, verso l'astrazione lirica e fantastica della realtà.
Tra i maggiori esponenti dall'inizio del XX secolo:
Il movimento espressionista si muoverà in Francia con il gruppo dei Fauves e in Germania con il gruppo dei Die Brücke, attivo però soprattutto nel campo architettonico. Questo movimento avrà vita breve ed è difficilmente circoscrivibile in un lasso storico ben definito.
Anche in Italia non mancarono artisti che operarono nell'ambito dell'espressionismo e in opposizione alla cultura ufficiale dilagante. Già nel 1926, a Torino, si riunì il Gruppo dei sei. Fra i protagonisti i pittori Francesco Menzio, Enrico Paolucci, Carlo Levi e, più isolato, Piero Martina. L'esperienza si delineò maggiormente qualche anno più tardi con il gruppo di Corrente, riunitosi a Milano intorno alla rivista omonima e fondata da Ernesto Treccani nel 1938. La loro arte, trovò il sostegno delle gallerie La Bottega di Corrente, poi La Spiga, e Il Milione di Milano.
Pittori come Treccani, Renato Birolli, Renato Guttuso, Bruno Cassinari, Ennio Morlotti, Giuseppe Migneco, Aligi Sassu, Giuseppe Santomaso, Fiorenzo Tomea, Italo Valenti ed Emilio Vedova, e scultori quali Giacomo Manzù e Luigi Broggini concentrava la propria ricerca su soggetti eticamente impegnati; rappresentati attraverso un realismo sofferto e deformato dal linguaggio espressionista. L'esperienza ebbe seguito anche con la Scuola Romana di Via Cavoura Roma. Prendendo il nome proprio dalla via in cui vi era lo studio dei pittori Mario Mafai, Antonietta Raphael e Scipione.
Presto si avvicinarono alla nuova tendenza pittori come Renato Guttuso, Mirko Basaldella, Corrado Cagli, Roberto Melli, Gabriele Mucchi e altri indipendenti da formalismi accademici come Paolo Salvati.
L'espressionismo riaffora nel corso del XX secolo in varie nazioni ed in vari gruppi con un'interpretazione che si avvicina più al figurativismo a volte e altre volte all'astrattismo. Negli USA, l'artista italiano Emilio Giuseppe Dossena ne fu efficace rappresentante negli anni settanta.L'Espressionismo astratto fu un movimento artistico statunitense successivo alla seconda guerra mondiale. Fu il primo fenomeno artistico tipicamente americano ad influenzare il resto del mondo e contribuì a spostare radicalmente la capitale artistica da Parigi a New York, e più in generale dall'Europa agli Stati Uniti d'America.
Il New Deal americano, che coincise con la diffusione delle dittature europee (il fascismo in Italia, il nazismo in Germania e il franchismo in Spagna), aveva favorito l'immigrazione degli artisti in fuga dall'Europa che portarono negli Stati Uniti cellule di ogni tendenza: Il Cubismo muralista con Léger, il Dadaismo con Duchamp, Mondrian e Hans Hofmann, l'Astrattismo con Albers, il Realismo conGrosz, il Razionalismo architettonico con Ludwig Mies Van der Rohe e soprattutto il Surrealismo, che viene spesso considerato il più importante predecessore dell'espressionismo astratto, grazie all'enfasi posta sulla creazione spontanea, automatica o subcosciente. Il dripping (in inglese: sgocciolatura) di Jackson Pollock su una tela di canapa stesa sul pavimento è infatti una tecnica che ha le sue radici proprio nel lavoro di Max Ernst.
Il termine "Espressionismo astratto" si deve ad Alfred H. Barr Jr. che lo coniò nel 1929 a commento di un quadro di Vasily Kandinsky. Successivamente fu ripreso per essere applicato all'arte americana degli anni '40 dal critico Robert Coates nel 1946.
Il movimento prende il suo nome dalla combinazione dell'intensità emotiva e autoespressiva degli espressionisti tedeschi con l'estetica anti-figurativa delle scuole di astrazione europee come ilFuturismo, il Bauhaus e il Cubismo sintetico. In aggiunta, il movimento possiede un'immagine di ribellione, anarchica, altamente idiosincratica e, secondo il pensiero di alcuni, piuttosto nichilista.
In pratica, il termine viene applicato a tutti quegli artisti operanti a New York nell'immediato dopoguerra con differenti stili, e perfino il cui lavoro non è né particolarmente astratto né espressionista. L'action painting energica di Pollock, è tecnicamente ed esteticamente molto differente dalla violenta e grottesca serie di donne di Willem de Kooning (che non è particolarmente astratta) e dai luccicanti blocchi di colore delle opere di Mark Rothko (che non sembrano particolarmente espressioniste) e le vedute malinconiche di Venezia di William Congdon, tuttavia tutti e quattro vengono considerati espressionisti astratti.
L'espressionismo astratto ha delle caratteristiche comuni, ad esempio la predilezione per le ampie tele in canapa, l'enfasi per superfici particolarmente piatte, ed un approccio a tutto campo, nel quale ogni area della tela viene curata allo stesso modo (per esempio, al contrario, alcuni stili prediligono concentrare la raffigurazione nell'area centrale rispetto ai bordi).
Come prima originale scuola di pittura in America, l'espressionismo astratto dimostrò la vitalità e la creatività del paese negli anni del dopoguerra, tanto quanto il suo bisogno (o abilità) di sviluppare un senso estetico che non fosse ristretto negli standard europei di bellezza.
Il movimento attrasse l'attenzione, nei primi anni cinquanta, della CIA. Vi videro un mezzo ottimale per la promozione dell'ideale statunitense di libertà di pensiero e di libero mercato, uno strumento perfetto per competere sia con gli stili del socialismo realista prevalente nelle nazioni comuniste, sia con il mercato dell'arte europea, allora dominante. I libri di Frances Stonor Saunders (La Guerra Fredda Culturale - The CIA and the World of Arts and Letters) spiega nel dettaglio come la CIA organizzò e finanziò la promozione degli artisti americani aderenti all'espressionismo astratto, tramite ilCongresso per la libertà culturale dal 1950 al 1967.
Gli articoli su due figure portanti delle espressionismo astratto come Jackson Pollock e Philip Guston, scritti dall'artista statunitense Dorothy Koppelman, relazionano la loro arte alla loro vita seguendo un'ottica di Realismo Estetico.[1]
L'artista Canadese Jean-Paul Riopelle (1923-2002) aiutò ad introdurre l'impressionismo astratto a Parigi negli anni cinquanta.
Dal 1960, la corrente perse d'impatto e non fu più a lungo tanto influente. Alcuni movimenti, come la pop art e il minimalismo, furono una controrisposta e una ribellione verso quello che l'espressionismo astratto aveva generato. Ad ogni modo, molti pittori, come Fuller Potter, che aveva creato opere espressioniste astratte, continuarono a lavorare su questa linea per molti anni ancora, a volte estendendo ed espandendo le implicazioni estetiche e filosofiche di questa ricerca artistica.
nella sottosezione ci sono le biografie e
video di artisti Espressionisti ,in ordine Kirchner ,Munch,Grosz,Nolde,Rotluff,Schiele,Kokoschka,Marc
,Macke ,Ensor,Heckel,Kandisky,Kubin piu' due grandi dell'Action Painting come Pollock e
De Koonig e due grandi Italiani come Guttuso e Vedova.
Paragraph. Fai clic qui per effettuare modifiche.
Ernst Ludwig Kirchner (aschaffenburg 6 maggio 1880- Davos 15 giugno 1938)è stato un pittore, scultore e incisore tedesco In gioventù mostrò particolare interesse per l’arte primitiva e africana, la pittura tedesca del Cinquecento, le stampe giapponesi, la scultura nera e polinesiana, e per autori contemporanei come Paul Gauguin e Vincent van Gogh, di cui lo colpirono l’immediatezza espressiva e l’uso simbolico e psicologico dei colori.
Gli studi di architettura e l'EspressionismoDal 1901 al 1905 studiò architettura a Dresda, dove divenne amico di altri tre studenti di architettura, Erich Heckel, Karl Schmidt-Rottluff e Fritz Bleyl, con i quali nel 1905 fondò il gruppo Die Brücke ("il ponte", in tedesco), uno dei primi nuclei dell’Espressionismo tedesco.
Scelsero questo nome perché intendevano gettare un ponte verso quegli elementi artistici allora in fermento che si contrapponevano all’arte dominante del tempo.
In questo periodo le opere di Kirchner, soprattutto paesaggi e ritratti, sono caratterizzate da semplificazioni formali, contorni marcati e colori accesi stesi in uno spazio non naturalistico: uno stile simile a quello dei Fauves, carico di vitalità istintiva. Solo dopo il 1911 si riscontrerà un irrigidirsi del contorno in acri deformazioni e verranno trattati temi sempre più di attualità.
Cubismo ed Art nouveauKirchner visse a Dresda fino al 1911, poi si trasferì a Berlino, dove entrò in contatto con i pittori del Blaue Reiter. Successivamente si spostò a Monaco.
Sarà questo il periodo più caratteristico della sua produzione con scene di strada cabaret, ritratti dalla pennellata nervosa e sommaria e dalla caratterizzazione decisa e marcata; Il suo stile diviene sempre più drammatico, con deformazioni violente e ritmi convulsi. In quest’evoluzione è rintracciabile il contatto con nuovi movimenti artistici, tra cui il Cubismo e l’Art nouveau.
Oltre ai paesaggi e ai ritratti dipinge immagini urbane, con ampie stesure di colori vigorosi che assumono valore autonomo, al pari delle forme e dei volumi, e che ricordano Gauguin e i selvaggi colpi di pennello di Van Gogh.
In particolare, nelle immagini urbane le curve e le linee assumono forme irregolari, per sottolineare il contrasto tra la campagna e la grande città, la cui frenetica vitalità lo avvicinò ad interessi psicologici, a temi sessuali e alla polemica sociale.
La fine del movimento Die Brücke e la prima guerra mondialeNel 1913 il gruppo Die Brücke si sciolse a causa delle forti polemiche e rivalità sorte al suo interno.
Con lo scoppio della prima guerra mondiale Kirchner si arruolò, ma nel 1915 fu colpito da un fortissimo esaurimento nervoso, i cui postumi lo avrebbero perseguitato per il resto della vita.
Al termine della guerra si trasferì a Davos, in Svizzera, dove continuò a soffrire di depressione malgrado il crescente successo delle sue esposizioni personali.
In questi anni, a contatto con il solenne paesaggio alpino, il suo radicale espressionismo si ammorbidisce in uno stile che diventa sempre più astratto, non privo di allusioni simboliche.
Il periodo nazistaDopo la presa del potere dei nazisti in Germania, centinaia di sue opere furono sequestrate e rimosse dai musei; molte di queste furono dapprima mostrate nell’esposizione diffamatoria dell’Entartete Kunst ("arte degenerata", in tedesco) del 1937 e poi distrutte.
Questi avvenimenti, a cui si aggiunse anche un forte aggravarsi delle condizioni fisiche, provocarono in lui un forte shock.
Kirchner si suicidò il 15 giugno 1938 a Davos.
Gli studi di architettura e l'EspressionismoDal 1901 al 1905 studiò architettura a Dresda, dove divenne amico di altri tre studenti di architettura, Erich Heckel, Karl Schmidt-Rottluff e Fritz Bleyl, con i quali nel 1905 fondò il gruppo Die Brücke ("il ponte", in tedesco), uno dei primi nuclei dell’Espressionismo tedesco.
Scelsero questo nome perché intendevano gettare un ponte verso quegli elementi artistici allora in fermento che si contrapponevano all’arte dominante del tempo.
In questo periodo le opere di Kirchner, soprattutto paesaggi e ritratti, sono caratterizzate da semplificazioni formali, contorni marcati e colori accesi stesi in uno spazio non naturalistico: uno stile simile a quello dei Fauves, carico di vitalità istintiva. Solo dopo il 1911 si riscontrerà un irrigidirsi del contorno in acri deformazioni e verranno trattati temi sempre più di attualità.
Cubismo ed Art nouveauKirchner visse a Dresda fino al 1911, poi si trasferì a Berlino, dove entrò in contatto con i pittori del Blaue Reiter. Successivamente si spostò a Monaco.
Sarà questo il periodo più caratteristico della sua produzione con scene di strada cabaret, ritratti dalla pennellata nervosa e sommaria e dalla caratterizzazione decisa e marcata; Il suo stile diviene sempre più drammatico, con deformazioni violente e ritmi convulsi. In quest’evoluzione è rintracciabile il contatto con nuovi movimenti artistici, tra cui il Cubismo e l’Art nouveau.
Oltre ai paesaggi e ai ritratti dipinge immagini urbane, con ampie stesure di colori vigorosi che assumono valore autonomo, al pari delle forme e dei volumi, e che ricordano Gauguin e i selvaggi colpi di pennello di Van Gogh.
In particolare, nelle immagini urbane le curve e le linee assumono forme irregolari, per sottolineare il contrasto tra la campagna e la grande città, la cui frenetica vitalità lo avvicinò ad interessi psicologici, a temi sessuali e alla polemica sociale.
La fine del movimento Die Brücke e la prima guerra mondialeNel 1913 il gruppo Die Brücke si sciolse a causa delle forti polemiche e rivalità sorte al suo interno.
Con lo scoppio della prima guerra mondiale Kirchner si arruolò, ma nel 1915 fu colpito da un fortissimo esaurimento nervoso, i cui postumi lo avrebbero perseguitato per il resto della vita.
Al termine della guerra si trasferì a Davos, in Svizzera, dove continuò a soffrire di depressione malgrado il crescente successo delle sue esposizioni personali.
In questi anni, a contatto con il solenne paesaggio alpino, il suo radicale espressionismo si ammorbidisce in uno stile che diventa sempre più astratto, non privo di allusioni simboliche.
Il periodo nazistaDopo la presa del potere dei nazisti in Germania, centinaia di sue opere furono sequestrate e rimosse dai musei; molte di queste furono dapprima mostrate nell’esposizione diffamatoria dell’Entartete Kunst ("arte degenerata", in tedesco) del 1937 e poi distrutte.
Questi avvenimenti, a cui si aggiunse anche un forte aggravarsi delle condizioni fisiche, provocarono in lui un forte shock.
Kirchner si suicidò il 15 giugno 1938 a Davos.
Edvard Munch (Løten, 12 dicembre 1863 – Ekely, 23 gennaio 1944) è stato un pittore norvegese. È stato simbolista, incisore e un importante precursore dell'arte espressionista.
L'urlo (1893) è probabilmente la sua opera più conosciuta. È parte di una serie di opere denominate "Il Fregio della Vita", in cui Munch ha esplorato i temi della vita, amore, paura, morte, malinconia, e ansia. Munch ne ha dipinte molte versioni, tra cui una esposta alla Galleria Nazionale di Oslo ed una al Museo Munchdella stessa città. Ambedue le opere, insieme all'opera denominata Madonna, furono rubate poi ritrovate.
L'autore stesso sostiene di aver concepito l'opera mentre camminava al tramonto da un punto panoramico chiamato Ekeberg a Oslo, con due amici. Di colpo, fermandosi, immerso in quell'atmosfera rosso sangue, ebbe un attacco di panico.
Edvard Munch è il pittore dell'angoscia: gli unici temi che lo interessano sono la passione, la vita e la morte. L'ombra di questa lo accompagnerà lungo l'arco della sua intera esistenza: muore la madre, mentre è ancora bambino e, adolescente, assiste alla morte della giovane sorella, logorata dalla tubercolosi. Questi episodi acuiranno la sua sensibilità nervosa e ne influenzeranno già i primi quadri. Frequenta l'Accademia di belle arti di Oslo (l'allora Christiania), anche grazie a una borsa di studio vinta per le sue capacità tecniche tutt'altro che comuni. Frequenta l'ambiente bohemien di Oslo nel pieno del suo fermento culturale (non si dimentichi che lo stesso Henrik Ibsen ne fece parte). Finita l'Accademia, si reca a Parigi, dove già le sue idee innovative si fanno più vive e forti, fino a delinearsi in un quadro come Madonna (da intendersi come "donna") che, se alla sua prima mostra parigina, scandalizza l'intera opinione pubblica da un lato, dall'altro attira comunque una piccola frangia di giovani artisti. L'uso dei colori, la potenza dei suoi rossi (non si dimentichi che spesso Munch usa per la campitura dei quadri un nero perlaceo), la lucidità violenta con cui tratta i suoi temi, lo porteranno ad essere il precursore, se non il primo degli espressionisti (escludendo chi lo era ante litteram, Vincent Van Gogh) La fama non gli concede la felicità; cerca di attutire la sensibilità con l'abuso di alcool; il periodo è travagliato e si ricovera in una casa di cura per malattie nervose. Famosa è una sua foto in cui, seduto in un giardino, sferruzza con della lana (una cura distensiva per chi soffriva di malattie nervose). Nel 1892 Munch espone a Berlino una cinquantina di suoi dipinti e il giudizio della critica è così drastico che dopo una sola settimana la mostra viene sospesa.
Nel 1914 i tempi sono ormai maturi affinché la sua arte, anche se mai del tutto compresa, venga accettata anche dalla critica. Membro dell' Accademia tedesca delle arti e socio onorario dell'Accademia bavarese di arti figurative di Monaco di Baviera, nel 1937 Munch conosce le prime persecuzioni naziste. Il regime hitleriano definisce degenerate ben 82 opere dell'artista esposte nei vari musei pubblici della Germania e ne dispone la vendita. Nel 1940, quando i Tedeschi invadono la Norvegia, l'artista rifiuta qualsiasi contatto con gli invasori. Quando morì, nel 1944, lasciò tutti i suoi beni e le sue opere al municipio della capitale: oltre 1100 quadri molti dei quali quasi rovinati, perché Munch li lasciava volutamente all'aperto per un trattamento che egli chiamava "cura da cavalli". Oslo nel 1963, in occasione del centenario della nascita, gli dedica un apposito museo: il Museo Munch (Munch Museet) che si trova nel quartiere di Tøyen. Nel museo si trova anche la serie Il fregio della vitache Munch realizzò intorno alla fine del XIX secolo, tele enormi dove l'artista cerca di comunicare la sua visione finale della vita, intesa come il rigenerarsi di amore e morte. Altri suoi dipinti si trovano nella Galleria Nazionale della capitale norvegese; da ricordare Il sole una enorme tela che accoglie gli studenti dell'Università di Oslo.
L'interno della casa di Munch ad Åsgårdstrand I colori dell'angoscia Le angosce e i disagi esistenziali dell'artista, provato fin da piccolo da numerosi lutti familiari, vengono espressi mediante l'uso di colori violenti e irreali, linee sinuose e continue, immagini deformate, consumate dal tormento interiore. L'artista ha una visione della realtà profondamente permeata dal senso incombente e angoscioso della morte. In quest'ottica anche l'amore è visto come l'affiorare di un'animalità primitiva e insopprimibile e la voglia di annullarsi uno nell'altro viene ancora una volta letta come espressione di morte. L'utilizzo del rosso, soprattutto, è dovuto alla lunga permanenza dell'artista al capezzale della sorella, malata di tubercolosi. Un trauma che influenzerà molto spesso le scelte tonali dei suoi dipinti.
L'urlo (1893) è probabilmente la sua opera più conosciuta. È parte di una serie di opere denominate "Il Fregio della Vita", in cui Munch ha esplorato i temi della vita, amore, paura, morte, malinconia, e ansia. Munch ne ha dipinte molte versioni, tra cui una esposta alla Galleria Nazionale di Oslo ed una al Museo Munchdella stessa città. Ambedue le opere, insieme all'opera denominata Madonna, furono rubate poi ritrovate.
L'autore stesso sostiene di aver concepito l'opera mentre camminava al tramonto da un punto panoramico chiamato Ekeberg a Oslo, con due amici. Di colpo, fermandosi, immerso in quell'atmosfera rosso sangue, ebbe un attacco di panico.
Edvard Munch è il pittore dell'angoscia: gli unici temi che lo interessano sono la passione, la vita e la morte. L'ombra di questa lo accompagnerà lungo l'arco della sua intera esistenza: muore la madre, mentre è ancora bambino e, adolescente, assiste alla morte della giovane sorella, logorata dalla tubercolosi. Questi episodi acuiranno la sua sensibilità nervosa e ne influenzeranno già i primi quadri. Frequenta l'Accademia di belle arti di Oslo (l'allora Christiania), anche grazie a una borsa di studio vinta per le sue capacità tecniche tutt'altro che comuni. Frequenta l'ambiente bohemien di Oslo nel pieno del suo fermento culturale (non si dimentichi che lo stesso Henrik Ibsen ne fece parte). Finita l'Accademia, si reca a Parigi, dove già le sue idee innovative si fanno più vive e forti, fino a delinearsi in un quadro come Madonna (da intendersi come "donna") che, se alla sua prima mostra parigina, scandalizza l'intera opinione pubblica da un lato, dall'altro attira comunque una piccola frangia di giovani artisti. L'uso dei colori, la potenza dei suoi rossi (non si dimentichi che spesso Munch usa per la campitura dei quadri un nero perlaceo), la lucidità violenta con cui tratta i suoi temi, lo porteranno ad essere il precursore, se non il primo degli espressionisti (escludendo chi lo era ante litteram, Vincent Van Gogh) La fama non gli concede la felicità; cerca di attutire la sensibilità con l'abuso di alcool; il periodo è travagliato e si ricovera in una casa di cura per malattie nervose. Famosa è una sua foto in cui, seduto in un giardino, sferruzza con della lana (una cura distensiva per chi soffriva di malattie nervose). Nel 1892 Munch espone a Berlino una cinquantina di suoi dipinti e il giudizio della critica è così drastico che dopo una sola settimana la mostra viene sospesa.
Nel 1914 i tempi sono ormai maturi affinché la sua arte, anche se mai del tutto compresa, venga accettata anche dalla critica. Membro dell' Accademia tedesca delle arti e socio onorario dell'Accademia bavarese di arti figurative di Monaco di Baviera, nel 1937 Munch conosce le prime persecuzioni naziste. Il regime hitleriano definisce degenerate ben 82 opere dell'artista esposte nei vari musei pubblici della Germania e ne dispone la vendita. Nel 1940, quando i Tedeschi invadono la Norvegia, l'artista rifiuta qualsiasi contatto con gli invasori. Quando morì, nel 1944, lasciò tutti i suoi beni e le sue opere al municipio della capitale: oltre 1100 quadri molti dei quali quasi rovinati, perché Munch li lasciava volutamente all'aperto per un trattamento che egli chiamava "cura da cavalli". Oslo nel 1963, in occasione del centenario della nascita, gli dedica un apposito museo: il Museo Munch (Munch Museet) che si trova nel quartiere di Tøyen. Nel museo si trova anche la serie Il fregio della vitache Munch realizzò intorno alla fine del XIX secolo, tele enormi dove l'artista cerca di comunicare la sua visione finale della vita, intesa come il rigenerarsi di amore e morte. Altri suoi dipinti si trovano nella Galleria Nazionale della capitale norvegese; da ricordare Il sole una enorme tela che accoglie gli studenti dell'Università di Oslo.
L'interno della casa di Munch ad Åsgårdstrand I colori dell'angoscia Le angosce e i disagi esistenziali dell'artista, provato fin da piccolo da numerosi lutti familiari, vengono espressi mediante l'uso di colori violenti e irreali, linee sinuose e continue, immagini deformate, consumate dal tormento interiore. L'artista ha una visione della realtà profondamente permeata dal senso incombente e angoscioso della morte. In quest'ottica anche l'amore è visto come l'affiorare di un'animalità primitiva e insopprimibile e la voglia di annullarsi uno nell'altro viene ancora una volta letta come espressione di morte. L'utilizzo del rosso, soprattutto, è dovuto alla lunga permanenza dell'artista al capezzale della sorella, malata di tubercolosi. Un trauma che influenzerà molto spesso le scelte tonali dei suoi dipinti.
George Grosz (nome d'arte di Georg Ehrenfried Groß; Berlino, 26 luglio 1893 – Berlino, 6 luglio 1959) è stato un pittore tedesco.
Dai maestri del passato alle avanguardieGeorge Grosz nacque a Berlino il 26 luglio 1893.
Tra il 1909 e il 1911 studiò all’Accademia di Dresda, con l’intenzione di diventare pittore di storia. Eseguì quindi copie di opere dei maestri antichi, in particolare di Rubens, esposti nella pinacoteca diDresda; in questo periodo eseguì anche disegni per giornali e riviste satiriche, utilizzando lo stile della caricatura.
Nel 1913 soggiornò a Parigi, dove entrò in contatto con le avanguardie del cubismo e del futurismo e dove poté ammirare da vicino le opere di Francisco Goya, di Honoré Daumier e di Henri de Toulouse-Lautrec.
Fu in questi anni che il suo stile subì un processo di progressiva semplificazione delle forme, sotto l’influenza dell’espressionismo, del cubismo e del futurismo, diffusi tra i giovani artisti del tempo.
Nel 1914 Grosz si arruolò nell’esercito tedesco, ma venne presto congedato per motivi di salute; sembra però che il vero motivo del congedo fu uno shock psicologico per il quale fu ricoverato in un ospedale militare.
Tornato alla pittura, tra il 1915 e il 1917 la riduzione grafica del segno si radicalizzò per esprimere il franamento morale seguito alla disfatta prussiana: su tale stile Grosz basò la produzione degli anni seguenti, caratterizzati dall’adesione al movimento dada berlinese e da posizioni politiche rivoluzionarie.
Nel 1919 fu arrestato per aver partecipato alla rivolta spartachista; nello stesso anno si unì al Partito Comunista di Germania. A partire dal 1920 fu più volte denunciato e processato per incitamento all’odio di classe, oltraggio al pudore, vilipendio alla religione e ingiurie contro le forze armate.
n mix di stiliLa produzione artistica di quegli anni si basava su di un linguaggio di matrice cubista e futurista che mescolava fonti artistiche auliche del passato a iconografie volgari e popolari. Passò così da disegni caricaturali ad apocalittiche e violente vedute urbane ad una grafica programmaticamente politica, per approdare infine al movimento della Nuova oggettività, alla cui mostra di Mannheim del 1925 Grosz partecipò. Nei dipinti, ma soprattutto nei disegni e nelle litografie di questo periodo, si riflette l’immensa tragedia del dopoguerra tedesco. Strade, tuguri, salotti, caserme, sono come vivisezionati dalla matita corrosiva di Grosz, che senza ironia ne svela impietosamente l’ipocrisia e la violenza.
Il suo stile duro e spigoloso, talvolta infantile e pornografico, è ideale per illustrare persone misere, prostitute, ubriachi, assassini, soldati feriti, con una violenta componente di critica sociale nei confronti della spietata avidità dei ceti dirigenti e di volgari uomini d’affari, nascosta sotto la maschera della rispettabilità.
Le deformazioni dell’espressionismo e le semplificazioni del disegno infantile e dell’immaginazione popolare conferiscono una cruda incisività al segno, mentre i piani multipli e gli effetti simultanei delcubismo e del futurismo danno analisi e precisione nei particolari, in una struttura di insieme esaltata e visionaria.
I suoi disegni, molti dei quali a inchiostro e acquerello, hanno contribuito notevolmente all’immagine che molti hanno della Germania degli anni Venti.
Il periodo americanoLapide commemorativa a BerlinoWilmersdorfNel 1933, con l’avvento del nazismo, Grosz fu considerato un artista degenerato e per questo motivo lasciò la Germania per insegnare a New York; nel 1938ottenne la cittadinanza degli Stati Uniti.
La produzione del periodo americano è però meno incisiva, nonostante i ritorni, in chiave surrealista, alla grafia violenta e spietata di un tempo.
Nel 1958 tornò a vivere in Germania.
George Grosz morì a Berlino il 6 luglio 1959 a 66 anni. La causa del suo decesso è decisamente singolare: giunto a notte fonda davanti alla sua casa Grosz, ubriaco, aprì la porta della cantina anziché quella di ingresso. Il risultato fu una rovinosa caduta che gli costò la vita.
Dai maestri del passato alle avanguardieGeorge Grosz nacque a Berlino il 26 luglio 1893.
Tra il 1909 e il 1911 studiò all’Accademia di Dresda, con l’intenzione di diventare pittore di storia. Eseguì quindi copie di opere dei maestri antichi, in particolare di Rubens, esposti nella pinacoteca diDresda; in questo periodo eseguì anche disegni per giornali e riviste satiriche, utilizzando lo stile della caricatura.
Nel 1913 soggiornò a Parigi, dove entrò in contatto con le avanguardie del cubismo e del futurismo e dove poté ammirare da vicino le opere di Francisco Goya, di Honoré Daumier e di Henri de Toulouse-Lautrec.
Fu in questi anni che il suo stile subì un processo di progressiva semplificazione delle forme, sotto l’influenza dell’espressionismo, del cubismo e del futurismo, diffusi tra i giovani artisti del tempo.
Nel 1914 Grosz si arruolò nell’esercito tedesco, ma venne presto congedato per motivi di salute; sembra però che il vero motivo del congedo fu uno shock psicologico per il quale fu ricoverato in un ospedale militare.
Tornato alla pittura, tra il 1915 e il 1917 la riduzione grafica del segno si radicalizzò per esprimere il franamento morale seguito alla disfatta prussiana: su tale stile Grosz basò la produzione degli anni seguenti, caratterizzati dall’adesione al movimento dada berlinese e da posizioni politiche rivoluzionarie.
Nel 1919 fu arrestato per aver partecipato alla rivolta spartachista; nello stesso anno si unì al Partito Comunista di Germania. A partire dal 1920 fu più volte denunciato e processato per incitamento all’odio di classe, oltraggio al pudore, vilipendio alla religione e ingiurie contro le forze armate.
n mix di stiliLa produzione artistica di quegli anni si basava su di un linguaggio di matrice cubista e futurista che mescolava fonti artistiche auliche del passato a iconografie volgari e popolari. Passò così da disegni caricaturali ad apocalittiche e violente vedute urbane ad una grafica programmaticamente politica, per approdare infine al movimento della Nuova oggettività, alla cui mostra di Mannheim del 1925 Grosz partecipò. Nei dipinti, ma soprattutto nei disegni e nelle litografie di questo periodo, si riflette l’immensa tragedia del dopoguerra tedesco. Strade, tuguri, salotti, caserme, sono come vivisezionati dalla matita corrosiva di Grosz, che senza ironia ne svela impietosamente l’ipocrisia e la violenza.
Il suo stile duro e spigoloso, talvolta infantile e pornografico, è ideale per illustrare persone misere, prostitute, ubriachi, assassini, soldati feriti, con una violenta componente di critica sociale nei confronti della spietata avidità dei ceti dirigenti e di volgari uomini d’affari, nascosta sotto la maschera della rispettabilità.
Le deformazioni dell’espressionismo e le semplificazioni del disegno infantile e dell’immaginazione popolare conferiscono una cruda incisività al segno, mentre i piani multipli e gli effetti simultanei delcubismo e del futurismo danno analisi e precisione nei particolari, in una struttura di insieme esaltata e visionaria.
I suoi disegni, molti dei quali a inchiostro e acquerello, hanno contribuito notevolmente all’immagine che molti hanno della Germania degli anni Venti.
Il periodo americanoLapide commemorativa a BerlinoWilmersdorfNel 1933, con l’avvento del nazismo, Grosz fu considerato un artista degenerato e per questo motivo lasciò la Germania per insegnare a New York; nel 1938ottenne la cittadinanza degli Stati Uniti.
La produzione del periodo americano è però meno incisiva, nonostante i ritorni, in chiave surrealista, alla grafia violenta e spietata di un tempo.
Nel 1958 tornò a vivere in Germania.
George Grosz morì a Berlino il 6 luglio 1959 a 66 anni. La causa del suo decesso è decisamente singolare: giunto a notte fonda davanti alla sua casa Grosz, ubriaco, aprì la porta della cantina anziché quella di ingresso. Il risultato fu una rovinosa caduta che gli costò la vita.
Oskar Kokoschka (Pöchlarn, 1º marzo 1886 – Montreux, 22 febbraio 1980) è stato un pittore e drammaturgo austriaco.
Oskar Kokoschka nacque a Pöchlarn, cittadina della Bassa Austria, il 1º marzo 1886.
Studiò dapprima chimica, poi dal 1903 al 1909 frequentò l’Accademia di Belle Arti a Vienna, dove fu attratto dalle opere barocche di Franz Anton Maulbertsch, dal nuovo stile di Gustav Klimt e dalla pittura incisiva di Lovis Corinth. In questi anni Kokoschka fece soprattutto ritratti di celebrità viennesi, ma, sentendosi incompreso, nel 1910 si trasferì a Berlino.
Frequentò i circoli culturali radicali e d'avanguardia, nutrendo particolare ammirazione per Edvard Munch, per i Fauves e per i pittori del gruppo Die Brücke, uno dei primi nuclei dell'espressionismotedesco. Nel 1914 divenne un membro della Secessione di Berlino, poi entrò a far parte del Blaue Reiter, un gruppo di artisti che facevano uso di colori puri stesi a larghe macchie. Nei suoi lavori di questo periodo sono presenti un violento cromatismo e un'attenta analisi psicologica che intende indagare l'intimo del personaggio, influenzato in questo delle nuove teorie psicoanalitiche di Sigmund Freud. Il suo stile, pienamente espressionista, è però più moderato di quello di molti suoi contemporanei, per cui, anche se oggi viene generalmente considerato come uno dei massimi esponenti dell’espressionismo, a quel tempo fu talvolta isolato da altri esponenti del gruppo.
Durante la prima guerra mondiale fu ferito sul fronte orientale; dopo un ricovero all'ospedale militare, fu congedato per instabilità mentale.
Dal 1917 al 1924 insegnò all’Accademia di Dresda, dove ebbe modo di studiare da vicino Rembrandt e la pittura antica. In questi anni espose alla GalleriaDada di Zurigo con Max Ernst, Paul Klee e Vasily Kandinsky, e partecipò alla Biennale di Venezia. Kokoschka non accettò mai completamente le tendenzeastrattiste: dietro alla sua convulsa espressione della realtà è sempre avvertibile la drammaticità del suo segno a spirale, di ispirazione barocca e con profonde influenze di Paul Cézanne.
A partire dal 1924 viaggiò in Europa e in Africa, dipingendo i paesaggi che incontrava attraverso disegni vibranti con colori accesi.
Si cimentò anche nella drammaturgia, scrivendo testi teatrali fondamentali per il teatro espressionista.
Tornato a Vienna, dopo l'invasione nazista dell'Austria si rifugiò a Praga; nel 1938, quando anche Praga fu invasa, emigrò a Londra. Il regime hitleriano confiscò le sue opere, alcune delle quali furono esposte a Monaco nella mostra d’arte degenerata.
Nel 1953 si stabilì a Villeneuve, nel Cantone di Vaud in Svizzera.
In questi anni la sua pittura si allontana progressivamente dalle tematiche dell’analisi psicologica e del subconscio per trattare i grandi spazi, i paesaggi e le vedute di città secondo schemi post-impressionisti. La ricerca dell’unione tra sentimento e forma lo spinge a cercare una partecipazione totale, senza vuoti formalismi, nei più diversi soggetti, dagli scenari di montagna ai panorami delle città.
Inizia un ciclo di lezioni ed incontri che lo portano a formare numerosi artisti. Tra gli italiani che studiano con lui e lo frequentano a lungo Marco Sassone eSilvio Loffredo.
Morì a Montreux il 22 febbraio 1980.
I suoi disegni hanno sempre un tratto nervoso, con linee nette e marcate.
Autografo di Kokoschka[modifica]Opere[modifica]Natura morta con agnello morto (1909)La Natura morta con agnello morto è un dipinto ad olio su tela di cm 84x114 realizzato nel 1909. L'opera, conservata all'Österreichische Galerie di Vienna, raffigura al centro un agnello morto, a destra c'è un vaso di fiori, in basso a sinistra c'è una tartaruga, alla sua destra un topo e una larva di salamandra.
Ritratto di Adolf Loos (1909)Il Ritratto di Adolf Loos è un olio su tela di cm 74x91 realizzato nel 1909. L'opera è conservata al Castello di Charlottenburg (Berlino). Al centro c'è Adolf Loos. Lo sfondo scuro mette molto in risalto il chiarore del viso e delle mani. Nei dipinti di Kokoschka si trova di solito la figura delle mani in risalto perché, secondo l'artista, esse mettono in evidenza la personalità del soggetto.
La tempesta (1914)La tempesta o Sposa del vento (Braut des Windes) è un olio su tela di cm 181x221 iniziato nel 1913 e terminato, dopo molte modifiche, nel 1914. L'opera, conservata al Kuntsmuseum, Basilea, raffigura, in posizione obliqua, l'artista vicino alla sua amante, Alma Mahler vedova del celebre compositore boemo Gustav Mahler; Kokoschka volle mettere in risalto la sua espressione tesa e preoccupata. I colori freddi usati nel dipinto fanno capire la consapevolezza di Kokoschka verso il fatto che il loro amore potrebbe finire da un momento all'altro. Non a caso, ciò si verificò poco tempo dopo che il quadro venne finito, ed il pittore lo vendette per comprarsi l'uniforme da cavalleria per andare in guerra[1].
Londra, il ponte di Waterloo (1926)Londra, il ponte di Waterloo è un dipinto di 89 x 103 cm conservato nel National Museum and Gallery of Wales, Cardiff. Kokoschka solitamente ha rappresentato alcune vedute cittadine di Londra e in questo caso ha dipinto il ponte di Waterloo da due angolazioni diverse prese dall'hotel in cui alloggiava. Questo dipinto raffigura il fiume Tamigi attraversato da diverse piccole barche e dal ponte di Waterloo e quello di Blackfriars; in lontananza si può scorgere la cattedrale di Saint-Paul.
Oskar Kokoschka nacque a Pöchlarn, cittadina della Bassa Austria, il 1º marzo 1886.
Studiò dapprima chimica, poi dal 1903 al 1909 frequentò l’Accademia di Belle Arti a Vienna, dove fu attratto dalle opere barocche di Franz Anton Maulbertsch, dal nuovo stile di Gustav Klimt e dalla pittura incisiva di Lovis Corinth. In questi anni Kokoschka fece soprattutto ritratti di celebrità viennesi, ma, sentendosi incompreso, nel 1910 si trasferì a Berlino.
Frequentò i circoli culturali radicali e d'avanguardia, nutrendo particolare ammirazione per Edvard Munch, per i Fauves e per i pittori del gruppo Die Brücke, uno dei primi nuclei dell'espressionismotedesco. Nel 1914 divenne un membro della Secessione di Berlino, poi entrò a far parte del Blaue Reiter, un gruppo di artisti che facevano uso di colori puri stesi a larghe macchie. Nei suoi lavori di questo periodo sono presenti un violento cromatismo e un'attenta analisi psicologica che intende indagare l'intimo del personaggio, influenzato in questo delle nuove teorie psicoanalitiche di Sigmund Freud. Il suo stile, pienamente espressionista, è però più moderato di quello di molti suoi contemporanei, per cui, anche se oggi viene generalmente considerato come uno dei massimi esponenti dell’espressionismo, a quel tempo fu talvolta isolato da altri esponenti del gruppo.
Durante la prima guerra mondiale fu ferito sul fronte orientale; dopo un ricovero all'ospedale militare, fu congedato per instabilità mentale.
Dal 1917 al 1924 insegnò all’Accademia di Dresda, dove ebbe modo di studiare da vicino Rembrandt e la pittura antica. In questi anni espose alla GalleriaDada di Zurigo con Max Ernst, Paul Klee e Vasily Kandinsky, e partecipò alla Biennale di Venezia. Kokoschka non accettò mai completamente le tendenzeastrattiste: dietro alla sua convulsa espressione della realtà è sempre avvertibile la drammaticità del suo segno a spirale, di ispirazione barocca e con profonde influenze di Paul Cézanne.
A partire dal 1924 viaggiò in Europa e in Africa, dipingendo i paesaggi che incontrava attraverso disegni vibranti con colori accesi.
Si cimentò anche nella drammaturgia, scrivendo testi teatrali fondamentali per il teatro espressionista.
Tornato a Vienna, dopo l'invasione nazista dell'Austria si rifugiò a Praga; nel 1938, quando anche Praga fu invasa, emigrò a Londra. Il regime hitleriano confiscò le sue opere, alcune delle quali furono esposte a Monaco nella mostra d’arte degenerata.
Nel 1953 si stabilì a Villeneuve, nel Cantone di Vaud in Svizzera.
In questi anni la sua pittura si allontana progressivamente dalle tematiche dell’analisi psicologica e del subconscio per trattare i grandi spazi, i paesaggi e le vedute di città secondo schemi post-impressionisti. La ricerca dell’unione tra sentimento e forma lo spinge a cercare una partecipazione totale, senza vuoti formalismi, nei più diversi soggetti, dagli scenari di montagna ai panorami delle città.
Inizia un ciclo di lezioni ed incontri che lo portano a formare numerosi artisti. Tra gli italiani che studiano con lui e lo frequentano a lungo Marco Sassone eSilvio Loffredo.
Morì a Montreux il 22 febbraio 1980.
I suoi disegni hanno sempre un tratto nervoso, con linee nette e marcate.
Autografo di Kokoschka[modifica]Opere[modifica]Natura morta con agnello morto (1909)La Natura morta con agnello morto è un dipinto ad olio su tela di cm 84x114 realizzato nel 1909. L'opera, conservata all'Österreichische Galerie di Vienna, raffigura al centro un agnello morto, a destra c'è un vaso di fiori, in basso a sinistra c'è una tartaruga, alla sua destra un topo e una larva di salamandra.
Ritratto di Adolf Loos (1909)Il Ritratto di Adolf Loos è un olio su tela di cm 74x91 realizzato nel 1909. L'opera è conservata al Castello di Charlottenburg (Berlino). Al centro c'è Adolf Loos. Lo sfondo scuro mette molto in risalto il chiarore del viso e delle mani. Nei dipinti di Kokoschka si trova di solito la figura delle mani in risalto perché, secondo l'artista, esse mettono in evidenza la personalità del soggetto.
La tempesta (1914)La tempesta o Sposa del vento (Braut des Windes) è un olio su tela di cm 181x221 iniziato nel 1913 e terminato, dopo molte modifiche, nel 1914. L'opera, conservata al Kuntsmuseum, Basilea, raffigura, in posizione obliqua, l'artista vicino alla sua amante, Alma Mahler vedova del celebre compositore boemo Gustav Mahler; Kokoschka volle mettere in risalto la sua espressione tesa e preoccupata. I colori freddi usati nel dipinto fanno capire la consapevolezza di Kokoschka verso il fatto che il loro amore potrebbe finire da un momento all'altro. Non a caso, ciò si verificò poco tempo dopo che il quadro venne finito, ed il pittore lo vendette per comprarsi l'uniforme da cavalleria per andare in guerra[1].
Londra, il ponte di Waterloo (1926)Londra, il ponte di Waterloo è un dipinto di 89 x 103 cm conservato nel National Museum and Gallery of Wales, Cardiff. Kokoschka solitamente ha rappresentato alcune vedute cittadine di Londra e in questo caso ha dipinto il ponte di Waterloo da due angolazioni diverse prese dall'hotel in cui alloggiava. Questo dipinto raffigura il fiume Tamigi attraversato da diverse piccole barche e dal ponte di Waterloo e quello di Blackfriars; in lontananza si può scorgere la cattedrale di Saint-Paul.
Emil Hansen, chiamato Emil Nolde (Nolde, 7 agosto 1867 – Seebüll, 13 aprile 1956), è stato un pittore tedesco.
Emil Nolde, 1982.Emil Nolde nacque nel villaggio tedesco di Nolde, vicino al confine con la Danimarca; il suo vero nome era Emil Hansen ma, a partire dal 1902, si fece chiamare come il paese natale, per sottolineare il legame con la sua terra.
Dal 1884 al 1891 soggiornò a Flensburg, dove lavorò in un mobilificio e studiò per diventare intagliatore e illustratore.
Dal 1892 al 1897 insegnò disegno ornamentale alla Scuola d’arte industriale di San Gallo, in Svizzera.
Negli anni successivi fece diversi viaggi a Monaco, Karlsruhe e Berlino.
In questo periodo fu attratto particolarmente dall’arte assira ed egizia e dalle opere di Rembrandt, Francisco Goya, Honoré Daumier e Edouard Manet.
Nelle sue prime opere le figure umane e le forme della natura sono rese sulla tela in modo semplificato, caricaturale e grottesco.
A partire dal 1904 il suo stile si avvicina inizialmente all’impressionismo per poi arrivare all’espressionismo, con i colori che diventano sempre più intensi: in questa evoluzione ebbero probabilmente una notevole influenza le opere di Paul Gauguin e di Edvard Munch.
Nel 1906 strinse amicizia con Karl Schmidt-Rottluff e nel 1907 espose con i pittori del gruppo Die Brücke, uno dei primi gruppi espressionisti tedeschi; si accostò inoltre alla Secessione berlinese e al gruppo Blaue Reiter.
Una malattia nel 1909 e un contatto diretto con l’arte di Vincent Van Gogh e di James Ensor, conosciuto a Ostenda nel 1911, contribuirono ad accentuare il carattere drammatico della sua pittura.
Produsse allora opere per lo più misticheggianti, in cui lo spazio, la forma e il colore perdono ogni funzione descrittiva per assumere un valore espressivo autonomo.
Sono importanti anche i molti acquerelli, i disegni, le incisioni su legno, i dipinti del porto di Amburgo e della vita notturna di Berlino, in cui il colore risplende e le forme diventano sempre più sintetiche per mezzo di un segno estremamente vitale.
Nel 1913 e nel 1914 Nolde compì un lungo viaggio, che lo portò a visitare luoghi lontani ed esotici, come la Russia, il Giappone e la Cina, fino ad arrivare in Nuova Guinea.
Questo viaggio alimentò i suoi interessi per le qualità ritmiche e decorative dell’arte primitiva, favorendo la comparsa di elementi esotici nella sua pittura e mettendo in risalto le forze primordiali della natura e dell’uomo.
Nelle sue creazioni del periodo la figura umana continua ad essere gradualmente ma violentemente deformata attraverso una stesura del colore per grandi pennellate.
Nel 1926 Nolde conseguì una laurea honoris causa all’università di Kiel, ma pochi anni dopo cominciò ad essere perseguitato dai nazisti, che lo consideravano un artista degenerato: i suoi lavori furono vietati e non gli fu permesso di dipingere.
In quegli anni produsse segretamente una serie di dipinti nei quali il suo stile si fece più pacato e disteso.
Riscoperto e rivalutato dopo la seconda guerra mondiale, è oggi considerato uno dei maggiori rappresentanti dell’espressionismo.
Morì a Seebüll, nel nord della Germania, il 13 aprile 1956.
Emil Nolde, 1982.Emil Nolde nacque nel villaggio tedesco di Nolde, vicino al confine con la Danimarca; il suo vero nome era Emil Hansen ma, a partire dal 1902, si fece chiamare come il paese natale, per sottolineare il legame con la sua terra.
Dal 1884 al 1891 soggiornò a Flensburg, dove lavorò in un mobilificio e studiò per diventare intagliatore e illustratore.
Dal 1892 al 1897 insegnò disegno ornamentale alla Scuola d’arte industriale di San Gallo, in Svizzera.
Negli anni successivi fece diversi viaggi a Monaco, Karlsruhe e Berlino.
In questo periodo fu attratto particolarmente dall’arte assira ed egizia e dalle opere di Rembrandt, Francisco Goya, Honoré Daumier e Edouard Manet.
Nelle sue prime opere le figure umane e le forme della natura sono rese sulla tela in modo semplificato, caricaturale e grottesco.
A partire dal 1904 il suo stile si avvicina inizialmente all’impressionismo per poi arrivare all’espressionismo, con i colori che diventano sempre più intensi: in questa evoluzione ebbero probabilmente una notevole influenza le opere di Paul Gauguin e di Edvard Munch.
Nel 1906 strinse amicizia con Karl Schmidt-Rottluff e nel 1907 espose con i pittori del gruppo Die Brücke, uno dei primi gruppi espressionisti tedeschi; si accostò inoltre alla Secessione berlinese e al gruppo Blaue Reiter.
Una malattia nel 1909 e un contatto diretto con l’arte di Vincent Van Gogh e di James Ensor, conosciuto a Ostenda nel 1911, contribuirono ad accentuare il carattere drammatico della sua pittura.
Produsse allora opere per lo più misticheggianti, in cui lo spazio, la forma e il colore perdono ogni funzione descrittiva per assumere un valore espressivo autonomo.
Sono importanti anche i molti acquerelli, i disegni, le incisioni su legno, i dipinti del porto di Amburgo e della vita notturna di Berlino, in cui il colore risplende e le forme diventano sempre più sintetiche per mezzo di un segno estremamente vitale.
Nel 1913 e nel 1914 Nolde compì un lungo viaggio, che lo portò a visitare luoghi lontani ed esotici, come la Russia, il Giappone e la Cina, fino ad arrivare in Nuova Guinea.
Questo viaggio alimentò i suoi interessi per le qualità ritmiche e decorative dell’arte primitiva, favorendo la comparsa di elementi esotici nella sua pittura e mettendo in risalto le forze primordiali della natura e dell’uomo.
Nelle sue creazioni del periodo la figura umana continua ad essere gradualmente ma violentemente deformata attraverso una stesura del colore per grandi pennellate.
Nel 1926 Nolde conseguì una laurea honoris causa all’università di Kiel, ma pochi anni dopo cominciò ad essere perseguitato dai nazisti, che lo consideravano un artista degenerato: i suoi lavori furono vietati e non gli fu permesso di dipingere.
In quegli anni produsse segretamente una serie di dipinti nei quali il suo stile si fece più pacato e disteso.
Riscoperto e rivalutato dopo la seconda guerra mondiale, è oggi considerato uno dei maggiori rappresentanti dell’espressionismo.
Morì a Seebüll, nel nord della Germania, il 13 aprile 1956.
Karl Schmidt-Rottluff (Rottluff, 1º dicembre 1884 – Berlino, 10 agosto 1976) è stato un pittore tedesco.
Karl Schmidt abcd a Rottluff, vicino a Chemnitz in Sassonia, il 1º dicembre 1884 e si fece chiamare Schmidt-Rottluff dal 1905.
Studiò architettura a Dresda dove, con i compagni di studio Ernst Ludwig Kirchner, Fritz Bleyl e Erich Heckel, fondò il gruppo Die Brücke (Il Ponte), uno dei primi nuclei dell’espressionismo tedesco, la cui prima mostra si tenne nel 1905 a Lipsia.
Fu lo stesso Schmidt-Rottluff a proporre questo nome per il gruppo, che intendeva gettare un ponte per avvicinare tutti gli elementi artistici allora in fermento.
Nel 1906 conobbe Emil Nolde e lo invitò a partecipare alle loro esposizioni.
In questi anni i soggetti tipici delle opere di Schmidt-Rottluff sono i paesaggi e i ritratti.
Partendo da modi parzialmente impressionisti, lo stile si accentua emotivamente attraverso l’uso di colori puri; attratto dalla tecnica della litografia, la composizione appare semplificata, con forme sintetiche, spigolose e monumentali.
In quest’evoluzione si rintracciano influenze di Vincent Van Gogh, di Edvard Munch, dell’arte primitiva e dell’arte africana.
Nel 1911 si trasferì con gli altri componenti del gruppo Die Brücke a Berlino, dove attraverso Lyonel Feininger si avvicinò al cubismo; partecipò anche a mostre della Nuova Secessione e del Blaue Reiter.
Nel 1913 il gruppo Die Brücke si sciolse.
Anche in quegli anni i soggetti principali di Schmidt-Rottluff sono la natura e il paesaggio, resi con forme e colori dal ritmo estremamente vitale.
Gli elementi essenziali sono messi a fuoco in modo semplice e allo stesso tempo possente, senza interessi a problematiche psicologiche e ad abbandoni lirici.
In questo periodo si dedicò marginalmente anche alla scultura, cercando in essa il mezzo espressivo più diretto per tradurre plasticamente la sua aspirazione al primitivo e al monumentale.
Durante la prima guerra mondiale combatté sul fronte orientale ed eseguì xilografie di soggetto religioso.
Nel dopoguerra tornò a concentrare la sua opera sulla vita contadina, resa attraverso forme sempre più solenni.
Nel 1931 fu fatto membro dell’Accademia prussiana delle Arti, da cui fu espulso nel 1933, con l’ascesa al potere del nazismo, perché considerato un artista degenerato; per lo stesso motivo gli fu proibito di dipingere.
Alla fine della seconda guerra mondiale riprese a dipingere opere in cui la semplificazione della composizione continua ad essere l’elemento principale.
Nel 1947 fu nominato professore alla Scuola di Belle Arti di Berlino.
Morì il 10 agosto 1976 a Berlino.
Karl Schmidt abcd a Rottluff, vicino a Chemnitz in Sassonia, il 1º dicembre 1884 e si fece chiamare Schmidt-Rottluff dal 1905.
Studiò architettura a Dresda dove, con i compagni di studio Ernst Ludwig Kirchner, Fritz Bleyl e Erich Heckel, fondò il gruppo Die Brücke (Il Ponte), uno dei primi nuclei dell’espressionismo tedesco, la cui prima mostra si tenne nel 1905 a Lipsia.
Fu lo stesso Schmidt-Rottluff a proporre questo nome per il gruppo, che intendeva gettare un ponte per avvicinare tutti gli elementi artistici allora in fermento.
Nel 1906 conobbe Emil Nolde e lo invitò a partecipare alle loro esposizioni.
In questi anni i soggetti tipici delle opere di Schmidt-Rottluff sono i paesaggi e i ritratti.
Partendo da modi parzialmente impressionisti, lo stile si accentua emotivamente attraverso l’uso di colori puri; attratto dalla tecnica della litografia, la composizione appare semplificata, con forme sintetiche, spigolose e monumentali.
In quest’evoluzione si rintracciano influenze di Vincent Van Gogh, di Edvard Munch, dell’arte primitiva e dell’arte africana.
Nel 1911 si trasferì con gli altri componenti del gruppo Die Brücke a Berlino, dove attraverso Lyonel Feininger si avvicinò al cubismo; partecipò anche a mostre della Nuova Secessione e del Blaue Reiter.
Nel 1913 il gruppo Die Brücke si sciolse.
Anche in quegli anni i soggetti principali di Schmidt-Rottluff sono la natura e il paesaggio, resi con forme e colori dal ritmo estremamente vitale.
Gli elementi essenziali sono messi a fuoco in modo semplice e allo stesso tempo possente, senza interessi a problematiche psicologiche e ad abbandoni lirici.
In questo periodo si dedicò marginalmente anche alla scultura, cercando in essa il mezzo espressivo più diretto per tradurre plasticamente la sua aspirazione al primitivo e al monumentale.
Durante la prima guerra mondiale combatté sul fronte orientale ed eseguì xilografie di soggetto religioso.
Nel dopoguerra tornò a concentrare la sua opera sulla vita contadina, resa attraverso forme sempre più solenni.
Nel 1931 fu fatto membro dell’Accademia prussiana delle Arti, da cui fu espulso nel 1933, con l’ascesa al potere del nazismo, perché considerato un artista degenerato; per lo stesso motivo gli fu proibito di dipingere.
Alla fine della seconda guerra mondiale riprese a dipingere opere in cui la semplificazione della composizione continua ad essere l’elemento principale.
Nel 1947 fu nominato professore alla Scuola di Belle Arti di Berlino.
Morì il 10 agosto 1976 a Berlino.
Egon Leon Adolf Schiele (Tulln, 12 giugno 1890 – Vienna, 31 ottobre 1918) è stato un pittore e incisore austriaco.
i primi anni e gli studi viennesiEgon Schiele nasce nel 1890 in una stazione ferroviaria a Tulln, una cittadina nei pressi di Vienna. La città è, alla fine del XIX secolo, un crogiuolo di culture molto diverse tra loro e i movimenti indipendentisti ne minacciano la stabilità. L'Accademia delle Scienze e Belle arti, la presenza di numerosi altri istituti di ricerca e delle maggiori collezioni d'arte contribuiscono ad accrescere il richiamo come centro culturale ed intellettuale. Il clima sociale e la situazione politica appaiono un contesto ideale per la discussione dei temi fondamentali dell'esistenza umana. Mai, infatti, altrove ci si era occupati tanto profondamente della sessualità in letteratura, psicologia, pittura. La sua infanzia viene presto offuscata dal progredire della malattia mentale del padre e dalla sua precoce morte, esperienza traumatica che segnerà profondamente tutta la sua pittura, dandogli un'immagine del mondo tetra e malinconica. Alla morte di Adolf Schiele (capostazione), nel 1905 la tutela di Egon viene assunta dal suo ricco padrino, lo zio Leopold Czinaczek, il quale, dopo aver tentato inutilmente di orientarlo verso una carriera nelle ferrovie, ne riconobbe il talento artistico. Fu infatti in questo periodo che Schiele cominciò a dipingere, in particolare autoritratti, producendo in poco più di un decennio circa trecento dipinti e più di tre mila opere su carta. Dopo il suo ingresso all'Accademia di Belle Arti di Vienna nel 1906, dove studiò pittura e disegno, i rapporti con la madre (originaria di Krumau (oggi Český Krumlov), in Boemia) si deteriorano; Marie Schiele infatti non si sente sufficientemente tutelata e sostenuta dal figlio. Di fronte all'aridità degli insegnamenti proposti in Accademia, dal clima conservatore e chiuso della scuola (che abbandona nel 1909), dove gli era permesso solo di disegnare "secondo gli antichi", Egon cerca i suoi modelli al di fuori, soprattutto all'interno dei Cafè, dove si lega ad artisti molto vicini alla sua sensibilità. Studiando da solo, Egon, cresce e si migliora, sperimentando i diversi stili, all'epoca considerati d'avanguardia; porta il suo cavalletto all'aperto e inizia a dipingere nella natura; la sua tavolozza mostra ora colori luminosi applicati con una tecnica antiaccademica. L'incontro decisivo per tutto il suo percorso artistico avvenne nel 1907 nel Cafè Museum di Vienna: la personalità di Gustav Klimt lo influenza non meno di quanto avesse influenzato quell'arte che rappresentava modernità e progresso (propria delle teorie artistiche della Secessione Viennese di cui Klimt è un esponente). Un ulteriore elemento avvicina i due uomini: l'interesse per la raffigurazione del corpo nudo e della sessualità maschile.
Anche Klimt avrà per Schiele una grande stima: si impegna ad aiutare l'amico, attraverso l'acquisto di disegni, procurandogli modelle, presentandolo ad alcuni ricchi mecenati, che gli assicurarono una certa tranquillità finanziaria già dai suoi esordi sulla scena artistica viennese e facendo sì che nel 1908 Schiele potesse tenere la sua prima mostra personale per la Wiener Werkstätte, nata nel 1903ad opere dell'architetto Josef Hoffmann e il cui fondamento teorico risiede nell'idea di opera d'arte totale: l'arte non rinchiusa negli ambiti tradizionali ma influisce formalmente e spiritualmente sulla quotidianità. In quelle prime opere esposte il suo stile, abbandonate le rigide regole dell’accademia, è già espressionista: accanto a ritratti di amici ed autoritratti, viene rappresentata la fisicità del corpo attraverso un’aggressiva distorsione figurativa. In questo modo la sessualità diventa ossessione erotica che, accanto al tema della solitudine angosciosa ed inquieta, assume un’altissima tensione emotiva. In modo simile a quello che negli stessi anni fanno Alfred Kubin e Oskar Kokoschka, lo spazio diventa una specie di vuoto che rappresenta la tragica dimensione esistenziale dell’uomo, in continuo conflitto tra la vita e la morte.
Schiele utilizza una linea tagliente ed incisiva per esprimere la sua angoscia e per mostrare impietosamente il drammatico disfacimento fisico e morale. Il colore acquista un valore autonomo, non naturalistico, risultando particolarmente efficace nei moltissimi acquerelli e disegni di allucinata tensione. In molti trovarono troppo scioccanti i modi espliciti dei suoi lavori e ne denigrarono lo stile. La spiccata natura dei suoi dipinti e la sua morte prematura fanno assurgere Schiele a simbolo dell'artista incompreso, raffigurazione stereotipa di un artista frustrato ed alienato da una società percepita come bigotta e ignorante.
Nel 1909 espone quattro delle sue opere alla Kunstschau, la mostra collettiva in cui esponevano gli artisti usciti dalla Secessione nel 1905: Munch, Matisse, Bonnard, Gauguin, Kokoschka, van Gogh. Il 1909 è un anno di nette cesure: ottiene il ritiro, da parte dello zio, della tutela, abbandona l'Accademia, fonda il Neukunstgruppe, si emancipa definitivamente dall'influsso di Klimt e, al raffinato erotismo dell'Art nouveau, contrappone una rappresentazione della sessualità intesa come pulsione esistenziale profonda dell'uomo. Schiele stende anche un manifesto teorico del nuovo gruppo:
« L'artista del Neukunstgruppe è e deve necessariamente essere se stesso, deve essere un creatore, deve saper creare i propri fondamenti artistici, senza utilizzare tutto il patrimonio del passato e della tradizione. »La mostra organizzata al Salon Pisko riscuote un notevole successo di pubblico: anche l'arciduca Francesco Ferdinando è tra i visitatori. Schiele rappresenta se stesso con inusuale frequenza, rompendo con la tradizione dello specchio come strumento essenziale nella ricerca dell'io, fissando nell'autoritratto non la propria identità sociale ed emotiva, quanto piuttosto l'estraneo, lo sconosciuto, il lato estraneo dell'io; i suoi autoritratti, con l'eccentricità delle pose e l'innaturalità dei gesti producono un'immagine straniante e carica di tensione, dallo specchio nasce un doppio, dai tratti alterati e il cui corpo è torto e scavato.
Schiele mostra subito una passione per le figure femminili, soprattutto infantili. Le modelle preferite di Schiele sono donne cui era unito da un profondo legame personale. In gioventù e nei primi anni di attività artistica è soprattutto la sorella Gerti ad assumere questo ruolo; in lei Egon osserva nell'adolescenza lo sbocciare di un corpo di donna che gli si mostra semplicemente senza veli. In seguito, il legame sentimentale con Wally Neuzil, farà di questa ragazzina, poco più grande di Gerti, la sua seconda modella. Wally ispira disegni intensamente erotici ed è la modella per alcune grandi figure simboliche. Ma ben presto dovrà lasciare il posto a quella che sarà anche sua moglie, Edith Harms.
Le raffigurazioni di bambini occupano un posto importante nell'opera di Schiele che trova i suoi modelli nei quartieri proletari. Frequentemente usa ospitare dei bambini nei suoi atelier e il suo interesse è rivolto particolarmente alle bambine che ritrae preferibilmente nude o semivestite, modelle alle soglie dell'adolescenza nei cui sguardi si percepiscono il timore del divenire adulte e l'incipiente risveglio della sessualità. Nello stesso periodo realizza anche ritratti di bambini, come quello del giovane Herbert Rainer, uno dei ritratti più realistici probabilmente perché fu eseguito su commissione. Sino all'epoca della sua morte si dedica alla rappresentazione della natura, tutti i suoi paesaggi sono tesi all'espressione di stati d'animo, espressione simbolica di condizioni esistenziali, legate al declino e alla morte.
L’ispirazione in campagnaFra il 1910 e il 1911 Egon trascorre lunghi periodi nella cittadina di Krumau nella Boemia del sud, dove temi quali la città, i bambini, e torna a dedicarsi al paesaggio. Risalgono a questo periodo anche una serie di composizioni simboliche nelle quali prevale il tema della morte ed entusiasmato dalla lettura delle poesie di Rimbaud si dedica egli stesso alla poesia. Nel 1911 Schiele incontra la diciassettenne Wally Neuzil, con la quale intreccia una relazione sentimentale e che gli fa da modella per alcune delle sue opere migliori. Schiele e Wally decidono di lasciare Vienna per cercare ispirazione in campagna. Dapprima si stabiliscono nella piccola città boema di Krumau, la città natale della madre di Schiele, ma gli abitanti del posto li costringono dopo breve tempo alla partenza, disapprovando fortemente il loro stile di vita, perché non sono sposati. Si recano allora nel paesino di Neulengbach, non lontano da Vienna. A causa della giovane età di Wally, nel 1912 Schiele è davanti al giudice e rinchiuso in prigione per un breve periodo, con l’accusa di avere traviato una minorenne, di aver avuto rapporti con lei, nonché di averla rapita. Alla fine del processo, è ritenuto colpevole soltanto di aver esibito le sue opere, ottusamente considerate pornografiche dalla pubblica autorità. Tuttavia i giorni trascorsi in cella si trasformano in un'esperienza traumatica e il processo si rivela pieno di rischi: in caso di condanna gli sarebbero toccati lunghi anni di segregazione. Schiele utilizza l'avvenimento per dare di se stesso l'immagine stilizzata della vittima della società gretta e ostile.
Tuttavia, deluso da questa esperienza, Schiele decide di tornare a Vienna.
Grazie al suo amico Klimt, riesce in breve tempo ad ottenere diverse commissioni, tornando alla ribalta sulla scena artistica austriaca e partecipando a molte mostre internazionali. Le sue opere del periodo sono numerose, per la maggior parte autoritratti e ritratti. Le figure sono solitamente nude, in pose insolite che tendono a sfociare nella caricatura; la figura tormentata richiama sia la morte che l’erotismo. Il disegno è molto netto con un tratto spesso e marcato, energico e sicuro, a volte persino violento. Queste opere cercano di provocare lo spettatore per suscitare un certo malessere. Il 1913 è per Schiele un anno di successo artistico e di soddisfazioni economiche, nel quale intraprende molti viaggi ed espone in numerose occasioni.
Il matrimonioNel 1914 la terza e ultima importante modella della sua vita, Edith Harms, figlia di un fabbro, pone come condizione per divenire sua moglie l'essere l'unica sua musa inspiratrice ed esige l'interruzione del rapporto con Wally. Schiele lascia allora quest'ultima che morirà in seguito al fronte come crocerossina e sposa Edith. Il matrimonio gli dona una serenità che muta la sua ispirazione: una composta forza emerge dai dipinti di questa nuova fase, in parte anche per l’influenza delle opere monumentali di Ferdinand Hodler. Proprio quando nel 1914 la sua fama artistica si va affermando, scoppia la prima guerra mondiale: sarà la fine di un'epoca, con il crollo definitivo dell'impero Asburgico. Nel 1915 è chiamato alle armi e, grazie a superiori comprensivi e amanti dell'arte, può continuare a dipingere. In questo periodo realizza ritratti di ufficiali russi e disegni di interni; le opere mostrano una trasformazione della concezione artistica di Schiele: l'espressivo gesto pittorico è segnato da un chiaro ritorno alla rappresentazione naturalistica.
La morteUn definitivo trasferimento lo conduce, nell'aprile del 1918 al museo militare di Vienna, anno in cui un mutamento di stile gli frutta fama e riconoscimenti; inoltre partecipa con successo alla quarantanovesima mostra della Secessione Viennese; nello stesso anno, tiene esposizioni di successo a Zurigo, Praga e Dresda. Alla morte di Klimt è considerato il più importante pittore austriaco, ma la sua carriera, finalmente toccata dal successo, viene stroncata dalla terribile epidemia di influenza spagnola. Nell’autunno del 1918 (un mese prima della fine della guerra) l’influenza spagnola, che provocò più di venti milioni di morti in Europa, raggiunge Vienna. Edith, incinta di sei mesi, muore il 28 ottobre. Durante l'agonia della moglie Schiele la ritrae più volte. Purtroppo Egon non scampò al contagio e tre giorni dopo, il 31 ottobre, a soli 28 anni morì.
Caratteristiche tecnico-artisticheL'attenzione artistica di Egon Schiele è concentrata essenzialmente sulla figura umana, in particolare su quella femminile, che rappresenta con una vasta e varia gamma espressiva:
L'artista introduce una tensione erotica esistenziale e psicologica per diffondere un messaggio di critica sociale contro la falsità borghese. Più che una liberazione dal sè, quest'arte attesta un conflitto all'interno del soggetto individuale nei confronti delle sue discusse autorità, l' accademia e lo stato. Su una superficie ruvida e scabra, Schiele mostra senza falsi pudori, un erotismo scevro di moralismi e senza gioia, dove protagoniste sono fanciulle dal volto infantile e dall'atteggiamento deliberatamente impudico, donne dominate da una sessualità disinibita e urlata nel silenzio della loro anima. Guardandosi intorno, Schiele non può che rimanere affascinato da Van Gogh e con il suo personalissimo carisma cromatico, pesante e deciso, gli rende omaggio con La Stanza in Neulengbach, che si ispira alla Stanza gialla. Reinterpreta anche i Girasoli, in una versione dai colori bruni, spenti dove i petali perdono consistenza e acquistano la decadente tragica forza del vero.
Egon Schiele rivendica l'importanza della esperienza interiore e delle sue manifestazioni più o meno violente. Scava nei propri personaggi per metterne a nudo la loro anima (spesso Egon Schiele proietta le sue inquietudini nelle figure). Egon Schiele è un abile disegnatore, dal tratto nitido, rapido e secco, senza ripensamenti; non concede spazio al decorativismo o al compiacimento estetico delle sue opere. Le opere di Egon Schiele hanno tutte un impatto forte e violento sull'osservatore, che assume quasi una posizione di interprete psicoanalitico; esse trasudano di voglia di ribellione e provocazione, cosiccome di angoscia esistenziale. Schiele sonda, nelle figure angosciate prive di riferimento storico e contesto sociale, le "pulsioni represse"; egli indaga il voyeurismo e l' esibizionismo, una coppia freudiana di piaceri perversi. Spesso, nelle sue opere, fissa così intensamente -lo specchio, noi- che la differenza tra il suo sguardo e il nostro minaccia di dissolversi ed egli sembra diventare l'unico osservatore, il solitario voyeur della propria esibizione. Ma per lo più non sembra tanto provocatoriamente orgoglioso della propria immagine, quanto piuttosto pateticamente esposto nel suo stato rovinoso. Ormai esaurita la sua funzione di ideale classico (il nudo accademico) e di tipo sociale (il ritratto di genere), la figura diventa quasi una cifra di disturbo psicosessuale.
Nella fase finale della sua vita il tratto si fa più nervoso raggiunge la massima libertà espressiva realizzando molti paesaggi soprattutto delle cittadine di Krumau e Neulengbach. Lavori in cui e sempre presente un costante senso drammatico e una visione della realtà sofferta e meditata nell'interiorità. L'arte di Schiele ci consente, quindi, di perderci nell'infinito esistenziale e ritrovarci a tu per tu con il senso della vita, che sfugge a ogni ordine e si ferma nel magma emozionale di una macchia di colore.
i primi anni e gli studi viennesiEgon Schiele nasce nel 1890 in una stazione ferroviaria a Tulln, una cittadina nei pressi di Vienna. La città è, alla fine del XIX secolo, un crogiuolo di culture molto diverse tra loro e i movimenti indipendentisti ne minacciano la stabilità. L'Accademia delle Scienze e Belle arti, la presenza di numerosi altri istituti di ricerca e delle maggiori collezioni d'arte contribuiscono ad accrescere il richiamo come centro culturale ed intellettuale. Il clima sociale e la situazione politica appaiono un contesto ideale per la discussione dei temi fondamentali dell'esistenza umana. Mai, infatti, altrove ci si era occupati tanto profondamente della sessualità in letteratura, psicologia, pittura. La sua infanzia viene presto offuscata dal progredire della malattia mentale del padre e dalla sua precoce morte, esperienza traumatica che segnerà profondamente tutta la sua pittura, dandogli un'immagine del mondo tetra e malinconica. Alla morte di Adolf Schiele (capostazione), nel 1905 la tutela di Egon viene assunta dal suo ricco padrino, lo zio Leopold Czinaczek, il quale, dopo aver tentato inutilmente di orientarlo verso una carriera nelle ferrovie, ne riconobbe il talento artistico. Fu infatti in questo periodo che Schiele cominciò a dipingere, in particolare autoritratti, producendo in poco più di un decennio circa trecento dipinti e più di tre mila opere su carta. Dopo il suo ingresso all'Accademia di Belle Arti di Vienna nel 1906, dove studiò pittura e disegno, i rapporti con la madre (originaria di Krumau (oggi Český Krumlov), in Boemia) si deteriorano; Marie Schiele infatti non si sente sufficientemente tutelata e sostenuta dal figlio. Di fronte all'aridità degli insegnamenti proposti in Accademia, dal clima conservatore e chiuso della scuola (che abbandona nel 1909), dove gli era permesso solo di disegnare "secondo gli antichi", Egon cerca i suoi modelli al di fuori, soprattutto all'interno dei Cafè, dove si lega ad artisti molto vicini alla sua sensibilità. Studiando da solo, Egon, cresce e si migliora, sperimentando i diversi stili, all'epoca considerati d'avanguardia; porta il suo cavalletto all'aperto e inizia a dipingere nella natura; la sua tavolozza mostra ora colori luminosi applicati con una tecnica antiaccademica. L'incontro decisivo per tutto il suo percorso artistico avvenne nel 1907 nel Cafè Museum di Vienna: la personalità di Gustav Klimt lo influenza non meno di quanto avesse influenzato quell'arte che rappresentava modernità e progresso (propria delle teorie artistiche della Secessione Viennese di cui Klimt è un esponente). Un ulteriore elemento avvicina i due uomini: l'interesse per la raffigurazione del corpo nudo e della sessualità maschile.
Anche Klimt avrà per Schiele una grande stima: si impegna ad aiutare l'amico, attraverso l'acquisto di disegni, procurandogli modelle, presentandolo ad alcuni ricchi mecenati, che gli assicurarono una certa tranquillità finanziaria già dai suoi esordi sulla scena artistica viennese e facendo sì che nel 1908 Schiele potesse tenere la sua prima mostra personale per la Wiener Werkstätte, nata nel 1903ad opere dell'architetto Josef Hoffmann e il cui fondamento teorico risiede nell'idea di opera d'arte totale: l'arte non rinchiusa negli ambiti tradizionali ma influisce formalmente e spiritualmente sulla quotidianità. In quelle prime opere esposte il suo stile, abbandonate le rigide regole dell’accademia, è già espressionista: accanto a ritratti di amici ed autoritratti, viene rappresentata la fisicità del corpo attraverso un’aggressiva distorsione figurativa. In questo modo la sessualità diventa ossessione erotica che, accanto al tema della solitudine angosciosa ed inquieta, assume un’altissima tensione emotiva. In modo simile a quello che negli stessi anni fanno Alfred Kubin e Oskar Kokoschka, lo spazio diventa una specie di vuoto che rappresenta la tragica dimensione esistenziale dell’uomo, in continuo conflitto tra la vita e la morte.
Schiele utilizza una linea tagliente ed incisiva per esprimere la sua angoscia e per mostrare impietosamente il drammatico disfacimento fisico e morale. Il colore acquista un valore autonomo, non naturalistico, risultando particolarmente efficace nei moltissimi acquerelli e disegni di allucinata tensione. In molti trovarono troppo scioccanti i modi espliciti dei suoi lavori e ne denigrarono lo stile. La spiccata natura dei suoi dipinti e la sua morte prematura fanno assurgere Schiele a simbolo dell'artista incompreso, raffigurazione stereotipa di un artista frustrato ed alienato da una società percepita come bigotta e ignorante.
Nel 1909 espone quattro delle sue opere alla Kunstschau, la mostra collettiva in cui esponevano gli artisti usciti dalla Secessione nel 1905: Munch, Matisse, Bonnard, Gauguin, Kokoschka, van Gogh. Il 1909 è un anno di nette cesure: ottiene il ritiro, da parte dello zio, della tutela, abbandona l'Accademia, fonda il Neukunstgruppe, si emancipa definitivamente dall'influsso di Klimt e, al raffinato erotismo dell'Art nouveau, contrappone una rappresentazione della sessualità intesa come pulsione esistenziale profonda dell'uomo. Schiele stende anche un manifesto teorico del nuovo gruppo:
« L'artista del Neukunstgruppe è e deve necessariamente essere se stesso, deve essere un creatore, deve saper creare i propri fondamenti artistici, senza utilizzare tutto il patrimonio del passato e della tradizione. »La mostra organizzata al Salon Pisko riscuote un notevole successo di pubblico: anche l'arciduca Francesco Ferdinando è tra i visitatori. Schiele rappresenta se stesso con inusuale frequenza, rompendo con la tradizione dello specchio come strumento essenziale nella ricerca dell'io, fissando nell'autoritratto non la propria identità sociale ed emotiva, quanto piuttosto l'estraneo, lo sconosciuto, il lato estraneo dell'io; i suoi autoritratti, con l'eccentricità delle pose e l'innaturalità dei gesti producono un'immagine straniante e carica di tensione, dallo specchio nasce un doppio, dai tratti alterati e il cui corpo è torto e scavato.
Schiele mostra subito una passione per le figure femminili, soprattutto infantili. Le modelle preferite di Schiele sono donne cui era unito da un profondo legame personale. In gioventù e nei primi anni di attività artistica è soprattutto la sorella Gerti ad assumere questo ruolo; in lei Egon osserva nell'adolescenza lo sbocciare di un corpo di donna che gli si mostra semplicemente senza veli. In seguito, il legame sentimentale con Wally Neuzil, farà di questa ragazzina, poco più grande di Gerti, la sua seconda modella. Wally ispira disegni intensamente erotici ed è la modella per alcune grandi figure simboliche. Ma ben presto dovrà lasciare il posto a quella che sarà anche sua moglie, Edith Harms.
Le raffigurazioni di bambini occupano un posto importante nell'opera di Schiele che trova i suoi modelli nei quartieri proletari. Frequentemente usa ospitare dei bambini nei suoi atelier e il suo interesse è rivolto particolarmente alle bambine che ritrae preferibilmente nude o semivestite, modelle alle soglie dell'adolescenza nei cui sguardi si percepiscono il timore del divenire adulte e l'incipiente risveglio della sessualità. Nello stesso periodo realizza anche ritratti di bambini, come quello del giovane Herbert Rainer, uno dei ritratti più realistici probabilmente perché fu eseguito su commissione. Sino all'epoca della sua morte si dedica alla rappresentazione della natura, tutti i suoi paesaggi sono tesi all'espressione di stati d'animo, espressione simbolica di condizioni esistenziali, legate al declino e alla morte.
L’ispirazione in campagnaFra il 1910 e il 1911 Egon trascorre lunghi periodi nella cittadina di Krumau nella Boemia del sud, dove temi quali la città, i bambini, e torna a dedicarsi al paesaggio. Risalgono a questo periodo anche una serie di composizioni simboliche nelle quali prevale il tema della morte ed entusiasmato dalla lettura delle poesie di Rimbaud si dedica egli stesso alla poesia. Nel 1911 Schiele incontra la diciassettenne Wally Neuzil, con la quale intreccia una relazione sentimentale e che gli fa da modella per alcune delle sue opere migliori. Schiele e Wally decidono di lasciare Vienna per cercare ispirazione in campagna. Dapprima si stabiliscono nella piccola città boema di Krumau, la città natale della madre di Schiele, ma gli abitanti del posto li costringono dopo breve tempo alla partenza, disapprovando fortemente il loro stile di vita, perché non sono sposati. Si recano allora nel paesino di Neulengbach, non lontano da Vienna. A causa della giovane età di Wally, nel 1912 Schiele è davanti al giudice e rinchiuso in prigione per un breve periodo, con l’accusa di avere traviato una minorenne, di aver avuto rapporti con lei, nonché di averla rapita. Alla fine del processo, è ritenuto colpevole soltanto di aver esibito le sue opere, ottusamente considerate pornografiche dalla pubblica autorità. Tuttavia i giorni trascorsi in cella si trasformano in un'esperienza traumatica e il processo si rivela pieno di rischi: in caso di condanna gli sarebbero toccati lunghi anni di segregazione. Schiele utilizza l'avvenimento per dare di se stesso l'immagine stilizzata della vittima della società gretta e ostile.
Tuttavia, deluso da questa esperienza, Schiele decide di tornare a Vienna.
Grazie al suo amico Klimt, riesce in breve tempo ad ottenere diverse commissioni, tornando alla ribalta sulla scena artistica austriaca e partecipando a molte mostre internazionali. Le sue opere del periodo sono numerose, per la maggior parte autoritratti e ritratti. Le figure sono solitamente nude, in pose insolite che tendono a sfociare nella caricatura; la figura tormentata richiama sia la morte che l’erotismo. Il disegno è molto netto con un tratto spesso e marcato, energico e sicuro, a volte persino violento. Queste opere cercano di provocare lo spettatore per suscitare un certo malessere. Il 1913 è per Schiele un anno di successo artistico e di soddisfazioni economiche, nel quale intraprende molti viaggi ed espone in numerose occasioni.
Il matrimonioNel 1914 la terza e ultima importante modella della sua vita, Edith Harms, figlia di un fabbro, pone come condizione per divenire sua moglie l'essere l'unica sua musa inspiratrice ed esige l'interruzione del rapporto con Wally. Schiele lascia allora quest'ultima che morirà in seguito al fronte come crocerossina e sposa Edith. Il matrimonio gli dona una serenità che muta la sua ispirazione: una composta forza emerge dai dipinti di questa nuova fase, in parte anche per l’influenza delle opere monumentali di Ferdinand Hodler. Proprio quando nel 1914 la sua fama artistica si va affermando, scoppia la prima guerra mondiale: sarà la fine di un'epoca, con il crollo definitivo dell'impero Asburgico. Nel 1915 è chiamato alle armi e, grazie a superiori comprensivi e amanti dell'arte, può continuare a dipingere. In questo periodo realizza ritratti di ufficiali russi e disegni di interni; le opere mostrano una trasformazione della concezione artistica di Schiele: l'espressivo gesto pittorico è segnato da un chiaro ritorno alla rappresentazione naturalistica.
La morteUn definitivo trasferimento lo conduce, nell'aprile del 1918 al museo militare di Vienna, anno in cui un mutamento di stile gli frutta fama e riconoscimenti; inoltre partecipa con successo alla quarantanovesima mostra della Secessione Viennese; nello stesso anno, tiene esposizioni di successo a Zurigo, Praga e Dresda. Alla morte di Klimt è considerato il più importante pittore austriaco, ma la sua carriera, finalmente toccata dal successo, viene stroncata dalla terribile epidemia di influenza spagnola. Nell’autunno del 1918 (un mese prima della fine della guerra) l’influenza spagnola, che provocò più di venti milioni di morti in Europa, raggiunge Vienna. Edith, incinta di sei mesi, muore il 28 ottobre. Durante l'agonia della moglie Schiele la ritrae più volte. Purtroppo Egon non scampò al contagio e tre giorni dopo, il 31 ottobre, a soli 28 anni morì.
Caratteristiche tecnico-artisticheL'attenzione artistica di Egon Schiele è concentrata essenzialmente sulla figura umana, in particolare su quella femminile, che rappresenta con una vasta e varia gamma espressiva:
- nudi asciutti e taglienti;
- donne intense, altere, sicure di sè;
- ritratti ed autoritratti di un profondo spessore psicologico;
- coppie avvinte in erotici abbracci senza amore.
L'artista introduce una tensione erotica esistenziale e psicologica per diffondere un messaggio di critica sociale contro la falsità borghese. Più che una liberazione dal sè, quest'arte attesta un conflitto all'interno del soggetto individuale nei confronti delle sue discusse autorità, l' accademia e lo stato. Su una superficie ruvida e scabra, Schiele mostra senza falsi pudori, un erotismo scevro di moralismi e senza gioia, dove protagoniste sono fanciulle dal volto infantile e dall'atteggiamento deliberatamente impudico, donne dominate da una sessualità disinibita e urlata nel silenzio della loro anima. Guardandosi intorno, Schiele non può che rimanere affascinato da Van Gogh e con il suo personalissimo carisma cromatico, pesante e deciso, gli rende omaggio con La Stanza in Neulengbach, che si ispira alla Stanza gialla. Reinterpreta anche i Girasoli, in una versione dai colori bruni, spenti dove i petali perdono consistenza e acquistano la decadente tragica forza del vero.
Egon Schiele rivendica l'importanza della esperienza interiore e delle sue manifestazioni più o meno violente. Scava nei propri personaggi per metterne a nudo la loro anima (spesso Egon Schiele proietta le sue inquietudini nelle figure). Egon Schiele è un abile disegnatore, dal tratto nitido, rapido e secco, senza ripensamenti; non concede spazio al decorativismo o al compiacimento estetico delle sue opere. Le opere di Egon Schiele hanno tutte un impatto forte e violento sull'osservatore, che assume quasi una posizione di interprete psicoanalitico; esse trasudano di voglia di ribellione e provocazione, cosiccome di angoscia esistenziale. Schiele sonda, nelle figure angosciate prive di riferimento storico e contesto sociale, le "pulsioni represse"; egli indaga il voyeurismo e l' esibizionismo, una coppia freudiana di piaceri perversi. Spesso, nelle sue opere, fissa così intensamente -lo specchio, noi- che la differenza tra il suo sguardo e il nostro minaccia di dissolversi ed egli sembra diventare l'unico osservatore, il solitario voyeur della propria esibizione. Ma per lo più non sembra tanto provocatoriamente orgoglioso della propria immagine, quanto piuttosto pateticamente esposto nel suo stato rovinoso. Ormai esaurita la sua funzione di ideale classico (il nudo accademico) e di tipo sociale (il ritratto di genere), la figura diventa quasi una cifra di disturbo psicosessuale.
Nella fase finale della sua vita il tratto si fa più nervoso raggiunge la massima libertà espressiva realizzando molti paesaggi soprattutto delle cittadine di Krumau e Neulengbach. Lavori in cui e sempre presente un costante senso drammatico e una visione della realtà sofferta e meditata nell'interiorità. L'arte di Schiele ci consente, quindi, di perderci nell'infinito esistenziale e ritrovarci a tu per tu con il senso della vita, che sfugge a ogni ordine e si ferma nel magma emozionale di una macchia di colore.
Franz Marc (Monaco di Baviera, 8 febbraio 1880 – Verdun, 4 marzo 1916) è stato un pittore tedesco, tra i fondatori del movimento "der Blaue Reiter".
È considerato uno dei pittori più rappresentativi del XX secolo e uno dei più rilevanti rappresentanti dell'espressionismo tedesco.
Marc nacque dal pittore Wilhelm Marc e da sua moglie Sophie Maurice che gli impartì una severa formazione calvinista insieme a suo fratello Paul. Per breve tempo coltivò l'idea di diventare pastore. Nel 1899 iniziò gli studi nella facoltà di filosofia all’università Ludwig Maximilian di Monaco ma nel 1900decise di iscriversi all’accademia delle Belle Arti di Monaco e di darsi alla pittura.
Compì diversi viaggi. Particolarmente importanti per lui furono i due soggiorni a Parigi del 1903 e del 1907. Tornato dalla prima visita Marc lasciò l'accademia. La seconda esperienza lasciò tracce ancora più evidenti dallo studio dell’opera di Van Gogh. Nel corso di questi anni dipinse prevalentemente paesaggi e ritratti lavorando tra Monaco, Staffel-Alm, Indersdorf e Kochel; si dedicò anche all’illustrazione di libri e diede lezioni private per sostentarsi.
Nel 1910 Marc sì trasferì a Sindelsdorf e saldò importanti amicizie con August Macke, Helmut Macke e il figlio del noto collezionista Bernhard Koehler, che diverrà un sistematico acquirente delle sue opere. Nello stesso anno tenne la sua prima mostra personale presso la Kunsthandlung Brakl di Monaco ed entrò in contatto con i membri della Neue Künstlervereinigung München dopo aver visitato la loro mostra presso la Galerie Tannhauser. Riuscì infine ad entrare nel gruppo venendo così a contatto con i suoi principali esponenti: Vasily Kandinsky, Alexej von Jawlensky, Kubin, Kanoldt e Marianne von Werefkin. Biografia Cavalli rossi e bluMarc nacque dal pittore Wilhelm Marc e da sua moglie Sophie Maurice che gli impartì una severa formazione calvinista insieme a suo fratello Paul. Per breve tempo coltivò l'idea di diventare pastore. Nel 1899 iniziò gli studi nella facoltà di filosofia all’università Ludwig Maximilian di Monaco ma nel 1900 decise di iscriversi all’accademia delle Belle Arti di Monaco e di darsi alla pittura.
Compì diversi viaggi. Particolarmente importanti per lui furono i due soggiorni a Parigi del 1903 e del 1907. Tornato dalla prima visita Marc lasciò l'accademia. La seconda esperienza lasciò tracce ancora più evidenti dallo studio dell’opera di Van Gogh. Nel corso di questi anni dipinse prevalentemente paesaggi e ritratti lavorando tra Monaco, Staffel-Alm, Indersdorf e Kochel; si dedicò anche all’illustrazione di libri e diede lezioni private per sostentarsi.
Nel 1910 Marc sì trasferì a Sindelsdorf e saldò importanti amicizie con August Macke, Helmut Macke e il figlio del noto collezionista Bernhard Koehler, che diverrà un sistematico acquirente delle sue opere. Nello stesso anno tenne la sua prima mostra personale presso la Kunsthandlung Brakl di Monaco ed entrò in contatto con i membri della Neue Künstlervereinigung München dopo aver visitato la loro mostra presso la Galerie Tannhauser. Riuscì infine ad entrare nel gruppo venendo così a contatto con i suoi principali esponenti: Vasily Kandinsky, Alexej von Jawlensky, Kubin, Kanoldt e Marianne von Werefkin.
Questa esperienza durò solamente un anno perché quando alla terza mostra del gruppo la giuria rifiutò l'opera astratta di Kandinsky Komposition V, Marc e Kandinsky abbandonarono la NKM fondando alla fine del 1911 "der Blaue Reiter" (il Cavaliere Azzurro), gruppo artistico che si proponeva di pubblicare annualmente l'omonimo almanacco. Uscì un solo numero nel 1912, alla cui redazione presero parte anche Macke e Paul Klee. Marc prese parte alla mostra del gruppo che si tenne a Monaco il 18 dicembre 1911. Nello stesso anno sposò a Londra la pittrice Maria Franck. Partecipò in seguito a tutte le mostre del gruppo e nel 1913 anche a quella di Berlino nella galleria “Der Sturm” nell’ambito del “Primo salone autunnale tedesco” dove espose importanti quadri dell’ultima produzione che ottennero grande successo.
Nel 1912 venne invitato a far parte del comitato organizzativo del "Soderbund", a Colonia. Qui ebbe anche occasione di visitare una mostra dedicata al futurismo. Per qualche tempo soggiornò in Tirolo, prima di stabilirsi a Ried nel 1914, nei pressi di Benediktbeuern (Baviera).
Nel 1914, allo scoppio della prima guerra mondiale, Marc si arruolò come volontario. Al fronte, realizzò schizzi e aforismi, raccolti nei volumi Briefe aus dem Felde e Aufzeichnungen und Aphorismen. Morì nel 1916, appena promosso tenente della riserva, cadendo in combattimento nei pressi di Verdun.
Questa esperienza durò solamente un anno perché quando alla terza mostra del gruppo la giuria rifiutò l'opera astratta di Kandinsky Komposition V, Marc e Kandinsky abbandonarono la NKM fondando alla fine del 1911 "der Blaue Reiter" (il Cavaliere Azzurro), gruppo artistico che si proponeva di pubblicare annualmente l'omonimo almanacco. Uscì un solo numero nel 1912, alla cui redazione presero parte anche Macke e Paul Klee. Marc prese parte alla mostra del gruppo che si tenne a Monaco il 18 dicembre 1911. Nello stesso anno sposò a Londra la pittrice Maria Franck. Partecipò in seguito a tutte le mostre del gruppo e nel 1913 anche a quella di Berlino nella galleria “Der Sturm” nell’ambito del “Primo salone autunnale tedesco” dove espose importanti quadri dell’ultima produzione che ottennero grande successo.
Nel 1912 venne invitato a far parte del comitato organizzativo del "Soderbund", a Colonia. Qui ebbe anche occasione di visitare una mostra dedicata al futurismo. Per qualche tempo soggiornò in Tirolo, prima di stabilirsi a Ried nel 1914, nei pressi di Benediktbeuern (Baviera).
Nel 1914, allo scoppio della prima guerra mondiale, Marc si arruolò come volontario. Al fronte, realizzò schizzi e aforismi, raccolti nei volumi Briefe aus dem Felde e Aufzeichnungen und Aphorismen. Morì nel 1916, appena promosso tenente della riserva, cadendo in combattimento nei pressi di Verdun.
È considerato uno dei pittori più rappresentativi del XX secolo e uno dei più rilevanti rappresentanti dell'espressionismo tedesco.
Marc nacque dal pittore Wilhelm Marc e da sua moglie Sophie Maurice che gli impartì una severa formazione calvinista insieme a suo fratello Paul. Per breve tempo coltivò l'idea di diventare pastore. Nel 1899 iniziò gli studi nella facoltà di filosofia all’università Ludwig Maximilian di Monaco ma nel 1900decise di iscriversi all’accademia delle Belle Arti di Monaco e di darsi alla pittura.
Compì diversi viaggi. Particolarmente importanti per lui furono i due soggiorni a Parigi del 1903 e del 1907. Tornato dalla prima visita Marc lasciò l'accademia. La seconda esperienza lasciò tracce ancora più evidenti dallo studio dell’opera di Van Gogh. Nel corso di questi anni dipinse prevalentemente paesaggi e ritratti lavorando tra Monaco, Staffel-Alm, Indersdorf e Kochel; si dedicò anche all’illustrazione di libri e diede lezioni private per sostentarsi.
Nel 1910 Marc sì trasferì a Sindelsdorf e saldò importanti amicizie con August Macke, Helmut Macke e il figlio del noto collezionista Bernhard Koehler, che diverrà un sistematico acquirente delle sue opere. Nello stesso anno tenne la sua prima mostra personale presso la Kunsthandlung Brakl di Monaco ed entrò in contatto con i membri della Neue Künstlervereinigung München dopo aver visitato la loro mostra presso la Galerie Tannhauser. Riuscì infine ad entrare nel gruppo venendo così a contatto con i suoi principali esponenti: Vasily Kandinsky, Alexej von Jawlensky, Kubin, Kanoldt e Marianne von Werefkin. Biografia Cavalli rossi e bluMarc nacque dal pittore Wilhelm Marc e da sua moglie Sophie Maurice che gli impartì una severa formazione calvinista insieme a suo fratello Paul. Per breve tempo coltivò l'idea di diventare pastore. Nel 1899 iniziò gli studi nella facoltà di filosofia all’università Ludwig Maximilian di Monaco ma nel 1900 decise di iscriversi all’accademia delle Belle Arti di Monaco e di darsi alla pittura.
Compì diversi viaggi. Particolarmente importanti per lui furono i due soggiorni a Parigi del 1903 e del 1907. Tornato dalla prima visita Marc lasciò l'accademia. La seconda esperienza lasciò tracce ancora più evidenti dallo studio dell’opera di Van Gogh. Nel corso di questi anni dipinse prevalentemente paesaggi e ritratti lavorando tra Monaco, Staffel-Alm, Indersdorf e Kochel; si dedicò anche all’illustrazione di libri e diede lezioni private per sostentarsi.
Nel 1910 Marc sì trasferì a Sindelsdorf e saldò importanti amicizie con August Macke, Helmut Macke e il figlio del noto collezionista Bernhard Koehler, che diverrà un sistematico acquirente delle sue opere. Nello stesso anno tenne la sua prima mostra personale presso la Kunsthandlung Brakl di Monaco ed entrò in contatto con i membri della Neue Künstlervereinigung München dopo aver visitato la loro mostra presso la Galerie Tannhauser. Riuscì infine ad entrare nel gruppo venendo così a contatto con i suoi principali esponenti: Vasily Kandinsky, Alexej von Jawlensky, Kubin, Kanoldt e Marianne von Werefkin.
Questa esperienza durò solamente un anno perché quando alla terza mostra del gruppo la giuria rifiutò l'opera astratta di Kandinsky Komposition V, Marc e Kandinsky abbandonarono la NKM fondando alla fine del 1911 "der Blaue Reiter" (il Cavaliere Azzurro), gruppo artistico che si proponeva di pubblicare annualmente l'omonimo almanacco. Uscì un solo numero nel 1912, alla cui redazione presero parte anche Macke e Paul Klee. Marc prese parte alla mostra del gruppo che si tenne a Monaco il 18 dicembre 1911. Nello stesso anno sposò a Londra la pittrice Maria Franck. Partecipò in seguito a tutte le mostre del gruppo e nel 1913 anche a quella di Berlino nella galleria “Der Sturm” nell’ambito del “Primo salone autunnale tedesco” dove espose importanti quadri dell’ultima produzione che ottennero grande successo.
Nel 1912 venne invitato a far parte del comitato organizzativo del "Soderbund", a Colonia. Qui ebbe anche occasione di visitare una mostra dedicata al futurismo. Per qualche tempo soggiornò in Tirolo, prima di stabilirsi a Ried nel 1914, nei pressi di Benediktbeuern (Baviera).
Nel 1914, allo scoppio della prima guerra mondiale, Marc si arruolò come volontario. Al fronte, realizzò schizzi e aforismi, raccolti nei volumi Briefe aus dem Felde e Aufzeichnungen und Aphorismen. Morì nel 1916, appena promosso tenente della riserva, cadendo in combattimento nei pressi di Verdun.
Questa esperienza durò solamente un anno perché quando alla terza mostra del gruppo la giuria rifiutò l'opera astratta di Kandinsky Komposition V, Marc e Kandinsky abbandonarono la NKM fondando alla fine del 1911 "der Blaue Reiter" (il Cavaliere Azzurro), gruppo artistico che si proponeva di pubblicare annualmente l'omonimo almanacco. Uscì un solo numero nel 1912, alla cui redazione presero parte anche Macke e Paul Klee. Marc prese parte alla mostra del gruppo che si tenne a Monaco il 18 dicembre 1911. Nello stesso anno sposò a Londra la pittrice Maria Franck. Partecipò in seguito a tutte le mostre del gruppo e nel 1913 anche a quella di Berlino nella galleria “Der Sturm” nell’ambito del “Primo salone autunnale tedesco” dove espose importanti quadri dell’ultima produzione che ottennero grande successo.
Nel 1912 venne invitato a far parte del comitato organizzativo del "Soderbund", a Colonia. Qui ebbe anche occasione di visitare una mostra dedicata al futurismo. Per qualche tempo soggiornò in Tirolo, prima di stabilirsi a Ried nel 1914, nei pressi di Benediktbeuern (Baviera).
Nel 1914, allo scoppio della prima guerra mondiale, Marc si arruolò come volontario. Al fronte, realizzò schizzi e aforismi, raccolti nei volumi Briefe aus dem Felde e Aufzeichnungen und Aphorismen. Morì nel 1916, appena promosso tenente della riserva, cadendo in combattimento nei pressi di Verdun.
August Macke (Meschede, 3 gennaio 1887 – Perthes-lès-Hurlus, 26 settembre 1914) è stato un pittore tedesco, uno degli esponenti principali del movimentoespressionista tedesco Der Blaue Reiter (Il cavaliere blu).
Macke visse durante un periodo particolarmente innovativo per l'arte tedesca che vide lo sviluppo dei principali movimenti espressionisti tedeschi nonché l'arrivo dei successivi movimenti di avanguardia che si stavano formando nel resto d'Europa. Come un vero artista del suo tempo, Macke sapeva come integrare nei suoi quadri gli elementi dell'avanguardia che più lo interessavano.
Macke nacque a Meschede in Germania. Suo padre, August Friedrich Hermann Macke (1845-1904), era un imprenditore edile e sua madre, Maria Florentine, nata Adolph, (1848-1922), proveniva da una famiglia contadina della regione tedesca del Sauerland. La famiglia visse nella Brüsseler Strasse fino a che August compì 13 anni. Macke trascorse la maggior parte della sua vita creativa a Bonn, ad eccezione di alcuni periodi passati sul lago Thun in Svizzera e di diversi viaggi a Parigi, Italia, Olanda e Tunisia.
A Parigi, dove si recò per la prima volta nel 1907, Macke vide l'opera degli impressionisti e subito dopo mosse a Berlino dove passò qualche mese nello studio diLovis Corinth. Il suo stile si formò alla maniera dell'impressionismo francese e del post-impressionismo, e più avanti attraversò un periodo fauve. Nel 1909 sposò Elizabeth Gerhardt. Nel 1910, grazie all'amicizia con Franz Marc, Macke incontrò Kandinsky e per un breve lasso di tempo condivise l'estetica non-oggettuale e gli interessi mistici e simbolici del gruppo Der Blaue Reiter.
L'incontro con Robert Delaunay a Parigi nel 1912 doveva rappresentare per Macke una sorta di rivelazione. Il cubismo cromatico di Delaunay, che Apollinaireaveva definito orfismo, influenzò la produzione artistica di Macke da lì in avanti. Le sue “Vetrine” possono essere considerate un'interpretazione personale delle “Finestre” di Delaunay, combinate con la simultaneità di immagini che si trovano nel Futurismo italiano. L'atmosfera esotica della Tunisia, dove Macke si recò nel 1914 con Paul Klee e Louis Moilliet, fu fondamentale per la creazione dell'approccio luminista del suo periodo finale durante il quale produsse una serie di opere ora considerate dei capolavori.
La breve carriera di Macke fu interrotta bruscamente dalla sua prematura scomparsa al fronte della Prima guerra mondiale nel settembre del 1914.
Macke visse durante un periodo particolarmente innovativo per l'arte tedesca che vide lo sviluppo dei principali movimenti espressionisti tedeschi nonché l'arrivo dei successivi movimenti di avanguardia che si stavano formando nel resto d'Europa. Come un vero artista del suo tempo, Macke sapeva come integrare nei suoi quadri gli elementi dell'avanguardia che più lo interessavano.
Macke nacque a Meschede in Germania. Suo padre, August Friedrich Hermann Macke (1845-1904), era un imprenditore edile e sua madre, Maria Florentine, nata Adolph, (1848-1922), proveniva da una famiglia contadina della regione tedesca del Sauerland. La famiglia visse nella Brüsseler Strasse fino a che August compì 13 anni. Macke trascorse la maggior parte della sua vita creativa a Bonn, ad eccezione di alcuni periodi passati sul lago Thun in Svizzera e di diversi viaggi a Parigi, Italia, Olanda e Tunisia.
A Parigi, dove si recò per la prima volta nel 1907, Macke vide l'opera degli impressionisti e subito dopo mosse a Berlino dove passò qualche mese nello studio diLovis Corinth. Il suo stile si formò alla maniera dell'impressionismo francese e del post-impressionismo, e più avanti attraversò un periodo fauve. Nel 1909 sposò Elizabeth Gerhardt. Nel 1910, grazie all'amicizia con Franz Marc, Macke incontrò Kandinsky e per un breve lasso di tempo condivise l'estetica non-oggettuale e gli interessi mistici e simbolici del gruppo Der Blaue Reiter.
L'incontro con Robert Delaunay a Parigi nel 1912 doveva rappresentare per Macke una sorta di rivelazione. Il cubismo cromatico di Delaunay, che Apollinaireaveva definito orfismo, influenzò la produzione artistica di Macke da lì in avanti. Le sue “Vetrine” possono essere considerate un'interpretazione personale delle “Finestre” di Delaunay, combinate con la simultaneità di immagini che si trovano nel Futurismo italiano. L'atmosfera esotica della Tunisia, dove Macke si recò nel 1914 con Paul Klee e Louis Moilliet, fu fondamentale per la creazione dell'approccio luminista del suo periodo finale durante il quale produsse una serie di opere ora considerate dei capolavori.
La breve carriera di Macke fu interrotta bruscamente dalla sua prematura scomparsa al fronte della Prima guerra mondiale nel settembre del 1914.
Paul Jackson Pollock (Cody, 28 gennaio 1912 – Long Island, 11 agosto 1956) è stato un pittore statunitense, considerato uno dei maggiori rappresentanti dell'Espressionismo astratto o Action Painting.
Ebbe modo di entrare in contatto con la cultura dei nativi americani mentre accompagnava il padre ad effettuare i rilevamenti.[1]. Nel 1929, raggiungendo il fratello Charles, si trasferì a New York, dove entrambi diventarono allievi del pittore Thomas Hart Benton alla Art Students League. La predilezione di Benton per i soggetti ispirati alla campagna americana non fece una grande presa su Pollock, ma il suo ritmico uso del colore e il suo fiero senso di indipendenza ebbero invece su di lui un'influenza duratura.
Il periodo trascorso a Springs e la sua singolare tecnica di pitturaIl laboratorio di Jackson Pollock a Springs, NY.Nell'ottobre del 1945 Pollock sposò una nota pittrice statunitense, Lee Krasner, e il mese successivo si trasferirono in quello che è ora conosciuto come il Pollock-Krasner House di Springs, Long Island. Peggy Guggenheim prestò loro la somma necessaria per pagare l'anticipo di una casa in legno con annesso un fienile, che Pollock trasformò in un laboratorio. Fu lì che perfezionò la sua celebre tecnica di pittura spontanea con cui faceva colare il colore direttamente sulla tela.
Pollock era stato introdotto all'uso del colore puro nel 1936, durante un seminario sperimentale tenuto a New York dall'artista messicano specializzato in murales David Alfaro Siqueiros. Aveva quindi usato la tecnica di versare il colore sulla tela, una tra le diverse tecniche impiegate in quel periodo, per realizzare all'inizio degli anni quaranta quadri come Male and Female e Composition with Pouring I. Dopo essersi trasferito a Springs iniziò a dipingere stendendo le tele sul pavimento del suo studio e sviluppando quella che venne in seguito definita la tecnica del dripping[2] (in italiano sgocciolatura). Per applicare il colore si serviva di pennelli induriti, bastoncini o anche siringhe da cucina. La tecnica inventata da Pollock di versare e far colare il colore è considerata come una delle basi del movimento dell'action painting.
Operando in questo modo si distaccò completamente dall'arte figurativa ed andò contro la tradizione di usare pennello e cavalletto, decidendo inoltre di non servirsi per il gesto artistico della sola mano; per dipingere usava tutto il suo corpo. Nel 1956 la rivista Time soprannominò Pollock "Jack the Dripper"[3] per il suo singolare stile di pittura.
« Non dipingo sul cavalletto. Preferisco fissare le tele sul muro o sul pavimento. Ho bisogno dell'opposizione che mi dà una superficie dura. Sul pavimento mi trovo più a mio agio. Mi sento più vicino al dipinto, quasi come fossi parte di lui, perché in questo modo posso camminarci attorno, lavorarci da tutti e quattro i lati ed essere letteralmente "dentro" al dipinto.Questo modo di procedere è simile a quello dei "Sand painters" Indiani dell'ovest. »(Jackson Pollock»
« Continuo ad allontanarmi dai tradizionali strumenti del pittore come cavalletto, tavolozza, pennelli ecc. Preferisco bastoncini, cazzuole, coltelli e lasciar colare il colore oppure un impasto fatto anche con sabbia, frammenti di vetro o altri materiali. »(Jackson Pollock)
« Quando sono "dentro" i miei quadri, non sono pienamente consapevole di quello che sto facendo. Solo dopo un momento di "presa di coscienza" mi rendo conto di quello che ho realizzato. Non ho paura di fare cambiamenti, di rovinare l'immagine e così via, perché il dipinto vive di vita propria. Io cerco di farla uscire. È solo quando mi capita di perdere il contatto con il dipinto che il risultato è confuso e scadente. Altrimenti c'è una pura armonia, un semplice scambio di dare ed avere e il quadro riesce bene. »(Jackson Pollock)Negli anni quaranta Pollock aveva assistito a delle dimostrazioni di sand painting ("pittura con la sabbia") da parte di nativi americani. Anche i muralisti messicani e la pittura automatica dei surrealistiebbero una certa influenza sulla sua arte. Pollock negava l'esistenza del "caso"; generalmente aveva un'idea precisa dell'aspetto che una particolare opera avrebbe dovuto avere e per ottenerlo si serviva del suo corpo, su cui aveva il controllo, unito al viscoso scorrere del colore, alla forza di gravità e al modo in cui la tela assorbiva il colore. Si trattava dell'unione del controllabile e dell'incontrollabile. Si muoveva energicamente attorno alle tele spruzzando, spatolando, facendo colare e sgocciolare quasi in una danza e non si fermava finché non vedeva ciò che voleva in origine vedere.
Gli studi di Taylor, Micolich e Jonas hanno analizzato la natura della tecnica di Pollock, scoprendo che alcune opere presentano le stesse caratteristiche dei frattali e che assomigliano sempre più a frattali con il passare del tempo e con il progredire della sua carriera. Si spingono ad ipotizzare che in qualche modo Pollock potesse essere consapevole delle caratteristiche del moto caotico e stesse tentando di ricreare quanto percepiva come una perfetta rappresentazione del caos matematico più di dieci anni prima che la stessa Teoria del caos fosse scoperta.
Nel 1950 Hans Namuth, un giovane fotografo, si propose di realizzare un servizio che ritraeva Pollock mentre era all'opera. Il pittore gli promise che avrebbe iniziato un nuovo dipinto appositamente per il servizio, ma quando Namuth arrivò al laboratorio Pollock gli andò incontro scusandosi e dicendogli che il quadro era già finito. Questa la descrizione di Namuth del momento in cui entrò nel laboratorio:
« Una tela coperta di colore ancora fresco occupava tutto il pavimento... Il silenzio era assoluto... Pollock guardò il quadro, quindi, all'improvviso, prese un barattolo di colore e un pennello e iniziò a muoversi attorno al quadro stesso. Fu come se avesse capito di colpo che il lavoro non era ancora finito. I suoi movimenti, lenti all'inizio, diventarono via via più veloci e sempre più simili ad una danza mentre gettava sulla tela i colori. Si dimenticò completamente che Lee ed io eravamo lì; sembrava non sentire minimamente gli scatti della macchina fotografica... Il mio servizio fotografico continuò per tutto il tempo in cui lui dipinse, forse una mezz'ora. In tutto quel tempo Pollock non si fermò mai. Come può una persona mantenere un ritmo così frenetico? Alla fine disse semplicemente: «E' finito». »(Hans Namuth)Gli anni cinquanta ed il periodo successivoI quadri più famosi di Pollock sono quelli realizzati nel periodo del "dripping" tra il 1947 e il 1950. Diventò molto noto in seguito alla pubblicazione di un servizio di quattro pagine della rivista Life dell'8 agosto 1949 che si chiedeva: «È il più grande pittore vivente degli Stati Uniti?». Giunto al vertice della fama Pollock decise improvvisamente di abbandonare lo stile che l'aveva reso famoso.[5]
I suoi lavori successivi al 1951 si presentano con un colore più scuro, spesso usa soltanto il nero, ed iniziano a reintrodurre elementi di tipo figurativo. Pollock diventò molto apprezzato sul mercato dell'arte e i collezionisti chiedevano con insistenza delle nuove opere.
La tomba di Jackson Pollock in secondo piano, preceduta da quella di Lee Krasner al Green River Cemetery.All'età di 44 anni, dopo aver lottato con l'alcool per tutta la vita, la carriera di Pollock fu improvvisamente e tragicamente interrotta l'11 agosto 1956, quando perse la vita in un incidente stradale, causato dal suo stato di ebbrezza, avvenuto a meno di un miglio di distanza dalla sua casa di Springs. Con lui viaggiavano due donne: la sua amante Ruth Kligman, sopravvissuta, e l'amica Edith Metzger, deceduta. Il riconoscimento della salma di Pollock venne effettuato, su incarico della Polizia, dall'amico artista Conrad Marca-Relli, suo vicino di casa a East Hampton.
Dopo la sua morte, la moglie Lee Krasner amministrò il suo lascito artistico, facendo in modo che la sua fama e la sua reputazione rimanessero intatte, a dispetto del rapido succedersi delle mode e dei movimenti nel mondo dell'arte contemporanea. Sono entrambi sepolti al Green River Cemetery di Springs.
L'ereditàAttualmente la Pollock-Krasner House è di proprietà della Stony Brook Foundation, una filiale no-profit della Stony Brook University. Da maggio ad ottobre la casa e lo studio sono aperti alle visite del pubblico.
Nel 2000 è stato girato un film biografico sulla vita dell'artista intitolato Pollock. La realizzazione del film è stata ideata da Ed Harris, che ha interpretato il ruolo di Pollock ed ha diretto la pellicola. Grazie alla sua interpretazione di Lee Krasner, Marcia Gay Harden ha vinto il Premio Oscar alla miglior attrice non protagonista. Anche Ed Harris ha ricevuto nell'occasione una nomination all'Oscar al miglior attore. Nella pellicola è anche presente l'attrice, premio Oscar, Jennifer Connelly, nel ruolo dell'amante di Pollock, Ruth Kligman.
Nel novembre 2006, l'opera di Pollock No. 5, 1948 è divenuto il quadro più costoso della storia quando è stato venduto all'asta ad un compratore anonimo per centoquaranta milioni di dollari. Il precedente proprietario era il produttore cinematografico e musicale David Geffen. Voci non confermate dicono che l'attuale proprietario sia un uomo d'affari e collezionista d'arte tedesco.
È in corso un dibattito per stabilire se ventiquattro tra dipinti e disegni ritrovati nel 2003 in un armadio a Wainscott, New York, siano effettivamente opera di Pollock. Alcuni fisici si sono chiesti se l'analisi dei frattali sia utilizzabile per autenticare le opere. L'analisi dei colori usati evidenzia che alcuni di essi non erano ancora stati brevettati all'epoca della morte di Pollock, anche se potrebbe esserseli procurati ugualmente da qualche commerciante. La discussione non ha ancora prodotto risultati.[6][7]
Nel 2006, è stato realizzato un documentario intitolato Who the Fuck Is Jackson Pollock?[8] in cui si parla del caso di una camionista, di nome Teri Horton, che ha acquistato per cinque dollari, ad un mercatino delle pulci, quello che potrebbe essere in realtà un dipinto di Pollock del valore di svariati milioni.
Il rapporto con l'arte dei Nativi AmericaniNell'opera di Jackson Pollock è molto evidente l'influenza dell'arte dei Nativi americani. Pollock e gli artisti nativi operano con modalità molto simili; Pollock trae le proprie immagini direttamente dall'inconscio, così come i nativi le traggono dal "mondo degli spiriti"; si serve di un'estetica primitivista, diventa "parte" del dipinto, similmente ai pittori con la sabbia nativi e mostra di tendere verso temi pittorici universali. Essenzialmente, paragonare l'arte di Pollock con quella dei nativi significa esplorare lo stesso modello di linguaggio visuale e senza tempo.
Pollock iniziò ad essere influenzato dalla cultura nativa sin dalla giovinezza trascorsa in Arizona, dove entrò in contatto con la loro tradizione culturale orale, le loro cerimonie e i loro miti. Tutto questo lo spinse, nel 1941, a visitare la mostra Indian Art and the United States al Museo di Arte moderna. Qui vide la loro tecnica della "pittura con la sabbia" e tornò varie volte per assistere alle dimostrazioni pratiche che lì si tenevano. Questa forma d'arte, praticata da stregoni in uno stato di estrema concentrazione o simile a quello di trance, ebbe una grande influenza su Pollock che, grazie ad essa, sviluppò la propria celebre tecnica chiamata pouring; gli stregoni infatti erano usi versare sabbie colorate su di una superficie piatta che potevano avvicinare da ogni lato.
Questo modo di procedere era anche paragonabile al surrealismo automatico, una tecnica con cui i dipinti vengono creati "automaticamente". Un esempio di questa tecnica è rappresentato daMeditation on an Oak Leaf, un'opera di Andre Masson che Pollock ammirava moltissimo.
Pollock conosceva bene anche altre discipline molto "alla moda", come la psicanalisi e il primitivismo che rappresentò un altro punto di contatto con l'arte nativo-americana. Durante il periodo in cui era in cura da uno psicanalista junghiano come terapia contro l'alcolismo creò molti "disegni psicanalitici". Utilizzava poi questi disegni per discutere con i medici del proprio stato mentale. Si potrebbe dire che anche l'origine dei disegni - l'inconscio/subconscio - fosse in effetti simile a quella degli artisti nativi, che operavano in uno stato di allucinazione causato dall'uso di droghe come il cactus di San Pedro che favoriva il loro viaggio nel "mondo degli spiriti". Si tratta di uno stato mentale in cui le vivide allucinazioni si combinano tra loro per comporre immagini sia di tipo astratto che figurativo. Le rappresentazioni che ne derivano del mondo degli spiriti presentano un'estetica simile a quella dei disegni psicanalitici di Pollock perché entrambi combinano appunto elementi astratti e geometrici che si originano dai recessi più profondi della mente.
- Pollock nacque nel 1912 a Cody, Wyoming[1], ed era il più giovane di cinque fratelli. Suo padre faceva l'agricoltore ed in seguito diventò un agrimensore alle dipendenze dello stato.[1] Jackson trascorse la sua gioventù tra l'Arizona e la California e studiò alla Manual Arts High School di Los Angeles.
Ebbe modo di entrare in contatto con la cultura dei nativi americani mentre accompagnava il padre ad effettuare i rilevamenti.[1]. Nel 1929, raggiungendo il fratello Charles, si trasferì a New York, dove entrambi diventarono allievi del pittore Thomas Hart Benton alla Art Students League. La predilezione di Benton per i soggetti ispirati alla campagna americana non fece una grande presa su Pollock, ma il suo ritmico uso del colore e il suo fiero senso di indipendenza ebbero invece su di lui un'influenza duratura.
Il periodo trascorso a Springs e la sua singolare tecnica di pitturaIl laboratorio di Jackson Pollock a Springs, NY.Nell'ottobre del 1945 Pollock sposò una nota pittrice statunitense, Lee Krasner, e il mese successivo si trasferirono in quello che è ora conosciuto come il Pollock-Krasner House di Springs, Long Island. Peggy Guggenheim prestò loro la somma necessaria per pagare l'anticipo di una casa in legno con annesso un fienile, che Pollock trasformò in un laboratorio. Fu lì che perfezionò la sua celebre tecnica di pittura spontanea con cui faceva colare il colore direttamente sulla tela.
Pollock era stato introdotto all'uso del colore puro nel 1936, durante un seminario sperimentale tenuto a New York dall'artista messicano specializzato in murales David Alfaro Siqueiros. Aveva quindi usato la tecnica di versare il colore sulla tela, una tra le diverse tecniche impiegate in quel periodo, per realizzare all'inizio degli anni quaranta quadri come Male and Female e Composition with Pouring I. Dopo essersi trasferito a Springs iniziò a dipingere stendendo le tele sul pavimento del suo studio e sviluppando quella che venne in seguito definita la tecnica del dripping[2] (in italiano sgocciolatura). Per applicare il colore si serviva di pennelli induriti, bastoncini o anche siringhe da cucina. La tecnica inventata da Pollock di versare e far colare il colore è considerata come una delle basi del movimento dell'action painting.
Operando in questo modo si distaccò completamente dall'arte figurativa ed andò contro la tradizione di usare pennello e cavalletto, decidendo inoltre di non servirsi per il gesto artistico della sola mano; per dipingere usava tutto il suo corpo. Nel 1956 la rivista Time soprannominò Pollock "Jack the Dripper"[3] per il suo singolare stile di pittura.
« Non dipingo sul cavalletto. Preferisco fissare le tele sul muro o sul pavimento. Ho bisogno dell'opposizione che mi dà una superficie dura. Sul pavimento mi trovo più a mio agio. Mi sento più vicino al dipinto, quasi come fossi parte di lui, perché in questo modo posso camminarci attorno, lavorarci da tutti e quattro i lati ed essere letteralmente "dentro" al dipinto.Questo modo di procedere è simile a quello dei "Sand painters" Indiani dell'ovest. »(Jackson Pollock»
« Continuo ad allontanarmi dai tradizionali strumenti del pittore come cavalletto, tavolozza, pennelli ecc. Preferisco bastoncini, cazzuole, coltelli e lasciar colare il colore oppure un impasto fatto anche con sabbia, frammenti di vetro o altri materiali. »(Jackson Pollock)
« Quando sono "dentro" i miei quadri, non sono pienamente consapevole di quello che sto facendo. Solo dopo un momento di "presa di coscienza" mi rendo conto di quello che ho realizzato. Non ho paura di fare cambiamenti, di rovinare l'immagine e così via, perché il dipinto vive di vita propria. Io cerco di farla uscire. È solo quando mi capita di perdere il contatto con il dipinto che il risultato è confuso e scadente. Altrimenti c'è una pura armonia, un semplice scambio di dare ed avere e il quadro riesce bene. »(Jackson Pollock)Negli anni quaranta Pollock aveva assistito a delle dimostrazioni di sand painting ("pittura con la sabbia") da parte di nativi americani. Anche i muralisti messicani e la pittura automatica dei surrealistiebbero una certa influenza sulla sua arte. Pollock negava l'esistenza del "caso"; generalmente aveva un'idea precisa dell'aspetto che una particolare opera avrebbe dovuto avere e per ottenerlo si serviva del suo corpo, su cui aveva il controllo, unito al viscoso scorrere del colore, alla forza di gravità e al modo in cui la tela assorbiva il colore. Si trattava dell'unione del controllabile e dell'incontrollabile. Si muoveva energicamente attorno alle tele spruzzando, spatolando, facendo colare e sgocciolare quasi in una danza e non si fermava finché non vedeva ciò che voleva in origine vedere.
Gli studi di Taylor, Micolich e Jonas hanno analizzato la natura della tecnica di Pollock, scoprendo che alcune opere presentano le stesse caratteristiche dei frattali e che assomigliano sempre più a frattali con il passare del tempo e con il progredire della sua carriera. Si spingono ad ipotizzare che in qualche modo Pollock potesse essere consapevole delle caratteristiche del moto caotico e stesse tentando di ricreare quanto percepiva come una perfetta rappresentazione del caos matematico più di dieci anni prima che la stessa Teoria del caos fosse scoperta.
Nel 1950 Hans Namuth, un giovane fotografo, si propose di realizzare un servizio che ritraeva Pollock mentre era all'opera. Il pittore gli promise che avrebbe iniziato un nuovo dipinto appositamente per il servizio, ma quando Namuth arrivò al laboratorio Pollock gli andò incontro scusandosi e dicendogli che il quadro era già finito. Questa la descrizione di Namuth del momento in cui entrò nel laboratorio:
« Una tela coperta di colore ancora fresco occupava tutto il pavimento... Il silenzio era assoluto... Pollock guardò il quadro, quindi, all'improvviso, prese un barattolo di colore e un pennello e iniziò a muoversi attorno al quadro stesso. Fu come se avesse capito di colpo che il lavoro non era ancora finito. I suoi movimenti, lenti all'inizio, diventarono via via più veloci e sempre più simili ad una danza mentre gettava sulla tela i colori. Si dimenticò completamente che Lee ed io eravamo lì; sembrava non sentire minimamente gli scatti della macchina fotografica... Il mio servizio fotografico continuò per tutto il tempo in cui lui dipinse, forse una mezz'ora. In tutto quel tempo Pollock non si fermò mai. Come può una persona mantenere un ritmo così frenetico? Alla fine disse semplicemente: «E' finito». »(Hans Namuth)Gli anni cinquanta ed il periodo successivoI quadri più famosi di Pollock sono quelli realizzati nel periodo del "dripping" tra il 1947 e il 1950. Diventò molto noto in seguito alla pubblicazione di un servizio di quattro pagine della rivista Life dell'8 agosto 1949 che si chiedeva: «È il più grande pittore vivente degli Stati Uniti?». Giunto al vertice della fama Pollock decise improvvisamente di abbandonare lo stile che l'aveva reso famoso.[5]
I suoi lavori successivi al 1951 si presentano con un colore più scuro, spesso usa soltanto il nero, ed iniziano a reintrodurre elementi di tipo figurativo. Pollock diventò molto apprezzato sul mercato dell'arte e i collezionisti chiedevano con insistenza delle nuove opere.
La tomba di Jackson Pollock in secondo piano, preceduta da quella di Lee Krasner al Green River Cemetery.All'età di 44 anni, dopo aver lottato con l'alcool per tutta la vita, la carriera di Pollock fu improvvisamente e tragicamente interrotta l'11 agosto 1956, quando perse la vita in un incidente stradale, causato dal suo stato di ebbrezza, avvenuto a meno di un miglio di distanza dalla sua casa di Springs. Con lui viaggiavano due donne: la sua amante Ruth Kligman, sopravvissuta, e l'amica Edith Metzger, deceduta. Il riconoscimento della salma di Pollock venne effettuato, su incarico della Polizia, dall'amico artista Conrad Marca-Relli, suo vicino di casa a East Hampton.
Dopo la sua morte, la moglie Lee Krasner amministrò il suo lascito artistico, facendo in modo che la sua fama e la sua reputazione rimanessero intatte, a dispetto del rapido succedersi delle mode e dei movimenti nel mondo dell'arte contemporanea. Sono entrambi sepolti al Green River Cemetery di Springs.
L'ereditàAttualmente la Pollock-Krasner House è di proprietà della Stony Brook Foundation, una filiale no-profit della Stony Brook University. Da maggio ad ottobre la casa e lo studio sono aperti alle visite del pubblico.
Nel 2000 è stato girato un film biografico sulla vita dell'artista intitolato Pollock. La realizzazione del film è stata ideata da Ed Harris, che ha interpretato il ruolo di Pollock ed ha diretto la pellicola. Grazie alla sua interpretazione di Lee Krasner, Marcia Gay Harden ha vinto il Premio Oscar alla miglior attrice non protagonista. Anche Ed Harris ha ricevuto nell'occasione una nomination all'Oscar al miglior attore. Nella pellicola è anche presente l'attrice, premio Oscar, Jennifer Connelly, nel ruolo dell'amante di Pollock, Ruth Kligman.
Nel novembre 2006, l'opera di Pollock No. 5, 1948 è divenuto il quadro più costoso della storia quando è stato venduto all'asta ad un compratore anonimo per centoquaranta milioni di dollari. Il precedente proprietario era il produttore cinematografico e musicale David Geffen. Voci non confermate dicono che l'attuale proprietario sia un uomo d'affari e collezionista d'arte tedesco.
È in corso un dibattito per stabilire se ventiquattro tra dipinti e disegni ritrovati nel 2003 in un armadio a Wainscott, New York, siano effettivamente opera di Pollock. Alcuni fisici si sono chiesti se l'analisi dei frattali sia utilizzabile per autenticare le opere. L'analisi dei colori usati evidenzia che alcuni di essi non erano ancora stati brevettati all'epoca della morte di Pollock, anche se potrebbe esserseli procurati ugualmente da qualche commerciante. La discussione non ha ancora prodotto risultati.[6][7]
Nel 2006, è stato realizzato un documentario intitolato Who the Fuck Is Jackson Pollock?[8] in cui si parla del caso di una camionista, di nome Teri Horton, che ha acquistato per cinque dollari, ad un mercatino delle pulci, quello che potrebbe essere in realtà un dipinto di Pollock del valore di svariati milioni.
Il rapporto con l'arte dei Nativi AmericaniNell'opera di Jackson Pollock è molto evidente l'influenza dell'arte dei Nativi americani. Pollock e gli artisti nativi operano con modalità molto simili; Pollock trae le proprie immagini direttamente dall'inconscio, così come i nativi le traggono dal "mondo degli spiriti"; si serve di un'estetica primitivista, diventa "parte" del dipinto, similmente ai pittori con la sabbia nativi e mostra di tendere verso temi pittorici universali. Essenzialmente, paragonare l'arte di Pollock con quella dei nativi significa esplorare lo stesso modello di linguaggio visuale e senza tempo.
Pollock iniziò ad essere influenzato dalla cultura nativa sin dalla giovinezza trascorsa in Arizona, dove entrò in contatto con la loro tradizione culturale orale, le loro cerimonie e i loro miti. Tutto questo lo spinse, nel 1941, a visitare la mostra Indian Art and the United States al Museo di Arte moderna. Qui vide la loro tecnica della "pittura con la sabbia" e tornò varie volte per assistere alle dimostrazioni pratiche che lì si tenevano. Questa forma d'arte, praticata da stregoni in uno stato di estrema concentrazione o simile a quello di trance, ebbe una grande influenza su Pollock che, grazie ad essa, sviluppò la propria celebre tecnica chiamata pouring; gli stregoni infatti erano usi versare sabbie colorate su di una superficie piatta che potevano avvicinare da ogni lato.
Questo modo di procedere era anche paragonabile al surrealismo automatico, una tecnica con cui i dipinti vengono creati "automaticamente". Un esempio di questa tecnica è rappresentato daMeditation on an Oak Leaf, un'opera di Andre Masson che Pollock ammirava moltissimo.
Pollock conosceva bene anche altre discipline molto "alla moda", come la psicanalisi e il primitivismo che rappresentò un altro punto di contatto con l'arte nativo-americana. Durante il periodo in cui era in cura da uno psicanalista junghiano come terapia contro l'alcolismo creò molti "disegni psicanalitici". Utilizzava poi questi disegni per discutere con i medici del proprio stato mentale. Si potrebbe dire che anche l'origine dei disegni - l'inconscio/subconscio - fosse in effetti simile a quella degli artisti nativi, che operavano in uno stato di allucinazione causato dall'uso di droghe come il cactus di San Pedro che favoriva il loro viaggio nel "mondo degli spiriti". Si tratta di uno stato mentale in cui le vivide allucinazioni si combinano tra loro per comporre immagini sia di tipo astratto che figurativo. Le rappresentazioni che ne derivano del mondo degli spiriti presentano un'estetica simile a quella dei disegni psicanalitici di Pollock perché entrambi combinano appunto elementi astratti e geometrici che si originano dai recessi più profondi della mente.
Willem de Kooning (Rotterdam, 1904 – New York, 1997) è stato un pittore e scultore statunitense d'origine olandese.
Incomincia la sua carriera in età infantile come apprendista presso una bottega di pittori a Rotterdam. A Rotterdam frequenta l'Accademia di Belle Arti e quindi completa la sua formazione culturale presso scuole d'arte ad Anversa ed a Bruxelles. Dal 1926 si trasferisce negli Stati Uniti e durante i tremendi anni di crisi economica realizza affreschi su commissione del WPA Federal Art Project. Durante la seconda guerra mondiale entra a far parte del gruppo di artistiastratti, formatosi attorno ai numerosi pittori europei emigranti. Nel 1948 con la sua prima personale alla Egan Gallery si afferma come uno degli esponenti più in vista dell'espressionismo astratto.[1]
Dalle Fiandre, senza trascurare le sue origini olandesi, trae quelle caratteristiche comuni a Vincent Van Gogh, Kees Van Dongen e James Ensor di quel senso d'angoscia insito nella vita e alla necessità di esprimerlo. Le sue primissime opere sono di matrice realista, ma il suo linguaggio artistico matura nell'ambito dell'espressionismo astratto divenendone uno dei più significativi rappresentanti. Le sue tele sono la rappresentazione di una visione deformante e violenta che astrae la realtà esteriore. L'adesione ad una matrice realista è comunque riscontrabile anche in quelle opere dove l'informale appare assoluto.
Nel 1947 svolge la sua prima mostra personale presso la Egan Gallery, riscuotendo un buon successo. La sua fama però è soprattutto dovuta alle sue esibizioni effettuate alla Sydney Janis Galleryculminate con la mostra sulle Donne del 1953. Tre anni dopo propone i suoi lavori alla Biennale di Venezia.
L'artista sembra ricercare punti fermi anche quando le linee caotiche e violente tendono a smarrire ogni definizione della struttura, nascono nuovi equilibri di rapporti e armonie di ritmo, costanti attraverso le quali recupera la forma e le attribuisce nuovi valori. A questa visione carica di contraddizioni appartiene la serie delle immagini femminili degli anni cinquanta e sessanta, di drammatica e crudele realtà, tema costante dell'artista.
Negli ultimi anni di vita gli fu diagnosticata la malattia di Alzheimer. I critici d'arte discutono ancora oggi su come debbano essere valutate le sue opere dagli anni ottanta in poi, a causa della sua malattia e di uno stile di vita dedito all'alcool. I suoi ultimi lavori evidenziano un nuovo gusto pittorico complesso e articolato, contraddistinto da giustapposizioni cromatiche e da giochi e ricerche grafiche.
Incomincia la sua carriera in età infantile come apprendista presso una bottega di pittori a Rotterdam. A Rotterdam frequenta l'Accademia di Belle Arti e quindi completa la sua formazione culturale presso scuole d'arte ad Anversa ed a Bruxelles. Dal 1926 si trasferisce negli Stati Uniti e durante i tremendi anni di crisi economica realizza affreschi su commissione del WPA Federal Art Project. Durante la seconda guerra mondiale entra a far parte del gruppo di artistiastratti, formatosi attorno ai numerosi pittori europei emigranti. Nel 1948 con la sua prima personale alla Egan Gallery si afferma come uno degli esponenti più in vista dell'espressionismo astratto.[1]
Dalle Fiandre, senza trascurare le sue origini olandesi, trae quelle caratteristiche comuni a Vincent Van Gogh, Kees Van Dongen e James Ensor di quel senso d'angoscia insito nella vita e alla necessità di esprimerlo. Le sue primissime opere sono di matrice realista, ma il suo linguaggio artistico matura nell'ambito dell'espressionismo astratto divenendone uno dei più significativi rappresentanti. Le sue tele sono la rappresentazione di una visione deformante e violenta che astrae la realtà esteriore. L'adesione ad una matrice realista è comunque riscontrabile anche in quelle opere dove l'informale appare assoluto.
Nel 1947 svolge la sua prima mostra personale presso la Egan Gallery, riscuotendo un buon successo. La sua fama però è soprattutto dovuta alle sue esibizioni effettuate alla Sydney Janis Galleryculminate con la mostra sulle Donne del 1953. Tre anni dopo propone i suoi lavori alla Biennale di Venezia.
L'artista sembra ricercare punti fermi anche quando le linee caotiche e violente tendono a smarrire ogni definizione della struttura, nascono nuovi equilibri di rapporti e armonie di ritmo, costanti attraverso le quali recupera la forma e le attribuisce nuovi valori. A questa visione carica di contraddizioni appartiene la serie delle immagini femminili degli anni cinquanta e sessanta, di drammatica e crudele realtà, tema costante dell'artista.
Negli ultimi anni di vita gli fu diagnosticata la malattia di Alzheimer. I critici d'arte discutono ancora oggi su come debbano essere valutate le sue opere dagli anni ottanta in poi, a causa della sua malattia e di uno stile di vita dedito all'alcool. I suoi ultimi lavori evidenziano un nuovo gusto pittorico complesso e articolato, contraddistinto da giustapposizioni cromatiche e da giochi e ricerche grafiche.
Vasilij Vasil'evič Kandinskij in russo: Василий Васильевич Кандинский[?] (Mosca, 4 dicembre 1866 – Neuilly-sur-Seine, 13 dicembre 1944) è stato un pittorerusso, creatore della pittura astratta.
Nel 1871 la sua famiglia si trasferisce a Odessa. Dal 1886 al 1889 studia legge a Mosca. Nel 1892 si laurea, e nello stesso anno si decise a sposare la cugina Anja Čimiakin, che aveva conosciuto come uditrice all'Università di Mosca e con la quale aveva stabilito un rapporto di grande intesa e affinità intellettuale.
Nel 1896 rifiuta un posto di docente all'Università di Dorpat per studiare arte presso la Akademie der Bildenden Künste München, ovvero l'Accademia di Belle Artidi Monaco di Baviera, dove e' allievo di Franz von Stuck. Nello stesso periodo abita nel quartiere di Schwabing dove trova una concentrazione massima di artisti, rivoluzionari russi, musicisti, scrittori e persone creative in generale.
Nel 1901 fonda il gruppo Phalanx, qui conobbe la sua futura compagna di vita Gabriele Münter che era sua studentessa. L'obiettivo principale del gruppo è di introdurre le avanguardie francesi nell'ambiente artistico tradizionalista di Monaco, a tale scopo apre una scuola in cui tiene lezione. I suoi dipinti dei primi anni del secolo sono paesaggi eseguiti alla spatola, all'inizio ombrosi, e poi di una intensità quasi fulva; dipinge anche temi fantastici derivanti dalla tradizione russa o dal medioevo tedesco; questo periodo è caratterizzato dalla sperimentazione tecnica, in particolare dell'uso dellatempera su carta scura, per dare l'illusione di una superficie illuminata da dietro in trasparenza. La consistenza tonale del chiaroscuro evidenzia lo schema, cancellando la distinzione tra le figure e lo sfondo, dando come risultato una composizione quasi astratta.
Nel 1902 espone per la prima volta con La Secessione di Berlino e realizza le sue prime xilografie. Nel 1903 e 1904 visita l'Italia, l'Olanda, l'Africa e la Russia. Nel 1904 espone nel Salone d'Autunno diParigi.
Assieme alla pittrice Gabriele Münter comprerà nel 1908 una casetta a Murnau in Alta Baviera. Questa casa nominata "la casa dei russi" Russenhaus diventerà luogo di incontro di innumerevoli artisti e musicisti di tutto il mondo. Da qui prenderà piede l'arte astratta.
Nel 1909 viene eletto presidente del Neue Künstlervereinigung München (NKVM). La prima esposizione del gruppo, ha luogo nello stesso anno nella Galleria Heinrich Thannhauser di Monaco. Fino alla fine del decennio, le pitture di Kandinsky denotano una gran tendenza all'appiattimento per l'intensità equivalente delle aree di colore e la superficie rilucente che distrugge ogni illusione di profondità. La serie di quadri di fantini in competizione comincia nel 1909 e in essa la linea dell'orizzonte si va gradualmente sradicando, come del resto ogni altro riferimento spaziale.
Nel 1910 produce il suo primo acquerello astratto, nel quale due nelle macchie più scure predominano due colori, il rosso azzurro che evidentemente considera relazionati perché si trovano sempre insieme. Il rosso è un colore caldo e tende a espandersi; l'azzurro è freddo e tende a contrarsi. Kandinsky non applica la legge dei contrasti simultanei, ma la verifica; si serve di due colori come di due forze controllabili che possono essere sommate o sottratte e, secondo i casi, cioè secondo gli impulsi che riceve, si avvale di entrambi affinché si limitino o si esaltino a vicenda. Ci sono anche segni lineari, filiformi; sono, in un certo modo, indicazioni di movimenti possibili, sono tratti che suggeriscono la direzione ed il ritmo delle macchie che vagano sulla carta. Danno movimento a tutto l'acquerello (...) (Argan).
Nella IV Composizione del 1911, le figure sono talmente semplificate, il colore è talmente arbitrario e lo spazio talmente confuso che è impossibile distinguere l'argomento senza riferirsi ai quadri precedenti della serie. Lo spettatore è particolarmente disorientato dal modo in cui usa la linea: tanto come elemento indipendente, quanto come limite per il colore.
Nel 1911 Kandinsky e Marc si ritirano dal NKVM e pongono le basi del Blaue Reiter, editando un almanacco nel 1912. La prima esposizione ha luogo a dicembre, nella galleria Thannhauser di Monaco. Nello stesso anno pubblica Lo Spirituale nell'Arte.
Nel 1912 viene pubblicato l'almanacco con le opere di Kandinsky e Marc, ed ha luogo la seconda esposizione del Blaue Reiter nella galleria Hans Goltz. Nello stesso anno si tiene la prima mostra personale di Kandinsky nella galleria Der Sturm di Berlino. I temi preferiti di Kandinsky in questo periodo sono violenti e apocalittici, e traggono origine dalle immagini religiose popolari di Germania e Russia. Prima del 1912 il suo lavoro è già passato per diverse evoluzioni produttive.
Nel 1913 quando dipinge Linee Nere già non si può più parlare di astrazione a partire da un soggetto; il colore e la linea hanno assunto tanta autonoma espressività da non seguire più un modello prestabilito. Opere come questa sono le prime realmente astratte.
Il percorso di Kandinsky verso l'astrazione trova giustificazione teorica in Astrazione e Empatia di Wilhelm Worringer, pubblicato nel 1908. Worringer argomenta che l'usuale gerarchia di valori, basata su leggi rinascimentali, non è valida per considerare l'arte di altre culture; molti artisti creano dalla realtà ma con un impulso astratto, cosicché le ultime tendenze dell'arte si trovano in società meno materialiste.
Kandinsky era anche interessato nella Teosofia, intesa come la verità fondamentale che fa da sottofondo alla dottrina ed ai rituali in tutte le religioni del mondo; il credere in una realtà essenziale nascosta dietro le apparenze, fornisce una naturale razionalità all'arte astratta.
In La Spiritualità nell'Arte, parla di una nuova epoca di grande spiritualità e del contributo che le dà la pittura. La nuova arte deve basarsi sul linguaggio del colore e Kandinsky dà indicazioni sulle proprietà emozionali di ciascun tono e di ciascun colore, a differenza delle precedenti teorie sul colore, egli non si interessa dello spettro, ma solo della risposta dell'anima.
Nel 1913 una sua opera partecipa al Armory Show di New York e, allo scoppio della Prima guerra mondiale, torna in Russia lasciando per sempre la sua compagna Gabriele Münter che rimarrà a Murnau nella lora casa comune fine alla sua morte, conservando innumerevoli quadri di Kandinsky (la più grande raccolta di quadri di Kandinsky, donati successivamente alla città di Monaco di Bavierae oggi conservati nella Lenbachhaus). Kandinsky rimarrà a Mosca fino al 1921.
A partire dalla Rivoluzione di ottobre, Kandinsky svolge un lavoro amministrativo per il Commissariato del Popolo per l'Educazione; tra i progetti di questo organismo c'è la fondazione di vari musei e la riforma del sistema scolastico nei riguardi delle Scuole d'Arte.
Nel 1914 Personale alle Galerie Thannhauser a Monaco e nel « Kreis fur Kunst » a Colonia. Kandinsky esegue quattro grandi murali per la villa di Edwin A. Campbell a New York. Il 1º agosto scoppia la prima guerra mondiale. Il 3 agosto Kandinsky si rifugia in Svizzera con Gabrielle Munter. Compie lunghi soggiorni a Goldach am Bodense, dove Kandinsky lavora a «Punto, linea, superficie». Scrive la composizione per palcoscenico « Sipario viola». Viaggio in novembre senza Gabrielle Munter, verso la Russia, via Zurigo. Soggiorno a Mosca.
Nel 1915/16 Sosta da dicembre a marzo 1916 a Stoccolma, dove incontra per l'ultima volta Gabriele Munter, in occasione di una mostra alla galleria Gummenson.
Nel 1917 In febbraio sposa Nina Andreevsky, figlia di un generale, Viaggio di nozze in Finlandia. nello stesso anno nasce il figlio Volodia, che muore nel 1920.
Nel 1921 Si ritira dall' Istituto per la cultura artistica. Viene incaricato di creare la Sezione psico-fisica della neofondata Accademia delle scienze artistiche, di cui diventa vicedirettore e di cui dirige il laboratorio delle riproduzioni. In dicembre, lascia la Russia assieme alla moglie e si trasferisce a Berlino.
Tra il 1922 e il 1933 lavora come insegnante presso la Bauhaus, prima a Weimar, e poi, dopo il trasferimento della scuola, a Dessau. Con l'instaurazione della dittatura, accusato di bolscevismo, è costretto ad abbandonare il paese e a trasferirsi in Francia, in un sobborgo di Parigi.
Nel 1937 a Monaco viene realizzata la celebre mostra sull'Arte Degenerata, con cui Adolf Hitler si propone di condannare le nuove avanguardie artistiche. Nella mostra compaiono circa 50 opere di Kandinskij, poi vendute a basso costo all'asta ad acquirenti stranieri. Nel 1938 partecipa alla mostra «Abstracte Kunst» nello Stedelijk Museum di Amsterdam. Nello stesso anno pubblica quattro poesie e silografie nella rivista «Transition». Il suo saggio «L'Art Concert» esce sul primo numero del «XXe Siècle». Nel 1942 dipinge la sua ultima grande tela, Tensions dèlicates. In seguito, realizza soltanto opere di piccolo formato su cartone catramato. Personale alla Galerie Jeanne Bucher di Parigi. Muore nel 1944 nell'abitazione di Parigi dove ha vissuto negli ultimi dieci anni della sua vita.
"La spiritualità nell'arte"Kandinskij nelle sue opere espone le sue teorie sull'uso del colore, intravedendo un nesso strettissimo tra opera d'arte e dimensione spirituale. Il colore può avere due possibili effetti sullo spettatore: uneffetto fisico, superficiale e basato su sensazioni momentanee, determinato dalla registrazione da parte della retina di un colore piuttosto che di un altro; un effetto psichico dovuto alla vibrazione spirituale (prodotta dalla forza psichica dell'uomo) attraverso cui il colore raggiunge l'anima. Esso può essere diretto o verificarsi per associazione con gli altri sensi.L'effetto psichico del colore è determinato dalle sue qualità sensibili: il colore ha un odore, un sapore, un suono. Perciò il rosso, ad esempio, risveglia in noi l'emozione del dolore, non per un'associazione di idee (rosso-sangue-dolore), ma per le sue proprie caratteristiche, per il suo "suono interiore". Kandinskij utilizza una metafora musicale per spiegare quest'effetto: il colore è il tasto, l'occhio è il martelletto, l'anima è unpianoforte con molte corde.
Il colore può essere caldo o freddo, chiaro o scuro. Questi quattro "suoni" principali possono essere combinati tra loro: caldo-chiaro, caldo-scuro, freddo-chiaro, freddo-scuro. Il punto di riferimento per i colori caldi è il giallo, quello dei colori freddi è l'azzurro. Alle polarità caldo-freddo Kandinskij attribuisce un doppio movimento: uno orizzontale ed uno radiante. Il giallo è dotato di un movimento orizzontale che lo fa avanzare verso lo spettatore rispetto al piano in cui è fisicamente, inoltre è dotato di un movimento eccentrico-centrifugo perché si allarga verso l'esterno, abbaglia, respinge. L'azzurro è dotato di un movimento orizzontale che lo fa indietreggiare dallo spettatore ed è dotato di un movimento concentrico-centripeto perché si avvolge su se stesso, esso creando un effetto di immersione attira lo spettatore.
Kandinskij, sempre in base alla teoria secondo la quale il movimento del colore è una vibrazione che tocca le corde dell'interiorità, descrive i colori in base alle sensazioni e alle emozioni che suscitano nello spettatore, paragonandoli a strumenti musicali. Egli si occupa dei colori primari (giallo, blu, rosso) e poi di colori secondari (arancione, verde, viola), ciascuno dei quali è frutto della mescolanza tra due primari. Analizzerà anche le proprietà di marrone, grigio e arancione.
Il giallo è dotato di una follia vitale, prorompente, di un'irrazionalità cieca; viene paragonato al suono di una tromba, di una fanfara. Il giallo indica anche eccitazione quindi può essere accostato spesso al rosso ma si differenzia da quest'ultimo.
L'azzurro è il blu che tende ai toni più chiari, è indifferente, distante, come un cielo artistico; è paragonabile al suono di un flauto.
Il rosso è caldo, vitale, vivace, irrequieto ma diverso dal giallo, perché non ha la sua superficialità. L'energia del rosso è consapevole, può essere canalizzata. Più è chiaro e tendente al giallo, più ha vitalità, energia. Il rosso medio è profondo, il rosso scuro è più meditativo. È paragonato al suono di una tuba.
L'arancione esprime energia, movimento, e più è vicino alle tonalità del giallo, più è superficiale; è paragonabile al suono di una campana o di un contralto.
Il verde è assoluta mobilità in una assoluta quiete, fa annoiare, suggerisce opulenza, compiacimento, è una quiete appagata, appena vira verso il giallo acquista energia, giocosità. Con il blu diventa pensieroso, attivo. Ha i toni ampi, caldi, semigravi del violino.
Il viola, come l'arancione, è instabile ed è molto difficile utilizzarlo nella fascia intermedia tra rosso e blu. È paragonabile al corno inglese, alla zampogna, al fagotto.
Il blu è il colore del cielo, è profondo; quando è intenso suggerisce quiete, quando tende al nero è fortemente drammatico, quando tende ai toni più chiari le sue qualità sono simili a quelle dell'azzurro, se viene mischiato con il giallo lo rende malto, ed è come se la follia del giallo divenisse "ipocondria". In genere è associato al suono del violoncello.
Il grigio è l'equivalente del verde, ugualmente statico, indica quiete, ma mentre nel verde è presente, seppur paralizzata, l'energia del giallo che lo fa variare verso tonalità più chiare o più fredde facendogli recuperare vibrazione, nel grigio c'è assoluta mancanza di movimento, che esso volga verso il bianco o verso il nero.
Il marrone si ottiene mischiando il nero con il rosso, ma essendo l'energia di quest'ultimo fortemente sorvegliata, ne consegue che esso risulti ottuso, duro, poco dinamico.
Il bianco è dato dalla somma (convenzionale) di tutti i colori dell'iride, ma è un mondo in cui tutti questi colori sono scomparsi, di fatto è un muro di silenzio assoluto, interiormente lo sentiamo come un non-suono. Tuttavia è un silenzio di nascita, ricco di potenzialità; è la pausa tra una battuta e l'altra di un'esecuzione musicale, che prelude ad altri suoni.
Il nero è mancanza di luce, è un non-colore, è spento come un rogo arso completamente. È un silenzio di morte; è la pausa finale di un'esecuzione musicale, tuttavia a differenza del bianco (in cui il colore che vi è già contenuto è flebile) fa risaltare qualsiasi colore.
La composizione pittorica è formata dal colore, che nonostante nella nostra mente sia senza limiti, nella realtà assume anche una forma. Colore e forma non possono esistere separatamente nella composizione. L'accostamento tra forma e colore è basato sul rapporto privilegiato tra singole forme e singoli colori. Se un colore viene associato alla sua forma privilegiata gli effetti e le emozioni che scaturiscono dai colori e dalla forma vengono potenziati. Il giallo ha un rapporto privilegiato con il triangolo, il blu con il cerchio e il rosso con il quadrato.
Molto importante è anche l'orientamento delle forme sulla superficie pittorica, ad esempio, il quadrato su un lato è solido, consapevole, statico; su un vertice (losanga) è instabile e gli si assocerà un rosso caldo, non uno freddo e meditativo. La composizione di un quadro non deve rispondere ad esigenze puramente estetiche ed esteriori, piuttosto deve essere coerente al principio della necessità interiore: quella che l'autore chiama onestà. Il bello non è più ciò che risponde a canoni ordinari prestabiliti. Il bello è ciò che risponde ad una necessità interiore, che l'artista sente come tale
"Punto, linea, superficie"Kandinskij in questo saggio si dedica alla parte grafica, che può esistere anche senza colore.
Il punto è il primo nucleo del significato di una composizione, nasce quando il pittore tocca la tela; è statico.
La linea è la traccia lasciata dal punto in movimento, per questo è dinamica. Può essere orizzontale (forma più concisa dell'infinita mobilità fredda); verticale (forma più concisa dell'infinita mobilità calda), diagonale (unione uniforme di freddo e caldo). Può essere spezzata, curva, mista. I singoli suoni possono essere mescolati tra loro; più la linea è variata, più cambiano le tensioni spirituali che suscita: drammatiche se è spezzata, più liriche se è curva. Anche lo spessore cambia: può essere sottile, marcato, spesso, variabile.
La superficie è il supporto materiale destinato a ricevere il contenuto dell'opera, si tratta solitamente di una tela (ma Kandinskij ha dipinto anche del vasellame e dei piatti). L'opera risulta dunque essere limitata da due linee orizzontali e due verticali, oppure da una linea curva (per la tela a formato ellittico). L'autore può dare accentuazione alle forme girando la tela e sfruttandone i piani diversi, ma non può fare quest'azione a posteriori (come farà, per esempio, Jackson Pollock), bensì ci vuole fin dalla creazione dell'opera lucidità e consapevolezza artistica.
Nel 1871 la sua famiglia si trasferisce a Odessa. Dal 1886 al 1889 studia legge a Mosca. Nel 1892 si laurea, e nello stesso anno si decise a sposare la cugina Anja Čimiakin, che aveva conosciuto come uditrice all'Università di Mosca e con la quale aveva stabilito un rapporto di grande intesa e affinità intellettuale.
Nel 1896 rifiuta un posto di docente all'Università di Dorpat per studiare arte presso la Akademie der Bildenden Künste München, ovvero l'Accademia di Belle Artidi Monaco di Baviera, dove e' allievo di Franz von Stuck. Nello stesso periodo abita nel quartiere di Schwabing dove trova una concentrazione massima di artisti, rivoluzionari russi, musicisti, scrittori e persone creative in generale.
Nel 1901 fonda il gruppo Phalanx, qui conobbe la sua futura compagna di vita Gabriele Münter che era sua studentessa. L'obiettivo principale del gruppo è di introdurre le avanguardie francesi nell'ambiente artistico tradizionalista di Monaco, a tale scopo apre una scuola in cui tiene lezione. I suoi dipinti dei primi anni del secolo sono paesaggi eseguiti alla spatola, all'inizio ombrosi, e poi di una intensità quasi fulva; dipinge anche temi fantastici derivanti dalla tradizione russa o dal medioevo tedesco; questo periodo è caratterizzato dalla sperimentazione tecnica, in particolare dell'uso dellatempera su carta scura, per dare l'illusione di una superficie illuminata da dietro in trasparenza. La consistenza tonale del chiaroscuro evidenzia lo schema, cancellando la distinzione tra le figure e lo sfondo, dando come risultato una composizione quasi astratta.
Nel 1902 espone per la prima volta con La Secessione di Berlino e realizza le sue prime xilografie. Nel 1903 e 1904 visita l'Italia, l'Olanda, l'Africa e la Russia. Nel 1904 espone nel Salone d'Autunno diParigi.
Assieme alla pittrice Gabriele Münter comprerà nel 1908 una casetta a Murnau in Alta Baviera. Questa casa nominata "la casa dei russi" Russenhaus diventerà luogo di incontro di innumerevoli artisti e musicisti di tutto il mondo. Da qui prenderà piede l'arte astratta.
Nel 1909 viene eletto presidente del Neue Künstlervereinigung München (NKVM). La prima esposizione del gruppo, ha luogo nello stesso anno nella Galleria Heinrich Thannhauser di Monaco. Fino alla fine del decennio, le pitture di Kandinsky denotano una gran tendenza all'appiattimento per l'intensità equivalente delle aree di colore e la superficie rilucente che distrugge ogni illusione di profondità. La serie di quadri di fantini in competizione comincia nel 1909 e in essa la linea dell'orizzonte si va gradualmente sradicando, come del resto ogni altro riferimento spaziale.
Nel 1910 produce il suo primo acquerello astratto, nel quale due nelle macchie più scure predominano due colori, il rosso azzurro che evidentemente considera relazionati perché si trovano sempre insieme. Il rosso è un colore caldo e tende a espandersi; l'azzurro è freddo e tende a contrarsi. Kandinsky non applica la legge dei contrasti simultanei, ma la verifica; si serve di due colori come di due forze controllabili che possono essere sommate o sottratte e, secondo i casi, cioè secondo gli impulsi che riceve, si avvale di entrambi affinché si limitino o si esaltino a vicenda. Ci sono anche segni lineari, filiformi; sono, in un certo modo, indicazioni di movimenti possibili, sono tratti che suggeriscono la direzione ed il ritmo delle macchie che vagano sulla carta. Danno movimento a tutto l'acquerello (...) (Argan).
Nella IV Composizione del 1911, le figure sono talmente semplificate, il colore è talmente arbitrario e lo spazio talmente confuso che è impossibile distinguere l'argomento senza riferirsi ai quadri precedenti della serie. Lo spettatore è particolarmente disorientato dal modo in cui usa la linea: tanto come elemento indipendente, quanto come limite per il colore.
Nel 1911 Kandinsky e Marc si ritirano dal NKVM e pongono le basi del Blaue Reiter, editando un almanacco nel 1912. La prima esposizione ha luogo a dicembre, nella galleria Thannhauser di Monaco. Nello stesso anno pubblica Lo Spirituale nell'Arte.
Nel 1912 viene pubblicato l'almanacco con le opere di Kandinsky e Marc, ed ha luogo la seconda esposizione del Blaue Reiter nella galleria Hans Goltz. Nello stesso anno si tiene la prima mostra personale di Kandinsky nella galleria Der Sturm di Berlino. I temi preferiti di Kandinsky in questo periodo sono violenti e apocalittici, e traggono origine dalle immagini religiose popolari di Germania e Russia. Prima del 1912 il suo lavoro è già passato per diverse evoluzioni produttive.
Nel 1913 quando dipinge Linee Nere già non si può più parlare di astrazione a partire da un soggetto; il colore e la linea hanno assunto tanta autonoma espressività da non seguire più un modello prestabilito. Opere come questa sono le prime realmente astratte.
Il percorso di Kandinsky verso l'astrazione trova giustificazione teorica in Astrazione e Empatia di Wilhelm Worringer, pubblicato nel 1908. Worringer argomenta che l'usuale gerarchia di valori, basata su leggi rinascimentali, non è valida per considerare l'arte di altre culture; molti artisti creano dalla realtà ma con un impulso astratto, cosicché le ultime tendenze dell'arte si trovano in società meno materialiste.
Kandinsky era anche interessato nella Teosofia, intesa come la verità fondamentale che fa da sottofondo alla dottrina ed ai rituali in tutte le religioni del mondo; il credere in una realtà essenziale nascosta dietro le apparenze, fornisce una naturale razionalità all'arte astratta.
In La Spiritualità nell'Arte, parla di una nuova epoca di grande spiritualità e del contributo che le dà la pittura. La nuova arte deve basarsi sul linguaggio del colore e Kandinsky dà indicazioni sulle proprietà emozionali di ciascun tono e di ciascun colore, a differenza delle precedenti teorie sul colore, egli non si interessa dello spettro, ma solo della risposta dell'anima.
Nel 1913 una sua opera partecipa al Armory Show di New York e, allo scoppio della Prima guerra mondiale, torna in Russia lasciando per sempre la sua compagna Gabriele Münter che rimarrà a Murnau nella lora casa comune fine alla sua morte, conservando innumerevoli quadri di Kandinsky (la più grande raccolta di quadri di Kandinsky, donati successivamente alla città di Monaco di Bavierae oggi conservati nella Lenbachhaus). Kandinsky rimarrà a Mosca fino al 1921.
A partire dalla Rivoluzione di ottobre, Kandinsky svolge un lavoro amministrativo per il Commissariato del Popolo per l'Educazione; tra i progetti di questo organismo c'è la fondazione di vari musei e la riforma del sistema scolastico nei riguardi delle Scuole d'Arte.
Nel 1914 Personale alle Galerie Thannhauser a Monaco e nel « Kreis fur Kunst » a Colonia. Kandinsky esegue quattro grandi murali per la villa di Edwin A. Campbell a New York. Il 1º agosto scoppia la prima guerra mondiale. Il 3 agosto Kandinsky si rifugia in Svizzera con Gabrielle Munter. Compie lunghi soggiorni a Goldach am Bodense, dove Kandinsky lavora a «Punto, linea, superficie». Scrive la composizione per palcoscenico « Sipario viola». Viaggio in novembre senza Gabrielle Munter, verso la Russia, via Zurigo. Soggiorno a Mosca.
Nel 1915/16 Sosta da dicembre a marzo 1916 a Stoccolma, dove incontra per l'ultima volta Gabriele Munter, in occasione di una mostra alla galleria Gummenson.
Nel 1917 In febbraio sposa Nina Andreevsky, figlia di un generale, Viaggio di nozze in Finlandia. nello stesso anno nasce il figlio Volodia, che muore nel 1920.
Nel 1921 Si ritira dall' Istituto per la cultura artistica. Viene incaricato di creare la Sezione psico-fisica della neofondata Accademia delle scienze artistiche, di cui diventa vicedirettore e di cui dirige il laboratorio delle riproduzioni. In dicembre, lascia la Russia assieme alla moglie e si trasferisce a Berlino.
Tra il 1922 e il 1933 lavora come insegnante presso la Bauhaus, prima a Weimar, e poi, dopo il trasferimento della scuola, a Dessau. Con l'instaurazione della dittatura, accusato di bolscevismo, è costretto ad abbandonare il paese e a trasferirsi in Francia, in un sobborgo di Parigi.
Nel 1937 a Monaco viene realizzata la celebre mostra sull'Arte Degenerata, con cui Adolf Hitler si propone di condannare le nuove avanguardie artistiche. Nella mostra compaiono circa 50 opere di Kandinskij, poi vendute a basso costo all'asta ad acquirenti stranieri. Nel 1938 partecipa alla mostra «Abstracte Kunst» nello Stedelijk Museum di Amsterdam. Nello stesso anno pubblica quattro poesie e silografie nella rivista «Transition». Il suo saggio «L'Art Concert» esce sul primo numero del «XXe Siècle». Nel 1942 dipinge la sua ultima grande tela, Tensions dèlicates. In seguito, realizza soltanto opere di piccolo formato su cartone catramato. Personale alla Galerie Jeanne Bucher di Parigi. Muore nel 1944 nell'abitazione di Parigi dove ha vissuto negli ultimi dieci anni della sua vita.
"La spiritualità nell'arte"Kandinskij nelle sue opere espone le sue teorie sull'uso del colore, intravedendo un nesso strettissimo tra opera d'arte e dimensione spirituale. Il colore può avere due possibili effetti sullo spettatore: uneffetto fisico, superficiale e basato su sensazioni momentanee, determinato dalla registrazione da parte della retina di un colore piuttosto che di un altro; un effetto psichico dovuto alla vibrazione spirituale (prodotta dalla forza psichica dell'uomo) attraverso cui il colore raggiunge l'anima. Esso può essere diretto o verificarsi per associazione con gli altri sensi.L'effetto psichico del colore è determinato dalle sue qualità sensibili: il colore ha un odore, un sapore, un suono. Perciò il rosso, ad esempio, risveglia in noi l'emozione del dolore, non per un'associazione di idee (rosso-sangue-dolore), ma per le sue proprie caratteristiche, per il suo "suono interiore". Kandinskij utilizza una metafora musicale per spiegare quest'effetto: il colore è il tasto, l'occhio è il martelletto, l'anima è unpianoforte con molte corde.
Il colore può essere caldo o freddo, chiaro o scuro. Questi quattro "suoni" principali possono essere combinati tra loro: caldo-chiaro, caldo-scuro, freddo-chiaro, freddo-scuro. Il punto di riferimento per i colori caldi è il giallo, quello dei colori freddi è l'azzurro. Alle polarità caldo-freddo Kandinskij attribuisce un doppio movimento: uno orizzontale ed uno radiante. Il giallo è dotato di un movimento orizzontale che lo fa avanzare verso lo spettatore rispetto al piano in cui è fisicamente, inoltre è dotato di un movimento eccentrico-centrifugo perché si allarga verso l'esterno, abbaglia, respinge. L'azzurro è dotato di un movimento orizzontale che lo fa indietreggiare dallo spettatore ed è dotato di un movimento concentrico-centripeto perché si avvolge su se stesso, esso creando un effetto di immersione attira lo spettatore.
Kandinskij, sempre in base alla teoria secondo la quale il movimento del colore è una vibrazione che tocca le corde dell'interiorità, descrive i colori in base alle sensazioni e alle emozioni che suscitano nello spettatore, paragonandoli a strumenti musicali. Egli si occupa dei colori primari (giallo, blu, rosso) e poi di colori secondari (arancione, verde, viola), ciascuno dei quali è frutto della mescolanza tra due primari. Analizzerà anche le proprietà di marrone, grigio e arancione.
Il giallo è dotato di una follia vitale, prorompente, di un'irrazionalità cieca; viene paragonato al suono di una tromba, di una fanfara. Il giallo indica anche eccitazione quindi può essere accostato spesso al rosso ma si differenzia da quest'ultimo.
L'azzurro è il blu che tende ai toni più chiari, è indifferente, distante, come un cielo artistico; è paragonabile al suono di un flauto.
Il rosso è caldo, vitale, vivace, irrequieto ma diverso dal giallo, perché non ha la sua superficialità. L'energia del rosso è consapevole, può essere canalizzata. Più è chiaro e tendente al giallo, più ha vitalità, energia. Il rosso medio è profondo, il rosso scuro è più meditativo. È paragonato al suono di una tuba.
L'arancione esprime energia, movimento, e più è vicino alle tonalità del giallo, più è superficiale; è paragonabile al suono di una campana o di un contralto.
Il verde è assoluta mobilità in una assoluta quiete, fa annoiare, suggerisce opulenza, compiacimento, è una quiete appagata, appena vira verso il giallo acquista energia, giocosità. Con il blu diventa pensieroso, attivo. Ha i toni ampi, caldi, semigravi del violino.
Il viola, come l'arancione, è instabile ed è molto difficile utilizzarlo nella fascia intermedia tra rosso e blu. È paragonabile al corno inglese, alla zampogna, al fagotto.
Il blu è il colore del cielo, è profondo; quando è intenso suggerisce quiete, quando tende al nero è fortemente drammatico, quando tende ai toni più chiari le sue qualità sono simili a quelle dell'azzurro, se viene mischiato con il giallo lo rende malto, ed è come se la follia del giallo divenisse "ipocondria". In genere è associato al suono del violoncello.
Il grigio è l'equivalente del verde, ugualmente statico, indica quiete, ma mentre nel verde è presente, seppur paralizzata, l'energia del giallo che lo fa variare verso tonalità più chiare o più fredde facendogli recuperare vibrazione, nel grigio c'è assoluta mancanza di movimento, che esso volga verso il bianco o verso il nero.
Il marrone si ottiene mischiando il nero con il rosso, ma essendo l'energia di quest'ultimo fortemente sorvegliata, ne consegue che esso risulti ottuso, duro, poco dinamico.
Il bianco è dato dalla somma (convenzionale) di tutti i colori dell'iride, ma è un mondo in cui tutti questi colori sono scomparsi, di fatto è un muro di silenzio assoluto, interiormente lo sentiamo come un non-suono. Tuttavia è un silenzio di nascita, ricco di potenzialità; è la pausa tra una battuta e l'altra di un'esecuzione musicale, che prelude ad altri suoni.
Il nero è mancanza di luce, è un non-colore, è spento come un rogo arso completamente. È un silenzio di morte; è la pausa finale di un'esecuzione musicale, tuttavia a differenza del bianco (in cui il colore che vi è già contenuto è flebile) fa risaltare qualsiasi colore.
La composizione pittorica è formata dal colore, che nonostante nella nostra mente sia senza limiti, nella realtà assume anche una forma. Colore e forma non possono esistere separatamente nella composizione. L'accostamento tra forma e colore è basato sul rapporto privilegiato tra singole forme e singoli colori. Se un colore viene associato alla sua forma privilegiata gli effetti e le emozioni che scaturiscono dai colori e dalla forma vengono potenziati. Il giallo ha un rapporto privilegiato con il triangolo, il blu con il cerchio e il rosso con il quadrato.
Molto importante è anche l'orientamento delle forme sulla superficie pittorica, ad esempio, il quadrato su un lato è solido, consapevole, statico; su un vertice (losanga) è instabile e gli si assocerà un rosso caldo, non uno freddo e meditativo. La composizione di un quadro non deve rispondere ad esigenze puramente estetiche ed esteriori, piuttosto deve essere coerente al principio della necessità interiore: quella che l'autore chiama onestà. Il bello non è più ciò che risponde a canoni ordinari prestabiliti. Il bello è ciò che risponde ad una necessità interiore, che l'artista sente come tale
"Punto, linea, superficie"Kandinskij in questo saggio si dedica alla parte grafica, che può esistere anche senza colore.
Il punto è il primo nucleo del significato di una composizione, nasce quando il pittore tocca la tela; è statico.
La linea è la traccia lasciata dal punto in movimento, per questo è dinamica. Può essere orizzontale (forma più concisa dell'infinita mobilità fredda); verticale (forma più concisa dell'infinita mobilità calda), diagonale (unione uniforme di freddo e caldo). Può essere spezzata, curva, mista. I singoli suoni possono essere mescolati tra loro; più la linea è variata, più cambiano le tensioni spirituali che suscita: drammatiche se è spezzata, più liriche se è curva. Anche lo spessore cambia: può essere sottile, marcato, spesso, variabile.
La superficie è il supporto materiale destinato a ricevere il contenuto dell'opera, si tratta solitamente di una tela (ma Kandinskij ha dipinto anche del vasellame e dei piatti). L'opera risulta dunque essere limitata da due linee orizzontali e due verticali, oppure da una linea curva (per la tela a formato ellittico). L'autore può dare accentuazione alle forme girando la tela e sfruttandone i piani diversi, ma non può fare quest'azione a posteriori (come farà, per esempio, Jackson Pollock), bensì ci vuole fin dalla creazione dell'opera lucidità e consapevolezza artistica.
James Ensor (Ostenda, 13 aprile 1860 – Ostenda, 19 novembre 1949) è stato un pittore belga.
James Ensor Introverso e misantropo, trascorse gran parte della sua vita nella sua città natale, dedicandosi ad una pittura che fu una delle manifestazioni più significative del periodo e che si pose al centro della cultura del tempo.
Nel 1877 s'iscrisse all’Accademia di Bruxelles, dove rimase fino al 1880, entrando in contatto con gli ambienti anarchici e intellettuali della città, e dove nel 1881 tenne la prima mostra personale.
Le opere di questo periodo, che arrivò fino al 1885 circa, formano il cosiddetto periodo scuro, in cui i colori sono profondi e cupi, con una luce attenuata ma vibrante; in questo si vede l’influenza del naturalismo tipico della tradizione fiamminga e dei realisti francesi, in particolare di Gustave Courbet.
I temi preferiti si rifanno alla tradizione fiamminga: nature morte, ritratti, interni borghesi intimi e malinconici, paesaggi dall’orizzonte piatto e basso con una luce suggestiva che ricorda William Turner.
Queste opere si avvicinano parzialmente all'impressionismo di Edouard Manet, di Edgar Degas e di Claude Monet, senza tuttavia arrivare all’ariosa immediatezza, all’abbandono alla natura, alla luminosità che sfalda la forma.
Tra simbolismo ed espressionismo: la secessioneVerso il 1885, rielaborando l'uso del colore brillante degli impressionisti e la grottesca immaginazione dei primi maestri fiamminghi come Hieronymus Bosch e Pieter Bruegel il Vecchio, Ensor si rivolse verso i temi e gli stili dell’avanguardia.
Si accostò così a suo modo al simbolismo e al decadentismo, svolgendo un ruolo determinante nel rinnovamento dell’arte belga e anticipando le correnti dei fauves e dell’espressionismo.
Il distacco dalla visione naturalistica rivela nel pittore quella crisi del rapporto tra l’uomo e la natura e quella tendenza all’allusione simbolica tipica di tutta l’arte post-impressionista.
Questo processo di trasfigurazione della realtà è basato su di un linguaggio fatto di colori puri e aspri, con vibranti colpi di pennello interrotti che accrescono l’effetto violento dei suoi soggetti.
La tavolozza si schiarisce ed appaiono elementi inquietanti come maschere, scheletri, spettri e demoni, usati per mettere in satira gli aspetti più tipici del mondo borghese.
L’antica immagine della morte si nasconde dietro maschere spaventose, cariche di un simbolismo ambiguo ed ossessivo, tipico del clima decadente di fine secolo.
La vena grottesca oscilla tra ironia ed inquietudine in una specie di incubo in cui sogno e realtà si confondono anticipando il surrealismo.
Per i suoi soggetti, Ensor prese spesso spunto dai vacanzieri di Ostenda, che lo riempivano di disgusto: ritraendo gli individui come clown o scheletri o sostituendo le loro facce con maschere di carnevale, rappresentò l’umanità come stupida, vana e ripugnante.
L'influsso di Ensor sull'arte del XX secoloIl suo lavoro esercitò un importante influsso sulla pittura del XX secolo: i suoi luridi soggetti aprirono la strada al surrealismo e al dadaismo, mentre la sua tecnica, in modo particolare l’uso del pennello e il senso del colore, condusse direttamente all’espressionismo.
Alla cultura del suo tempo Ensor non partecipò attivamente, anche perché le sue opere erano spesso rifiutate alle esposizioni per la loro eccentricità; si limitò a unirsi al gruppo Les XX e a pubblicare alcuni scritti violentemente polemici verso la critica ufficiale.
Molto importante è anche la sua produzione di incisioni e disegni con paesaggi e scene di vita quotidiana: anche in queste opere l’intreccio di sogno e realtà precorre il surrealismo.
Con il nuovo secolo i critici rivalutarono ed apprezzarono il suo stile, ma la sua vena artistica aveva ormai perduto quella carica aggressivamente ironica e fantastica che ne aveva costituito il carattere più originale.
Morì il 19 novembre 1949 a Ostenda.
Nella casa in cui ha passato gran parte della sua vita è oggi presente un museo dedicato al suo lavoro.
James Ensor Introverso e misantropo, trascorse gran parte della sua vita nella sua città natale, dedicandosi ad una pittura che fu una delle manifestazioni più significative del periodo e che si pose al centro della cultura del tempo.
Nel 1877 s'iscrisse all’Accademia di Bruxelles, dove rimase fino al 1880, entrando in contatto con gli ambienti anarchici e intellettuali della città, e dove nel 1881 tenne la prima mostra personale.
Le opere di questo periodo, che arrivò fino al 1885 circa, formano il cosiddetto periodo scuro, in cui i colori sono profondi e cupi, con una luce attenuata ma vibrante; in questo si vede l’influenza del naturalismo tipico della tradizione fiamminga e dei realisti francesi, in particolare di Gustave Courbet.
I temi preferiti si rifanno alla tradizione fiamminga: nature morte, ritratti, interni borghesi intimi e malinconici, paesaggi dall’orizzonte piatto e basso con una luce suggestiva che ricorda William Turner.
Queste opere si avvicinano parzialmente all'impressionismo di Edouard Manet, di Edgar Degas e di Claude Monet, senza tuttavia arrivare all’ariosa immediatezza, all’abbandono alla natura, alla luminosità che sfalda la forma.
Tra simbolismo ed espressionismo: la secessioneVerso il 1885, rielaborando l'uso del colore brillante degli impressionisti e la grottesca immaginazione dei primi maestri fiamminghi come Hieronymus Bosch e Pieter Bruegel il Vecchio, Ensor si rivolse verso i temi e gli stili dell’avanguardia.
Si accostò così a suo modo al simbolismo e al decadentismo, svolgendo un ruolo determinante nel rinnovamento dell’arte belga e anticipando le correnti dei fauves e dell’espressionismo.
Il distacco dalla visione naturalistica rivela nel pittore quella crisi del rapporto tra l’uomo e la natura e quella tendenza all’allusione simbolica tipica di tutta l’arte post-impressionista.
Questo processo di trasfigurazione della realtà è basato su di un linguaggio fatto di colori puri e aspri, con vibranti colpi di pennello interrotti che accrescono l’effetto violento dei suoi soggetti.
La tavolozza si schiarisce ed appaiono elementi inquietanti come maschere, scheletri, spettri e demoni, usati per mettere in satira gli aspetti più tipici del mondo borghese.
L’antica immagine della morte si nasconde dietro maschere spaventose, cariche di un simbolismo ambiguo ed ossessivo, tipico del clima decadente di fine secolo.
La vena grottesca oscilla tra ironia ed inquietudine in una specie di incubo in cui sogno e realtà si confondono anticipando il surrealismo.
Per i suoi soggetti, Ensor prese spesso spunto dai vacanzieri di Ostenda, che lo riempivano di disgusto: ritraendo gli individui come clown o scheletri o sostituendo le loro facce con maschere di carnevale, rappresentò l’umanità come stupida, vana e ripugnante.
L'influsso di Ensor sull'arte del XX secoloIl suo lavoro esercitò un importante influsso sulla pittura del XX secolo: i suoi luridi soggetti aprirono la strada al surrealismo e al dadaismo, mentre la sua tecnica, in modo particolare l’uso del pennello e il senso del colore, condusse direttamente all’espressionismo.
Alla cultura del suo tempo Ensor non partecipò attivamente, anche perché le sue opere erano spesso rifiutate alle esposizioni per la loro eccentricità; si limitò a unirsi al gruppo Les XX e a pubblicare alcuni scritti violentemente polemici verso la critica ufficiale.
Molto importante è anche la sua produzione di incisioni e disegni con paesaggi e scene di vita quotidiana: anche in queste opere l’intreccio di sogno e realtà precorre il surrealismo.
Con il nuovo secolo i critici rivalutarono ed apprezzarono il suo stile, ma la sua vena artistica aveva ormai perduto quella carica aggressivamente ironica e fantastica che ne aveva costituito il carattere più originale.
Morì il 19 novembre 1949 a Ostenda.
Nella casa in cui ha passato gran parte della sua vita è oggi presente un museo dedicato al suo lavoro.
Erich Heckel (Döbeln, 31 luglio 1883 – Radolfzell, 27 gennaio 1970) è stato un pittore e incisore tedesco.
Attratto dalle moderne teorie artistiche, nel 1904 cominciò a studiare architettura a Dresda, dove si avvicinò al pensiero di autori anti-borghesi, in particolare di Nietzsche e di Dostoevskij.
Durante gli anni da studente divenne amico di Karl Schmidt-Rottluff, di Ernst Ludwig Kirchner e di Fritz Bleyl, con i quali nel 1905 fondò il gruppo artistico Die Brücke (Il Ponte), così chiamato perché cercava di creare un ponte fra le due anime della pittura tedesca di allora: quella tradizionale neo-romantica e quella moderna espressionista.
Il gruppo traeva la principale ispirazione da Edvard Munch e da alcuni post-impressionisti, come Vincent Van Gogh e Paul Gauguin; particolare attenzione fu posta anche all'arte africana, che li spinse verso l'intaglio del legno.
Anche la xilografia e la stampa furono ampiamente usate da loro, viste come un mezzo economico e rapido per produrre pezzi artistici in gran quantità e a prezzi accessibili a molti.
In particolare, lo stile di Heckel di questi anni si caratterizza come altamente emotivo, ottenuto per mezzo di linee aggressive e spezzate e di colori brillanti, stesi in modo piatto e vigoroso.
Come gli altri membri del gruppo, anche Heckel cercò ispirazione nella natura: per questo passò le estati tra il 1907 ed il 1910 sulla costa del Mare del Nord e sui laghi della Sassonia, spesso in compagnia degli amici Kirchner e Max Pechstein.
Nel 1911 Heckel, sempre più interessato nella composizione pittorica formale, si trasferì a Berlino, ma ebbe difficoltà ad adattarsi alla nuova città.
I colori usati sono più sommessi e i suoi dipinti diventano meno intensi e più malinconici, in un certo senso più introspettivi, in cui spesso il tema principale è la malattia.
Cominciò allora a viaggiare per la Germania, conoscendo artisti come Wilhelm Lehmbruck, Lyonel Feininger e August Macke; incontrò anche James Ensor, che allora viveva ad Ostenda.
Durante la prima guerra mondiale Heckel prestò servizio nel corpo sanitario, rimanendo profondamente turbato dalle atrocità del conflitto; quasi tutte le illustrazioni di quegli anni richiamano queste dolorose esperienze.
Nel primo dopoguerra viaggiò per l'Europa, tornando a cercare ispirazione nella natura, la più intatta possibile dalla civilizzazione.
In particolare, subì il fascino della Foresta Nera e delle Alpi attorno al lago di Costanza.
La severità e la monumentalità delle montagne entrarono allora nei suoi paesaggi: l'atmosfera angosciosa dei dipinti degli anni espressionisti si stempera gradatamente in una pittura più distesa, con colori sempre più a pastello.
Con l'avvento del nazismo, Heckel fu considerato un artista degenerato: gli fu proibito di esporre in pubblico e le sue opere nei musei tedeschi furono confiscate; in questi anni una parte notevole del suo lavoro fu distrutta.
Dopo la seconda guerra mondiale visse sul lago di Costanza ed insegnò all'Accademia di Belle Arti di Karlsruhe fino al 1955.
Fino alla sua morte, avvenuta a Radolfzell, una località sul lago di Costanza, il 27 luglio 1970, continuò a dipingere e ad essere considerato uno degli artisti più importanti della Germania, come provato dai molti premi ricevuti e dalle molte mostre a cui partecipò.
Attratto dalle moderne teorie artistiche, nel 1904 cominciò a studiare architettura a Dresda, dove si avvicinò al pensiero di autori anti-borghesi, in particolare di Nietzsche e di Dostoevskij.
Durante gli anni da studente divenne amico di Karl Schmidt-Rottluff, di Ernst Ludwig Kirchner e di Fritz Bleyl, con i quali nel 1905 fondò il gruppo artistico Die Brücke (Il Ponte), così chiamato perché cercava di creare un ponte fra le due anime della pittura tedesca di allora: quella tradizionale neo-romantica e quella moderna espressionista.
Il gruppo traeva la principale ispirazione da Edvard Munch e da alcuni post-impressionisti, come Vincent Van Gogh e Paul Gauguin; particolare attenzione fu posta anche all'arte africana, che li spinse verso l'intaglio del legno.
Anche la xilografia e la stampa furono ampiamente usate da loro, viste come un mezzo economico e rapido per produrre pezzi artistici in gran quantità e a prezzi accessibili a molti.
In particolare, lo stile di Heckel di questi anni si caratterizza come altamente emotivo, ottenuto per mezzo di linee aggressive e spezzate e di colori brillanti, stesi in modo piatto e vigoroso.
Come gli altri membri del gruppo, anche Heckel cercò ispirazione nella natura: per questo passò le estati tra il 1907 ed il 1910 sulla costa del Mare del Nord e sui laghi della Sassonia, spesso in compagnia degli amici Kirchner e Max Pechstein.
Nel 1911 Heckel, sempre più interessato nella composizione pittorica formale, si trasferì a Berlino, ma ebbe difficoltà ad adattarsi alla nuova città.
I colori usati sono più sommessi e i suoi dipinti diventano meno intensi e più malinconici, in un certo senso più introspettivi, in cui spesso il tema principale è la malattia.
Cominciò allora a viaggiare per la Germania, conoscendo artisti come Wilhelm Lehmbruck, Lyonel Feininger e August Macke; incontrò anche James Ensor, che allora viveva ad Ostenda.
Durante la prima guerra mondiale Heckel prestò servizio nel corpo sanitario, rimanendo profondamente turbato dalle atrocità del conflitto; quasi tutte le illustrazioni di quegli anni richiamano queste dolorose esperienze.
Nel primo dopoguerra viaggiò per l'Europa, tornando a cercare ispirazione nella natura, la più intatta possibile dalla civilizzazione.
In particolare, subì il fascino della Foresta Nera e delle Alpi attorno al lago di Costanza.
La severità e la monumentalità delle montagne entrarono allora nei suoi paesaggi: l'atmosfera angosciosa dei dipinti degli anni espressionisti si stempera gradatamente in una pittura più distesa, con colori sempre più a pastello.
Con l'avvento del nazismo, Heckel fu considerato un artista degenerato: gli fu proibito di esporre in pubblico e le sue opere nei musei tedeschi furono confiscate; in questi anni una parte notevole del suo lavoro fu distrutta.
Dopo la seconda guerra mondiale visse sul lago di Costanza ed insegnò all'Accademia di Belle Arti di Karlsruhe fino al 1955.
Fino alla sua morte, avvenuta a Radolfzell, una località sul lago di Costanza, il 27 luglio 1970, continuò a dipingere e ad essere considerato uno degli artisti più importanti della Germania, come provato dai molti premi ricevuti e dalle molte mostre a cui partecipò.
Alfred Leopold Isidor Kubin (Leitmeritz, 10 aprile 1877 – Zwickledt, 20 agosto 1959) è stato un illustratore e scrittore austriaco.
Kubin nacque in Boemia nella città di Leitmeritz, nell'Impero Austro-Ungarico. Dal 1898 al 1901, Kubin studiò alla scuola d'arte Schmitt Reutte e allaAkademie der Bildenden Künste München (Accademia delle belle arti di Monaco di Baviera). Produsse un esiguo numero di pitture ad olio negli anni tra il1902 e il 1910, ma in seguito la sua produzione consistette di disegni a inchiostro, acquarelli e litografie. Abitò a Schwabing il quartiere della Boheme a Monaco di Baviera.
Nel 1912 a Monaco, divenne membro del gruppo Blaue Reiter, grazie al quale strinse amicizia con artisti quali Kandinsky, Gabriele Münter, August Macke,Marianne von Werefkin, Alexander Jawlenski, Marc e Klee. Fu considerato un importante rappresentante dell'espressionismo, noto per le fantasie scure, spettrali, simboliche (spesso assemblate in serie tematiche di disegni).
Come Oskar Kokoschka e Albert Paris Gütersloh, Kubin ebbe talento sia artistico che letterario. Egli illustrò lavori di Edgar Allan Poe, E.T.A. Hoffmann,Fyodor Dostoevsky ed altri. Fu anche l'autore di vari libri, tra i quali il più conosciuto è il suo romanzo Die Andere Seite (L'altra parte, 1909), considerato il primo esempio di letteratura espressionista.
Dal 1906 fino alla sua morte, visse una vita riservata in un castello del dodicesimo secolo a Zwickledt. A Kubin furono assegnati il Great Austrian State Prize nel 1951 e l'Austrian Decoration for Science and Art nel 1957. In Italia la sua opera fu presentata per la prima volta in occasione della Biennale di Venezia del 1951.
Kubin nacque in Boemia nella città di Leitmeritz, nell'Impero Austro-Ungarico. Dal 1898 al 1901, Kubin studiò alla scuola d'arte Schmitt Reutte e allaAkademie der Bildenden Künste München (Accademia delle belle arti di Monaco di Baviera). Produsse un esiguo numero di pitture ad olio negli anni tra il1902 e il 1910, ma in seguito la sua produzione consistette di disegni a inchiostro, acquarelli e litografie. Abitò a Schwabing il quartiere della Boheme a Monaco di Baviera.
Nel 1912 a Monaco, divenne membro del gruppo Blaue Reiter, grazie al quale strinse amicizia con artisti quali Kandinsky, Gabriele Münter, August Macke,Marianne von Werefkin, Alexander Jawlenski, Marc e Klee. Fu considerato un importante rappresentante dell'espressionismo, noto per le fantasie scure, spettrali, simboliche (spesso assemblate in serie tematiche di disegni).
Come Oskar Kokoschka e Albert Paris Gütersloh, Kubin ebbe talento sia artistico che letterario. Egli illustrò lavori di Edgar Allan Poe, E.T.A. Hoffmann,Fyodor Dostoevsky ed altri. Fu anche l'autore di vari libri, tra i quali il più conosciuto è il suo romanzo Die Andere Seite (L'altra parte, 1909), considerato il primo esempio di letteratura espressionista.
Dal 1906 fino alla sua morte, visse una vita riservata in un castello del dodicesimo secolo a Zwickledt. A Kubin furono assegnati il Great Austrian State Prize nel 1951 e l'Austrian Decoration for Science and Art nel 1957. In Italia la sua opera fu presentata per la prima volta in occasione della Biennale di Venezia del 1951.
Renato Guttuso all'anagrafe Aldo Renato (Bagheria, 26 dicembre 1911 – Roma, 18 gennaio 1987) è stato un pittore e politico italiano.
Figlio di Gioacchino, agrimensore e acquerellista dilettante, e di Giuseppina d'Amico - che preferiscono denunciare la nascita a Palermo il 2 gennaio1912 per contrasti con l'amministrazione comunale di Bagheria dovuti alle idee liberali dei coniugi - il piccolo Renato manifestò precocemente la sua predisposizione alla pittura.
Influenzato dall'hobby del padre e dalla frequentazione dello studio del pittore Domenico Quattrociocchi e della bottega del pittore di carri Emilio Murdolo, il giovane Renato iniziò appena tredicenne a datare e firmare i propri quadri. Si tratta per lo più di copie (paesaggisti siciliani dell'Ottocento ma anche pittori francesi come Millet o artisti contemporanei come Carrà), ma non mancano ritratti originali. Durante l'adolescenza iniziò anche a frequentare lo studio del pittore futurista Pippo Rizzo e gli ambienti artistici palermitani. Nel 1928, appena diciassettenne partecipa alla sua prima mostra collettiva a Palermo.
Renato Guttuso nacque il giorno di Santo Stefano del 1911 nella cittadina siciliana di Bagheria. Il padre, il cavaliere Gioacchino Guttuso, era agrimensore e di lui, nella collezione donata al Comune di Bagheria, esistono vari ritratti: il primo, addirittura risalente al 1925, dimostra il genio precoce dell'artista; altri con riga e squadra ne sottolineano la professione e l'ammirazione per l'uomo tutto d'un pezzo appassionato nelle lettere e nelle arti, con il culto della libertà trasmessagli dal padre Ciro che aveva combattuto con Garibaldi. L'adolescenza borghese è fitta di stimoli per il futuro pittore.
Il giovane Guttuso abita in una casa vicino alle ville Valguarnera e Palagonia, di cui ritrarrà particolari in quadri successivi e s'ispira agli scogli dell'Aspra e tra le gite al mare e i primi amori vive tutta la crisi siciliana del dopoguerra in cui comincia a delinearsi lo scempio architettonico e sociale. A Palermo e nella stessa Bagheria vede in completa decadenza la nobiltà delle splendide ville settecentesche, coi loro mostri famosi e l'avanzare di un vero massacro urbanistico e di lotte di potere all'interno del comune che scuotono il temperamento di Guttuso, mentre la famiglia viene segnata da ristrettezze economiche a causa dell'ostilità di clericali e fascisti nei confronti del padre di Renato.
Renato Guttuso ai Littoriali di Palermo in divisa del GUFQuesti, sentendo sempre più forte l'inclinazione alla pittura, si trasferì a Palermo per gli studi liceali e poi all'Università (dove lo troviamo iscritto al Gruppo Universitario Fascista (GUF), arrivando 2° ai Littoriali della cultura e dell'arte del 1937 a Napoli per la critica d'arte, mentre la sua formazione si modella sulle correnti figurative europee, da Courbet a Van Gogh a Picasso e lo porta a Milano e a viaggiare per l'Europa. Nel suo espressionismo si fanno via via sempre più forte non solo i motivi siciliani come i rigogliosi limoneti, l'ulivo saraceno, il Palinuro, tra mito e solitudine isolana che, inviati nel '31 alla I Quadriennale di Roma, confluirono in una collettiva di sei pittori siciliani accolti dalla critica – dice Franco Grasso nella citata monografia – come “una rivelazione, un'affermazione siciliana”.
Tornato a Palermo apre uno studio in Corso Pisani e con la pittrice Lia Pasqualino e gli scultori Giovanni Barbera e Nino Franchina forma il Gruppo dei Quattro.
Rifiutato ogni canone accademico, con le figure libere nello spazio o la ricerca del puro senso del colore, Guttuso s'inserisce nel movimento artistico “Corrente”, che con atteggiamenti scapigliati s'oppone alla cultura ufficiale e denota una forte opposizione antifascista nelle scelte tematiche negli anni della guerra di Spagna e che preparano la seconda guerra mondiale.
L'Arte Sociale di GuttusoUn lungo soggiorno di tre anni a Milano, nel corso dei quali non manca però di tornare in estate a Bagheria, matura l'arte “sociale” di Guttuso, con un impegno morale e politico via via più scoperto che si rivelava in quadri come “Fucilazione in Campagna”, dedicato a García Lorca, fra il '37 ed il '38, “Fuga dall'Etna “ in due stesure. Si trasferisce intanto a Roma, con studio in Via Margutta dove, per l'esuberanza di vita, l'amico Mazzacurati lo soprannomina scherzosamente “Sfrenato Guttuso” e frequenta la trattoria Fratelli Menghi, punto d’incontro per registi, sceneggiatori, poeti e pittori: Emilio Vedova, Mario Mafai, Pericle Fazzini, Corrado Cagli, Giulio Turcato, Antonio Corpora, Mario Monicelli e si tiene anche in contatto col gruppo milanese di Treccani, Giacomo Manzù, Aligi Sassu. Il dipinto che gli dà la fama, fra mille polemiche da parte anche del clero e del fascio perché sotto il soggetto sacro denunzia gli orrori della guerra, è La Crocifissione. Di esso Guttuso ha scritto nel suo Diario che è “il simbolo di tutti coloro che subiscono oltraggio, carcere, supplizio per le loro idee” con il quale al Premio Bergamo sigla la sua nuova stagione.
L'artista non cesserà mai di lavorare in anni difficili come quelli della guerra ed alterna, specie nelle nature morte, gli oggetti delle case umili della sua terra, a squarci di paesaggio del Golfo di Palermo a una collezione di disegni intitolata “Massacri”, che circolarono clandestinamente poiché ritraggono le repressioni naziste, come quello dedicato alle Fosse Ardeatine.
Il dopoguerra e il matrimonio di GuttusoRenato Guttuso nel 1952
(foto di Libero Tosi).Conosce e sposa quella che sarà la sua fedele compagna e confidente Mimise che ritrarrà nel '47. Già all'indomani della Liberazione un anelito di speranza torna ad alitare nella pittura del maestro come nel quadro “Pausa dal lavoro”, china e acquerello nel 1945, quasi un simbolo della rinascita di cui Pier Paolo Pasolini ha scritto (1962):
“Le figure di dieci operaiemergono bianche sui mattoni bianchiil mezzogiorno è d'estate.Ma le carni umiliatefanno ombra: e lo scomposto ordinedei bianchi è fedelmente seguitodai neri. Il mezzogiorno è di pace”.Seguono “Carrettieri che cantano”, “Contadino che zappa” (1947), “Contadini di Sicilia” (dieci disegni pubblicati a Roma nel '51) in cui il linguaggio pittorico diventa chiaro ed essenziale e di cui lo stesso Guttuso ebbe a scrivere che erano preparatori del quadro “Occupazione delle terre incolte di Sicilia”, esposto alla Biennale d'Arte a Venezia nel 1950, affermando: “Credo siano legati alla mia ispirazione più profonda e remota. Alla mia infanzia, alla mia gente, ai miei contadini, a mio padre agrimensore, ai giardini di limoni e di aranci, alle pianure del latifondo familiari al mio occhio ed al mio sentimento, da che sono nato. Contadini siciliani che hanno nel mio cuore il primo posto, perché io sono dei loro, i cui volti mi vengono continuamente davanti agli occhi qualunque cosa io faccia, contadini siciliani che sono tanta parte della storia d'Italia…”.
Museo Renato Guttuso, BagheriaSempre nel 1949-1950, Renato Guttuso aderisce al progetto della importante collezione Verzocchi (attualmente conservata presso la Pinacoteca civica di Forlì), inviando, oltre ad un autoritratto, l'opera "Bracciante siciliano".
Puntualmente torna a stupire, alternando la visione luminosa e piena di colore di “Bagheria sul golfo di Palermo” alla “Battaglia al ponte dell'Ammiraglio” in cui ritrae il nonno Ciro Guttuso, arruolatosi come garibaldino, e con una serie di dipinti dal vero le lotte contadine per l'occupazione delle terre, gli zolfatari, o squarci di paesaggio fra cactus e ficodindia, ritratti di amici e uomini di cultura, pittori come Nino Garajo e Bruno Caruso.
Affascinato dal modello dantesco, dal '59 al '61, l'artista concepisce una serie di disegni colorati che poi verranno pubblicati in volume nel '70, “Il Dante di Guttuso”, in cui i personaggi dell'Inferno vengono rivisitati come esemplari della storia del genere umano, confermando la versatilità dell'ingegno. Un intero ciclo, invece, viene dedicato negli anni settanta alla sua autobiografia in pittura, quadri d'eccezionale valore per la conoscenza del Guttuso uomo-artista.
La figura femminile diventa dominante nella pittura come lo fu nella vita privata e fra i dipinti più grandi per mistura ricordiamo “Donne stanze paesaggi oggetti” del '67, oggi esposto alla galleria comunale di Bagheria, a Villa Cattolica, com'è importante la serie di dipinti in cui ritrae Marta Marzotto, musa ispiratrice e modella prediletta per lunghi anni. Celebre è anche la serie delle Cartoline, un insieme di 37 disegni e tecniche miste (pubblicate dalla casa editrice Archinto nel volume Le Cartoline di Renato Guttuso) in cui l'artista magistralmente rappresenta i ricordi, i sentimenti, le emozioni, le fantasie e gli stati d'animo dell'uomo Guttuso verso la donna Marta Marzotto.
Nel 1971 disegnò il drappellone del Palio di Siena del 16 agosto.
Nel 1972 dipinge I funerali di Togliatti, che diverrà opera-manifesto della pittura antifascista.
Alle Elezioni Politiche del 20 giugno 1976 fu eletto al Senato della Repubblica per il PCI nel collegio di Sciacca, raccogliendo 29.897 preferenze[1].
Fu confermato alle Elezioni Politiche del 3 giugno 1979 al Senato della Repubblica per il PCI nel collegio di Lucera, raccogliendo 29.418 preferenze[2].
La Vucciria di PalermoPer approfondire, vedi la voce Vucciria (Renato Guttuso).[modifica]La morteGuttuso si spense malinconicamente in isolamento, dopo la morte della moglie, riavvicinandosi, secondo una testimonianza di Giulio Andreotti, alla fede cristiana, di cui aveva condiviso a suo modo i valori umani e di pietà per gli oppressi. Una testimonianza che comunque sembra essere in contrasto con le dichiarazioni di alcuni suoi intimi e colleghi. Alla morte donò alla città natale molte opere che sono raccolte nel museo di Villa Cattolica a Bagheria.
Guttuso non ebbe figli biologici riconosciuti, ma un figlio adottivo, adottato poco prima della morte, Fabio Carapezza Guttuso[3], che gli fu molto vicino negli ultimi anni di vita, unico conforto dopo la perdita di molti cari. Fabio Carapezza Guttuso fu l'unico erede dell'immenso patrimonio di Guttuso. Fondò gli Archivi Guttuso, cui destinò lo studio di Piazza del Grillo, e integrò la collezione del museo di Bagheria con numerose opere ereditate.
Figlio di Gioacchino, agrimensore e acquerellista dilettante, e di Giuseppina d'Amico - che preferiscono denunciare la nascita a Palermo il 2 gennaio1912 per contrasti con l'amministrazione comunale di Bagheria dovuti alle idee liberali dei coniugi - il piccolo Renato manifestò precocemente la sua predisposizione alla pittura.
Influenzato dall'hobby del padre e dalla frequentazione dello studio del pittore Domenico Quattrociocchi e della bottega del pittore di carri Emilio Murdolo, il giovane Renato iniziò appena tredicenne a datare e firmare i propri quadri. Si tratta per lo più di copie (paesaggisti siciliani dell'Ottocento ma anche pittori francesi come Millet o artisti contemporanei come Carrà), ma non mancano ritratti originali. Durante l'adolescenza iniziò anche a frequentare lo studio del pittore futurista Pippo Rizzo e gli ambienti artistici palermitani. Nel 1928, appena diciassettenne partecipa alla sua prima mostra collettiva a Palermo.
Renato Guttuso nacque il giorno di Santo Stefano del 1911 nella cittadina siciliana di Bagheria. Il padre, il cavaliere Gioacchino Guttuso, era agrimensore e di lui, nella collezione donata al Comune di Bagheria, esistono vari ritratti: il primo, addirittura risalente al 1925, dimostra il genio precoce dell'artista; altri con riga e squadra ne sottolineano la professione e l'ammirazione per l'uomo tutto d'un pezzo appassionato nelle lettere e nelle arti, con il culto della libertà trasmessagli dal padre Ciro che aveva combattuto con Garibaldi. L'adolescenza borghese è fitta di stimoli per il futuro pittore.
Il giovane Guttuso abita in una casa vicino alle ville Valguarnera e Palagonia, di cui ritrarrà particolari in quadri successivi e s'ispira agli scogli dell'Aspra e tra le gite al mare e i primi amori vive tutta la crisi siciliana del dopoguerra in cui comincia a delinearsi lo scempio architettonico e sociale. A Palermo e nella stessa Bagheria vede in completa decadenza la nobiltà delle splendide ville settecentesche, coi loro mostri famosi e l'avanzare di un vero massacro urbanistico e di lotte di potere all'interno del comune che scuotono il temperamento di Guttuso, mentre la famiglia viene segnata da ristrettezze economiche a causa dell'ostilità di clericali e fascisti nei confronti del padre di Renato.
Renato Guttuso ai Littoriali di Palermo in divisa del GUFQuesti, sentendo sempre più forte l'inclinazione alla pittura, si trasferì a Palermo per gli studi liceali e poi all'Università (dove lo troviamo iscritto al Gruppo Universitario Fascista (GUF), arrivando 2° ai Littoriali della cultura e dell'arte del 1937 a Napoli per la critica d'arte, mentre la sua formazione si modella sulle correnti figurative europee, da Courbet a Van Gogh a Picasso e lo porta a Milano e a viaggiare per l'Europa. Nel suo espressionismo si fanno via via sempre più forte non solo i motivi siciliani come i rigogliosi limoneti, l'ulivo saraceno, il Palinuro, tra mito e solitudine isolana che, inviati nel '31 alla I Quadriennale di Roma, confluirono in una collettiva di sei pittori siciliani accolti dalla critica – dice Franco Grasso nella citata monografia – come “una rivelazione, un'affermazione siciliana”.
Tornato a Palermo apre uno studio in Corso Pisani e con la pittrice Lia Pasqualino e gli scultori Giovanni Barbera e Nino Franchina forma il Gruppo dei Quattro.
Rifiutato ogni canone accademico, con le figure libere nello spazio o la ricerca del puro senso del colore, Guttuso s'inserisce nel movimento artistico “Corrente”, che con atteggiamenti scapigliati s'oppone alla cultura ufficiale e denota una forte opposizione antifascista nelle scelte tematiche negli anni della guerra di Spagna e che preparano la seconda guerra mondiale.
L'Arte Sociale di GuttusoUn lungo soggiorno di tre anni a Milano, nel corso dei quali non manca però di tornare in estate a Bagheria, matura l'arte “sociale” di Guttuso, con un impegno morale e politico via via più scoperto che si rivelava in quadri come “Fucilazione in Campagna”, dedicato a García Lorca, fra il '37 ed il '38, “Fuga dall'Etna “ in due stesure. Si trasferisce intanto a Roma, con studio in Via Margutta dove, per l'esuberanza di vita, l'amico Mazzacurati lo soprannomina scherzosamente “Sfrenato Guttuso” e frequenta la trattoria Fratelli Menghi, punto d’incontro per registi, sceneggiatori, poeti e pittori: Emilio Vedova, Mario Mafai, Pericle Fazzini, Corrado Cagli, Giulio Turcato, Antonio Corpora, Mario Monicelli e si tiene anche in contatto col gruppo milanese di Treccani, Giacomo Manzù, Aligi Sassu. Il dipinto che gli dà la fama, fra mille polemiche da parte anche del clero e del fascio perché sotto il soggetto sacro denunzia gli orrori della guerra, è La Crocifissione. Di esso Guttuso ha scritto nel suo Diario che è “il simbolo di tutti coloro che subiscono oltraggio, carcere, supplizio per le loro idee” con il quale al Premio Bergamo sigla la sua nuova stagione.
L'artista non cesserà mai di lavorare in anni difficili come quelli della guerra ed alterna, specie nelle nature morte, gli oggetti delle case umili della sua terra, a squarci di paesaggio del Golfo di Palermo a una collezione di disegni intitolata “Massacri”, che circolarono clandestinamente poiché ritraggono le repressioni naziste, come quello dedicato alle Fosse Ardeatine.
Il dopoguerra e il matrimonio di GuttusoRenato Guttuso nel 1952
(foto di Libero Tosi).Conosce e sposa quella che sarà la sua fedele compagna e confidente Mimise che ritrarrà nel '47. Già all'indomani della Liberazione un anelito di speranza torna ad alitare nella pittura del maestro come nel quadro “Pausa dal lavoro”, china e acquerello nel 1945, quasi un simbolo della rinascita di cui Pier Paolo Pasolini ha scritto (1962):
“Le figure di dieci operaiemergono bianche sui mattoni bianchiil mezzogiorno è d'estate.Ma le carni umiliatefanno ombra: e lo scomposto ordinedei bianchi è fedelmente seguitodai neri. Il mezzogiorno è di pace”.Seguono “Carrettieri che cantano”, “Contadino che zappa” (1947), “Contadini di Sicilia” (dieci disegni pubblicati a Roma nel '51) in cui il linguaggio pittorico diventa chiaro ed essenziale e di cui lo stesso Guttuso ebbe a scrivere che erano preparatori del quadro “Occupazione delle terre incolte di Sicilia”, esposto alla Biennale d'Arte a Venezia nel 1950, affermando: “Credo siano legati alla mia ispirazione più profonda e remota. Alla mia infanzia, alla mia gente, ai miei contadini, a mio padre agrimensore, ai giardini di limoni e di aranci, alle pianure del latifondo familiari al mio occhio ed al mio sentimento, da che sono nato. Contadini siciliani che hanno nel mio cuore il primo posto, perché io sono dei loro, i cui volti mi vengono continuamente davanti agli occhi qualunque cosa io faccia, contadini siciliani che sono tanta parte della storia d'Italia…”.
Museo Renato Guttuso, BagheriaSempre nel 1949-1950, Renato Guttuso aderisce al progetto della importante collezione Verzocchi (attualmente conservata presso la Pinacoteca civica di Forlì), inviando, oltre ad un autoritratto, l'opera "Bracciante siciliano".
Puntualmente torna a stupire, alternando la visione luminosa e piena di colore di “Bagheria sul golfo di Palermo” alla “Battaglia al ponte dell'Ammiraglio” in cui ritrae il nonno Ciro Guttuso, arruolatosi come garibaldino, e con una serie di dipinti dal vero le lotte contadine per l'occupazione delle terre, gli zolfatari, o squarci di paesaggio fra cactus e ficodindia, ritratti di amici e uomini di cultura, pittori come Nino Garajo e Bruno Caruso.
Affascinato dal modello dantesco, dal '59 al '61, l'artista concepisce una serie di disegni colorati che poi verranno pubblicati in volume nel '70, “Il Dante di Guttuso”, in cui i personaggi dell'Inferno vengono rivisitati come esemplari della storia del genere umano, confermando la versatilità dell'ingegno. Un intero ciclo, invece, viene dedicato negli anni settanta alla sua autobiografia in pittura, quadri d'eccezionale valore per la conoscenza del Guttuso uomo-artista.
La figura femminile diventa dominante nella pittura come lo fu nella vita privata e fra i dipinti più grandi per mistura ricordiamo “Donne stanze paesaggi oggetti” del '67, oggi esposto alla galleria comunale di Bagheria, a Villa Cattolica, com'è importante la serie di dipinti in cui ritrae Marta Marzotto, musa ispiratrice e modella prediletta per lunghi anni. Celebre è anche la serie delle Cartoline, un insieme di 37 disegni e tecniche miste (pubblicate dalla casa editrice Archinto nel volume Le Cartoline di Renato Guttuso) in cui l'artista magistralmente rappresenta i ricordi, i sentimenti, le emozioni, le fantasie e gli stati d'animo dell'uomo Guttuso verso la donna Marta Marzotto.
Nel 1971 disegnò il drappellone del Palio di Siena del 16 agosto.
Nel 1972 dipinge I funerali di Togliatti, che diverrà opera-manifesto della pittura antifascista.
Alle Elezioni Politiche del 20 giugno 1976 fu eletto al Senato della Repubblica per il PCI nel collegio di Sciacca, raccogliendo 29.897 preferenze[1].
Fu confermato alle Elezioni Politiche del 3 giugno 1979 al Senato della Repubblica per il PCI nel collegio di Lucera, raccogliendo 29.418 preferenze[2].
La Vucciria di PalermoPer approfondire, vedi la voce Vucciria (Renato Guttuso).[modifica]La morteGuttuso si spense malinconicamente in isolamento, dopo la morte della moglie, riavvicinandosi, secondo una testimonianza di Giulio Andreotti, alla fede cristiana, di cui aveva condiviso a suo modo i valori umani e di pietà per gli oppressi. Una testimonianza che comunque sembra essere in contrasto con le dichiarazioni di alcuni suoi intimi e colleghi. Alla morte donò alla città natale molte opere che sono raccolte nel museo di Villa Cattolica a Bagheria.
Guttuso non ebbe figli biologici riconosciuti, ma un figlio adottivo, adottato poco prima della morte, Fabio Carapezza Guttuso[3], che gli fu molto vicino negli ultimi anni di vita, unico conforto dopo la perdita di molti cari. Fabio Carapezza Guttuso fu l'unico erede dell'immenso patrimonio di Guttuso. Fondò gli Archivi Guttuso, cui destinò lo studio di Piazza del Grillo, e integrò la collezione del museo di Bagheria con numerose opere ereditate.
Emilio Vedova (Venezia, 9 agosto 1919 – Venezia, 25 ottobre 2006) è stato un pittore e incisore italiano.
Formatosi sull'espressionismo, operò inizialmente in contatto con il gruppo di Corrente (1942-43), in cui collaboravano anche Renato Guttuso e Renato Birolli.
Nel dopoguerra frequenta la trattoria Fratelli Menghi, punto d’incontro per registi, sceneggiatori, poeti e pittori e fu tra i promotori del Fronte nuovo delle arti. Proprio in questo periodo, nel 1949-1950, Vedova aderì al progetto della importante collezione Verzocchi (avente a tema "Il lavoro nella pittura contemporanea" ed attualmente conservata presso la Pinacoteca civica di Forlì), inviando, oltre ad un autoritratto, l'opera "Interno di fabbrica".
Successivamente, fece parte del Gruppo degli Otto passando dal primo neocubismo delle "geometrie nere" a una pittura le cui tematiche politico-esistenziali hanno trovato via via espressione in una gestualità romanticamente automatica e astratta.
Nel 1961 collaborò con Luigi Nono per la scenografie dell'opera Intolleranza '60.
Emilio Vedova è morto a Venezia all'età di 87 anni, a poco più di un mese dalla scomparsa della moglie, Annabianca.
Formatosi sull'espressionismo, operò inizialmente in contatto con il gruppo di Corrente (1942-43), in cui collaboravano anche Renato Guttuso e Renato Birolli.
Nel dopoguerra frequenta la trattoria Fratelli Menghi, punto d’incontro per registi, sceneggiatori, poeti e pittori e fu tra i promotori del Fronte nuovo delle arti. Proprio in questo periodo, nel 1949-1950, Vedova aderì al progetto della importante collezione Verzocchi (avente a tema "Il lavoro nella pittura contemporanea" ed attualmente conservata presso la Pinacoteca civica di Forlì), inviando, oltre ad un autoritratto, l'opera "Interno di fabbrica".
Successivamente, fece parte del Gruppo degli Otto passando dal primo neocubismo delle "geometrie nere" a una pittura le cui tematiche politico-esistenziali hanno trovato via via espressione in una gestualità romanticamente automatica e astratta.
Nel 1961 collaborò con Luigi Nono per la scenografie dell'opera Intolleranza '60.
Emilio Vedova è morto a Venezia all'età di 87 anni, a poco più di un mese dalla scomparsa della moglie, Annabianca.